Fact checking
Il PD Roma e il disastro di Pro Vita al Festival dell'Unità
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-10-03
Alla kermesse del Partito Democratico a Testaccio va in scena un incontro con l’associazione che si batte per la difesa della famiglia e contro i diritti dei gay. Un dirigente chiede spiegazioni, ma tutti fanno finta di niente finché non scoppia la polemica politica in faccia al segretario appena eletto. Che si difende attaccando chi lo ha criticato
«Mi scuso con tutti gli iscritti del PD Roma per quel che è successo domenica alla nostra festa, non sarebbe dovuto accadere e come segretario mi impegno a prendere provvedimenti al fine che episodi così incresciosi non possano mai più ripetersi»: ci vogliono ore e ore di polemiche intorno all’incontro che ha visto protagonista l’associazione Pro Vita al Festival dell’Unità per svegliare dal torpore il segretario appena eletto del Partito Democratico romano Andrea Casu e fargli finalmente pronunciare le scuse per l’accaduto. Ma si tratta di uscita tattica, visto il cul de sac in cui si era infilato il partito che doveva risorgere da Mafia Capitale con il nuovo segretario.
Il PD Roma e il disastro dei Pro Vita al Festival dell’Unità
Casu infatti si difende attaccando Monica Cirinnà, “colpevole” di aver criticato l’incontro tenutosi domenica scorsa, e accusandola di non essersi presentata a uno dei dibattiti organizzati al Festival dell’Unità. Se l’altro me le canta io gliele suono, insomma, come nella migliore tradizione dei fratelli coltelli con il piccolo dettaglio che invece i protagonisti fanno parte tutti dello stesso partito. E questo non è l’unico errore di una vicenda che, nel suo piccolo, può essere benissimo presa ad esempio di come l’epoca del troncare, sopire, sopire troncare sia finita.
Un piccolo riepilogo. In mattinata il dirigente PD Aurelio Mancuso fa sapere che l’associazione Pro Vita (associazione anti-gender e anti-eutanasia) ha partecipato a un dibattito durante l’ultimo giorno della Festa dell’Unità alla Città dell’Altra Economia di Testaccio. «Un’iniziativa contro l’eutanasia, senza contraddittorio, con quattro persone sedute in platea, con la proposta di racconta firme contro “l’educazione gender” nelle scuole e la parola omicidio ripetuta a continuamente rispetto alla pratica dell’eutanasia», la descrive chi era presente. Ma non c’è solo questo.
Il PD Roma e la strategia dello struzzo
Mancuso racconta infatti di aver detto queste cose anche ieri sera al Festival dell’Unità mentre il segretario Casu magnificava i risultati della manifestazione. «Invece di rispondere sulla questione il segretario romano, evidentemente in un delirio di onnipotenza, mi ha accusato di polemizzare pubblicamente perché alla ricerca di visibilità. È tipico di una certa classe dirigente in allevamento, non rispondere alle questioni poste ed erigere il muro del vittimismo», fa sapere Mancuso.
Lo status di Mancuso fa il giro della rete e moltissimi militanti e iscritti al Partito Democratico lo condividono chiedendo spiegazioni a Casu e agli organizzatori del Festival sulla vicenda. Sulla quale però cala invece un silenzio di tomba. La notizia dell’incontro si trovava fino a poco tempo fa anche sul sito internet Notizieprovita, ma il post è stato rimosso anche se è ancora raggiungibile tramite copia cache:
Il testo del sommario dell’articolo recitava: «Domenica 1 ottobre, a Roma al Festival dell’Unità, si è parlato di testamento biologico e di DAT con Toni Brandi, presidente di ProVita onlus e con la prof. Dina Nerozzi, psichiatra e endocrinologa dell’Università di Tor Vergata». Casu, segretario del PD romano eletto nel giugno scorso in una corsa con curiosi risultati in alcuni circoli, continua a non rispondere. Secondo quanto racconta Mancuso, «il segretario e il responsabile dei dibattiti ieri sera hanno negato di sapere della cosa…».
