Tesoro, mi si è ristretto il reddito (di cittadinanza)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-10-02

Le clausole di Tria potrebbero tagliare la dotazione del provvedimento. Che ad oggi è ancora senza coperture. E anche il sistema di controllo della spesa fa acqua da tutte le parti

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La clausola di salvaguardia automatica di cui il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha parlato nell’intervista rilasciata domenica al Sole 24 Ore punta il dito proprio nella piaga: il Fatto scrive oggi che  ieri si è diffusa la voce secondo cui a finire vittima dei tagli di spesa automatici in caso di sforamento del deficit oltre la soglia del 2,4 per cento sarebbe proprio il reddito di cittadinanza (che dovrebbe valere 10 miliardi all’anno). Una proposta che, qualora arrivasse, i 5 Stelle interpreterebbero come una vera provocazione da parte del ministro Tria.

Tesoro, mi si è ristretto il reddito (di cittadinanza)

Ovvero, proprio l’ipotesi che potrebbe fomentare il M5S a cacciare il ministro e l’intero ministero, visto che è inutile anche solo provare a immaginare i possibili risvolti politici e mediatici di una situazione del genere. Che si va ad aggiungere ai problemi del DEF, nel quale il reddito di cittadinanza manca ancora delle coperture. Scrive oggi La Stampa che nonostante il 2,4 per cento di deficit, in mano a Tria, tolte spese correnti, indifferibili e la sterilizzazione dell’Iva, ci sarebbero solo 7 miliardi da dividere per tutte le misure promesse. Serviranno tagli, confermano anche dal Tesoro, per garantire il reddito nel 2019 come vuole il MoVimento. Ed è molto probabile che le forbici punteranno su detrazioni, deduzioni e bonus. Intanto Di Maio ha ridotto a un miliardo, dai due previsti, le risorse per i centri per l’impiego. Un dimezzamento che non è sfuggito ai leghisti, preoccupati del fatto che i grillini, pur di dare il sussidio prima delle europee, si stiano orientando a concederlo senza rinforzare i centri per l’impiego, necessari per individuare la platea dei beneficiari.

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La povertà e i sostegni al reddito in Italia e in Europa (Corriere della Sera, 1 ottobre 2018)

Il reddito, il bancomat e la tessera sanitaria

La questione delle coperture va a sommarsi a quella della funzionalità del reddito di cittadinanza, che per adesso pare piuttosto complicata. Nei giorni scorsi si era parlato di un bancomat e di una app per rendere disponibili i soldi agli aventi diritto, mentre ieri Di Maio ha detto che il suo sogno sarebbe utilizzare la tessera sanitaria, piano che dovrebbe velocizzarne la distribuzione e i costi, grazie al chip. Ma, avvertono oggi Annalisa Cuzzocrea e Valentina Conte su Repubblica, nel frattempo è saltato il sistema di divieti spifferato nei giorni scorsi da Laura Castelli alla Stampa:

L’ideale, ha detto ieri Di Maio a Quarta Repubblica, sarebbe poter accreditare il reddito sulla tessera sanitaria munita di chip. Ma è difficile che questo possa avvenire subito. Così si useranno i vari bancomat. E per i bonifici, ad esempio quelli di un affitto, ci sarà BonificoPa, piattaforma già esistente e parte della più vasta PagoPa. Non ci saranno spese vietate: nessun blocco automatico davanti all’acquisto di una tv al plasma o di un bene non di prima necessità. «Gli unici circuiti che abbiamo chiesto di escludere sono quelli di Sisal e Lottomatica», racconta chi sta lavorando al progetto, in modo che quel denaro non possa alimentare il circuito del gioco d’azzardo.

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La povertà in Italia (La Stampa, 1 ottobre 2018)

Il controllo avverrà dopo, attraverso la tracciabilità delle spese. Il rapporto è tra lo Stato e i venditori e se lo Stato si accorge, ad esempio, che un reddito di cittadinanza viene utilizzato tutto in un negozio di elettronica, farà scattare le indagini della Guardia di Finanza. Anche se, ammettono dal team digitale, si sta ancora cercando un limite alla tracciabilità. E soprattutto sarà importante capire cosa dirà al riguardo il Garante della Privacy.

Insomma, la GdF avrà molto lavoro in più. E i nervi al ministero pure.

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