Economia

La pensione a 62 anni nei piani del governo

Alessandro D'Amato 12/09/2018

Salvini promette quota 100 con 38 anni di contributi: una soluzione che favorirà i cittadini del Nord. Intanto è in alto mare il taglio delle pensioni d’oro

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«Quota 100 con 64 anni? No,è assolutamente troppo alto. Io ho chiesto al massimo 62». Matteo Salvini entra nella questione di quota 100, ovvero del metodo con cui Lega e MoVimento 5 Stelle pensano di superare la Legge Fornero, e promette un limite ancora più ambizioso rispetto ai 64 anni con 36 di contributi che sembrava l’obiettivo del governo negli ultimi mesi.

La pensione a 62 anni nei piani del governo

Si lavora quindi sulla riduzione dell’età di pensionamento con l’introduzione di quota 100, ma con 62 anni di età e 38 di contributi (per arrivare a 60 anni con 40 di contributi in un triennio). Visto l’alto livello di contributi necessari per accedere alla pensione, è altamente probabile che un provvedimento di questo genere vada a vantaggio della popolazione del Nord Italia. Un altro intervento allo studio è l’adeguamento delle pensioni minime. Il Reddito di cittadinanza del M5S prevede che quelle più basse siano portate a 780 euro mensili, il valore che l’Istat considera come soglia di povertà. Per la maggiorazione delle pensioni minime sarebbe prevista una spesa di 3-4 miliardi, che dovrebbero arrivare dal taglio di quelle d’oro sul quale però c’è ancora maretta tra Lega e M5S Sono quelle di importo mensile superiore ai 4mila euro che non sono interamente determinate con il sistema contributivo. Per questi assegni si profila un decurtazione, con il ricalcolo in base al nuovo sistema.

pensioni quota 100

Pensioni, costi di quota 100 (La Repubblica, 6 settembre 2018)

Nella riunione a porte chiuse del mattino si era parlato di una più verosimile soglia 63, che con molta probabilità resta il vero obiettivo. Il vicepremier parla anche della pace fiscale che «produrrà 20 miliardi» per lo Stato. Quanto costa la proposta fatta ieri da Salvini? Repubblica oggi scrive che in base ai primi calcoli fatti da Stefano Patriarca della società “Tabula” si tratterebbe di una spesa di 13 miliardi (che al netto delle imposte scenderebbero a 9 miliardi) e di una platea poco meno di 700 mila individui. La mossa — con i 62 anni — sarebbe più vantaggiosa per le varie tipologie di Ape sociale (l’anticipo pensionistico) varate dal precedente governo per favorire i lavoratori disagiati. Costerebbe tuttavia un po’ troppo se si pensa che, pur contando sullo sconto sull’Iva e su un deficit all’1,6 per cento rispetto al Pil, tutte le misure della prossima legge di Bilancio vanno coperte. La cifra di cui si parla e che potrebbe essere recuperata da Tria è di 15 miliardi, ripartiti in cinque miliardi per ciascuna misura.

Di Maio e i conti ballerini sulle pensioni

Ha ricordato qualche giorno fa Repubblica che Di Maio pensava inizialmente che con questo taglio si potessero ricavare 12 miliardi: lo aveva detto a Radio Anch’io. Poi quando qualcuno gli aveva fatto notare che per tirar su una cifra del genere quelle pensioni dovrebbero sparire, si era corretto: «Risparmi ottenibili in più anni». Ma ricalcolare 30 mila pensioni oltre 5 mila euro netti al mese sulla base dei contributi che si sarebbero dovuti versare porterà nelle casse dello Stato non più di 210 milioni. Che non serviranno ad aumentare di un miliardo le pensioni minime. Così a fine giugno Di Maio aveva abbassato la soglia a 4 mila euro. Nella nuova proposta i pensionati coinvolti passano da 30 a 100 mila. Risparmio atteso: 600 milioni (e non il miliardo immaginario rilanciato da Di Maio). Ma c’è un intoppo. L’Inps ricorda al governo che non è possibile ricostruire la carriera contributiva dei dipendenti pubblici, non ci sono i dati. Insomma, il ricalcolo non si può fare.

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I numeri della previdenza (Corriere della Sera, 30 agosto 2018)

Finita qui? No. Con il progetto di legge presentato da Lega e M5S  l’età di uscita considerata per calcolare l’anticipo non è quella vigente all’epoca in cui si è andati in pensione ma quella ridefinita applicando retroattivamente la attuale speranza di vita. Quindi molto più alta, oltre che costituzionalmente discutibile. Spiega ancora Repubblica:

Per una donna costretta negli anni ’90 a lasciare il lavoro a 57 anni, l’età ricalcolata sarebbe di 64 anni. Dunque subirebbe per i sette anni di anticipo un taglio del 20%. Peggio della Fornero. Oltre alle donne, verrebbero penalizzati anche i lavoratori precoci. La Lega comincia a pentirsi di aver apposto la propria firma: il 70% dei tagli colpirebbe proprio il Nord, dove prevalgono le pensioni di anzianità. E poi, dopo aver criminalizzato la riforma Fornero, come si fa a giustificare sacrifici anche maggiori?

Leggi sull’argomento: Perché la favola delle pensioni del governo Conte non ha un lieto fine

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