La prima gallina che canta ha fatto l’uovo
Ma se c’è silenzio in pubblico, in privato qualcosa deve nel frattempo smuoversi visto che Cristiano Davoli, organizzatore del dibattito, su Facebook pubblica una spiegazione dell’accaduto con tanto di scuse nei confronti di Mancuso. Davoli, che è anche animatore dell’associazione Tappami, scrive che è mancato il previsto contraddittorio “perché il dibattito sul testamento biologico, in corso anche altrove, ha portato alcuni invitati a disdire all’ultimo momento la propria partecipazione”.
Intanto si scopre che il nome Cristiano Davoli appare come responsabile dell’ufficio stampa del sito Notizie Provita, in una pagina di test e nella cache di Bing ma non nella pagina attualmente online.
Contattato da neXtquotidiano, Davoli fa sapere di aver ricevuto “mesi fa” la proposta di seguire l’ufficio stampa di Provita ma di non averla accettata. Non sa spiegarsi come sia finito lì il suo nome ma fa sapere che nel frattempo è stato tolto (ma è ancora presente nella pagina di test): “C’è stata una richiesta di farlo ma non l’ho ancora accettata. Anzi, non l’ho accettata. Sono un libero professionista, sono sul mercato come ufficio stampa. Non ho mai avuto nessun tipo di retribuzione da Provita”. E sulla vicenda del dibattito: “Ho sbagliato. Riconosco di aver sbagliato. Ho fatto una cavolata”. Su Facebook poi scrive tutt’altro, sostenendo di aver prodotto materiale video per la società che si occupa dell’ufficio stampa di Pro Vita:
Cristiano Davoli e l’ufficio stampa di Provita
La spiegazione non basta però a Mancuso, che su Facebook torna a scrivere: «La questione dell’ufficio stampa cambia di molto la vicenda, perché è evidente una tua profonda conoscenza di un’organizzazione di cui ho già descritto le orribili finalità. Questo particolare non esclude, anzi rafforza un’assunzione di responsabilità da parte di Andrea Casu, che ha già detto che non ne sapeva nulla, ma che come segretario del Pd di Roma, dovrebbe almeno esprimersi, non so con un “scusate abbiamo sbagliato”, “non capiterà più” “il Pd respinge ogni forma di propaganda omofoba, razzista e misogina».
Intanto Monica Cirinnà passa all’attacco: “È esattamente come se il PD Roma abbia deciso di schiaffeggiare la ministra Giannini prima e la Fedeli poi, da sempre in prima linea per sostenere nelle scuole l’insegnamento alla differenza di genere. Ma un altro schiaffo il Pd Roma lo ha tirato anche alle persone malate e abbandonate alle loro sofferenze, nonostante la Camera abbia approvato il testo sulle Dat”. Casu, dice la senatrice dem, “parla di rinnovamento del Pd Roma, affermato anche attraverso l’organizzazione della Festa e delle serate del programma. Non vedo nessun rinnovamento, ma, anzi, un arretramento dolorosamente portato avanti da quei falsi giovani che con superficialità riempiono le caselle di un programma della Festa che avrebbe dovuto dare ben altri segnali, soprattutto in termini di prospettive per una città pericolosamente compromessa se chi guida il Pd continuerà a comportarsi così”.
Le scuse d’attacco di Casu
A quel punto arrivano finalmente le prime parole di Andrea Casu, che prima si scusa e poi attacca Cirinnà e Mancuso tornando a urlare No Pasaran! a chi, a suo dire, vuole sporcare il Grande Successo della Grande Festa che ha organizzato: «Non permetto a nessuno per un singolo errore di provare ad oscurare lo straordinario risultato del festival del partito democratico di Roma che è stata una grande occasione di rilancio della nostra azione politica nella città su tutti i temi, inclusa la promozione dei diritti che ci ha visto e ci vedrà come sempre protagonisti». E anche alcuni commenti sulla sua pagina ci fanno capire che la situazione è disperata, ma non seria:
La Cirinnà intanto sulla sua pagina Facebook chiarisce sull’accusa di Casu: «Solo per amor di verità ricordo al segretario che io avevo chiesto la data del 26 e la sua controproposta fu il 28 settembre. Al mio diniego sul 28 mi è stato comunicato, solo il 25, che per accontentarmi si sarebbe tornati al 26, dopo che la mia agenda si era nel frattempo riempita». La serata si chiude così, con una polemica incredibile gestita disastrosamente dal Partito Democratico romano, che ovviamente sulla sua pagina Facebook la ignora totalmente. Tafazzi era un dilettante.