Il fallimento del Piano Rom della Raggi si chiama Camping River

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-10-23

Da una riunione tenutasi venerdì al XV Municipio alla presenza di Michela Micheli e del Presidente Simonelli è emerso che il Comune di Roma si è accorto che la chiusura del River non è stata un successo e che il superamento dei campi è un’operazione difficile che non si fa dall’oggi al domani. È l’inizio della fine della politica degli annunci della Raggi?

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Ormai il fallimento del “superamento” del campo Rom al Camping River è così evidente e lampante che anche l’Amministrazione comunale sta per ammetterlo. Dopo settimane senza acqua e un tentativo di convincere i residenti a trasferirsi in un altro campo venerdì è andato in scena un nuovo capitolo del tentativo da parte del M5S di chiudere la vicenda senza perdere la faccia. Venerdì alcuni operatori del Comune erano andati al River per comunicare che presto i 65 moduli abitativi di proprietà comunale sarebbero stati trasferiti altrove.

Il Comune si è accorto che tre mesi di tempo non bastano per chiudere un campo

Un’ipotesi irricevibile per i residenti, che nulla a che fare con il progetto di “inclusione” e di uscita dai campi sbandierato nei mesi scorsi dal MoVimento 5 Stelle. Anche per questo motivo venerdì pomeriggio al XV Municipio si è tenuta una riunione per discutere di una possibile soluzione alla situazione attuale. Situazione che si è venuta a creare, è bene ricordarlo, perché il M5S ha deciso che il Camping River doveva far parte del piano di superamento dei campi Rom varato dalla giunta Raggi. Una decisione presa in fretta e furia appena tre mesi prima della “chiusura” del campo. Alla riunione al XV Municipio erano presenti il Presidente Stefano Simonelli, i delegati dei residenti del River, la responsabile dell’Ufficio Rom Sinti e Caminanti  del Comune di Roma Michela Micheli e alcuni volontari della Cooperativa Isola Verde che ha avuto in gestione il campo fino al 30 settembre.

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Così il M5S festeggiava la chiusura del River

Tra loro c’era Michela Ottavi, tirocinante e volontaria del River (nonché ex assessore municipale alle Politiche Sociali) che ci ha raccontato quello che è successo. Purtroppo infatti per motivi di regolamento sono state vietate le riprese. La Ottavi ha raccontato a Nextquotidiano che durante la riunione l’amministrazione comunale ha ammesso che i tre mesi di tempo per l’uscita dal campo dei residenti stimati nella deliberazione n. 146 del 28 giugno 2017 che inseriva il River nel piano Rom della Capitale non sono sufficienti. Il Comune si è accorto di aver clamorosamente sottovalutato le fragilità sociali del River (che peraltro sono una situazione comune a molti altri campi).

Secondo Michela Micheli i residenti non saranno trasferiti in un altro campo Rom

Inoltre è stato detto che l’ipotesi di concedere ai residenti un contributo per l’acquisto o l’affitto di roulotte o moduli abitativi (da posizionare ovviamente in un altro campo) non è più al vaglio dell’amministrazione. Come le associazioni che si occupano di difesa dei diritti dei Rom avevano rilevato questa proposta avrebbe significato che i residenti del River sarebbero finiti in un altro campo Rom. Fa piacere sapere che anche l’Amministrazione sembra essere giunta alla stessa conclusione, seppur con qualche mese di ritardo. La soluzione per ora è questa: temporaneamente i residenti potranno restare dentro al Campo, non è chiaro come faranno ad uscirci viste le difficoltà riscontrate fino ad ora a stipulare un regolare contratto d’affitto.

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Fonte: delibera n. 201 del 15 settembre 2017

Durante la riunione la Micheli ha detto chiaramente che i residenti non verranno spostati in nessun altro campo e che per ora il Comune non ha elaborato un piano che consenta di stabilire tempi certi per la chiusura del campo. A quanto pare infatti l’Amministrazione sta cercando delle soluzioni alla situazione del River, soprattutto alla crisi idrica dovuta alla mancanza di manutenzione delle pompe. Una situazione che si è venuta a creare grazie alla volontà della Raggi di superare un insediamento autorizzato facendolo diventare abusivo.
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Gli striscioni di protesta appesi ai cancelli del River prima della “chiusura”

Al vaglio c’è anche l’ipotesi di un esproprio dell’area del Camping River (che è di proprietà di un privato) da parte del Comune. Nel frattempo al River il Comune continua a spendere 1.500 euro al giorno per mandare una cisterna d’acqua per le necessità igieniche dei residenti. Inoltre davanti all’ingresso del River stazionano tutto il giorno le pattuglie della Polizia Municipale allo scopo di dissuadere altre persone dallo stabilirsi nel campo.
EDIT: Alle 18:26, quindi dopo la pubblicazione di questo articolo il M5S di Roma ha postato su Facebook un comunicato dove rivendica il “lavoro certosino” svolto dall’amministrazione comunale per il percorso che consentira il superamento del Camping River. Insediamento che – stando a quanto dichiarato dall’Amministrazione nelle scorse settimane – è in teoria già stato superato a fine settembre. Secondo il MoVimento 5 Stelle romano la fine della gestione in carico alla Cooperativa Isola Verde “consente agli abitanti di uscire da una condizione di isolamento e ghettizzazione non più ammissibile in una città che sia inclusiva e solidale”.
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Peccato che ad oggi gli abitanti del River si vedano togliere anche quel poco che avevano e gli consentiva di essere meno isolati (senza dimenticare che a Castel Romano e in altri campi l’isolamento è ancora più totale). Ad oggi è solo grazie alla presenza di Isola Verde che la situazione non è precipitata. Il M5S conferma quanto già detto in passato da questo giornale, ovvero che un solo nucleo familiare ha trovato una soluzione abitativa, peraltro senza il contributo economico del Comune. Nei prossimi giorni – apprendiamo è prevista una fitta agenda di colloqui con le famiglie. Il punto è che sono mesi che gli operatori del Comune “dialogano” con le famiglie, giusto venerdì, mentre l’amministrazione illustrava il lavoro certosino svolto altri operatori del Comune proponevano il ricollocamento di una sessantina di famiglie in un campo abusivo, quello di via Candoni.

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