La nuovissima strategia di Luigi Di Maio sul referendum per uscire dall'euro

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-12-21

Ieri il candidato premier ha cambiato di nuovo idea sull’uscita dall’euro, di fatto vanificando la “brillante” idea a 5 Stelle di usare il referendum sull’euro come “arma fine di Mondo” per convincere gli stati europei ad accettare le condizioni dell’Italia

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Ieri Luigi Di Maio era ospite a Otto e Mezzo. Si è parlato di banche e di imprese. Ovviamente Banca Etruria e il caso Boschi ha ma anche di un tema molto importante per il MoVimento 5 Stelle: l’euro. Un’aspetto non da poco delle politiche del MoVimento dato che dalla permanenza o meno nell’euro dipende la stabilità economica e finanziaria del Paese, delle imprese e delle famiglie italiane. L’argomento è delicato e Di Maio, da politico onesto e responsabile, fa di tutto per alimentare il caos.

Per Di Maio il M5S non vuole uscire dall’euro

Lilli Gruber ha fatto a Di Maio una domanda semplice: «Qual è la posizione del M5S sulla moneta unica? Sì o no? Dentro o fuori?». Una domanda non facile per Di Maio che negli ultimi anni, mesi e settimane ha spesso cambiato idea. Si è passati dal referendum per uscire dall’euro con tanto di raccolta firme per un ritorno alla lira fino alla proposta di un non meglio precisato “euro 2”. Sulla permanenza nell’euro Di Maio ha detto tutto e il contrario di tutto. L’unica cosa che non ha detto è che gli piace. Ad esempio ha ricordato (giugno 2016) che «abbiamo sempre detto che l’euro così non funziona e che dobbiamo preferirgli l’euro 2 o monete alternative». Due anni prima (2014) Grillo aveva lanciato l’idea del referendum per l’uscita dall’euro. Idea che il 5 Stelle ha tirato fuori di nuovo in questi giorni.

Qualche giorno fa Di Maio ha detto che in caso si andasse a referendum (ed è una grande incognita visto che al momento non si può fare un referendum consultivo) lui voterebbe per uscire. Questo significa che da Presidente del Consiglio Di Maio poi farebbe approvare dal Parlamento una legge per abrogare la ratifica del trattato di adesione all’euro. Ieri dalla Gruber Di Maio ha cercato di fare chiarezza sul “nuovo” significato del referendum per l’uscita dall’euro. Perché lo strumento è sempre lo stesso ma cambia il “senso” che Di Maio gli dà.

Io le dico che il MoVimento 5 Stelle non ha nessun interesse ad uscire dall’euro. Questo è un concetto che vale soprattutto per questo momento storico. Perché come le imprese sanno e come tanti operatori del settore sanno questo è un momento in Europa in cui la Germania non riesce a fare il governo, la Spagna e il Portogallo hanno un governo di minoranza e in Francia i partiti tradizionali sono stati asfaltati da Macron. Questo significa che l’Italia può contare molto di più ai tavoli europei. E quindi con noi al governo si avvieranno dialoghi e trattative per rivedere alcuni parametri europei che riguardano alcuni parametri per gli investimenti, il fiscal compact che ci chiede di trovare 50 miliardi all’anno nei prossimi anni che significa dissanguare il welfare ed eliminare una serie di investimenti che facciamo sulle infrastrutture e soprattutto chiederemo di rivedere i parametri di Basilea che riguardano le banche che hanno bloccato l’accesso al credito per tante imprese. Queste saranno condizioni che vogliamo contrattare.

Insomma il contesto è cambiato, ci sono alcuni paesi europei (3 su 27) che non hanno un governo con una maggioranza stabile e questo secondo Di Maio consente all’Italia di avanzare richieste di revisione di trattati e regolamenti europei. Una posizione abbastanza ingenua visto che in ogni caso in Europa si decide a maggioranza e che il fatto che “sul fronte interno” un paese come la Germania abbia al momento qualche problema a formare un governo di coalizione non significa automaticamente che questo comporti un’indebolimento dei tedeschi sul piano europeo. La Merkel sta tentando la strada della Große Koalition e se avesse successo il geniale piano del leader pentastellato andrebbe in fumo.

Sul sito di Grillo il MoVimento 5 Stelle ci spiega come uscire dall’euro e riconquistare la sovranità monetaria

Anche il fatto che il MoVimento non abbia alcun interesse ad uscire dall’euro è alquanto difficile da credere. Anche perché sul sito di Grillo è presente alla pagina http://www.beppegrillo.it/fuoridalleuro/ il vademecum per uscire dall’euro.
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Un’operazione che – cito – non è “né difficile, né impossibile!” e “si più fare! con il referendum”. Il sito ufficiale del MoVimento 5 Stelle oltre a spiegare come fare invita a riprenderci la nostra sovranità monetaria ed in questo modo liberarci dal debito pubblico perché “Se lo Stato può creare la moneta con la quale deve ripagare il suo debito, può SEMPRE garantire il pagamento dei titoli di Stato che ha venduto”. Secondo il M5S non c’è alcuna ragione per rimanere nell’euro.
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Secondo il M5S l’euro uccide le imprese. Fuori dall’euro invece “con una sovranità monetaria associata al valore della nostra economia le aziende italiane sarebbero avvantaggiate nelle esportazioni e produrre in Italia diventerebbe più conveniente che produrre all’estero”. Secondo il M5S – che definisce collaborazionisti coloro che sono a favore della moneta unica (come se dovessimo fronteggiare una guerra d’invasione) – una volta riconquistata la sovranità monetaria “Rinascerebbero nuove attività, si svilupperebbe il conseguente indotto e si creerebbero posti di lavoro”. Il fascicolo informativo si conclude con una frase molto chiara: «Fuori dall’euro per realizzare insieme l’Italia a 5 stelle

La storia del referendum come extrema ratio

È chiaro che da un lato il M5S non vuole scontentare i tanti elettori che lo voterebbero proprio perché odiano l’euro. Dall’altro però il 5 Stelle vuole presentarsi come un partito rassicurante per gli imprenditori e quegli italiani che sanno che vedrebbero andare in fumo risparmi e investimenti. Per Di Maio quindi le cose stanno diversamente. Non è il M5S ad aver cambiato idea sul referendum, è il mondo ad essere cambiato. In europa alcuni governi sono “deboli”? Il referendum è l’arma giusta per convincerli a fare quello che vogliamo.

Quando ho parlato di referendum sull’euro anche con le ambasciate e con gli altri stati in questi giorni e in questi mesi ne ho sempre parlato come una extrema ratio perché in questo momento storico rispetto al 2013 in cui ne avevamo parlato per la prima volta sono cambiati gli equilibri in campo e credo che potremo cambiare le cose senza ricorrere a questa extrema ratio.

Secondo Di Maio quindi sarà possibile ottenere un cambiamento senza ricorrere all’extrema ratio. E ce lo auguriamo tutti visti i costi che dovremmo sostenere non appena si iniziasse a parlare seriamente di uscita dall’euro. Ci sono però degli elementi che il leader pentastellato non considera. Il primo è quello strategico. Come sanno tutte le potenze nucleari l’effetto deterrente di un “extrema ratio” non sta tanto nel suo potere distruttivo quanto nel non essere mai sicuri fino in fondo che il proprio avversario la userà. Ieri Di Maio ha detto chiaramente (anche se i fatti sembrano indicare il contrario) che il M5S non vuole uscire dall’euro. Con che credibilità quindi potrà usare l’arma del referendum? Nessuna.
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Di Maio poi non considera che – alla luce dei sondaggi attuali – in Italia c’è il rischio che dopo le elezioni nessun partito o coalizione possa avere i numeri per formare un governo. Si dovrà ricorrere quindi ad alleanze e coalizioni post-elettorali. Una strada che renderà il governo italiano simile a quelli del Portogallo, della Spagna e della Germania. Il leader del 5 Stelle ha spiegato cosa farà in caso il M5S non raggiunga il 40%: «se invece dovremo trovare una maggioranza in Parlamento – noi la sera delle elezioni faremo un appello a tutte le forze politiche – chiederemo di convergere sui temi, se tra quei temi ci sarà anche quello di andare in Europa a contrastare il fiscal compact, a chiedere più investimenti a bloccare i trattati che stanno ammazzando i nostri agricoltori e pescatori e allora vorrà dire che entrerà nelle priorità del nuovo governo 5 Stelle della Nazione».
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Ad oggi l’unica forza politica che potrebbe accettare l’idea di un’uscita dall’Euro (ma non tramite referendum) è la Lega Nord. Proprio ieri però Salvini ha detto chiaramente che il Patto di Neanderthal tra Lega, FdI e M5S non s’ha da fare e ha ribadito che la sua prospettiva “non è uscire dall’euro ma rientrare con nuove regole”. Rimane quindi il dubbio su chi potrebbe appoggiare i 5 Stelle in un’impresa che anche Salvini considera folle. Del resto Di Maio non sembra avere nemmeno le idee chiare su come si forma un governo “di minoranza” dal momento che ha detto che la sua squadra di governo non sarà messa in discussione perché “i nostri ministri saranno patrimonio del Paese” e quindi esclude che altre forze politiche possano partecipare al governo 5 Stelle della Nazione. Il modo migliore per farsi degli alleati e rendere credibile la minaccia si uscire dall’euro.

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