Fact checking
Non è che per caso Luca Morisi e Matteo Salvini hanno finito le idee?
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2019-05-16
In occasione del comizio di sabato prossimo a Milano Salvini rispolvera i vecchi classici e torna ad attaccare Laura Boldrini. Le ultime volte che lo ha fatto però le cose sono finite male per lui
Salvini chiama a raccolta tutte le sue risorse per la manifestazione di sabato a Milano. La Lega “è sotto attacco” scrive su Facebook il ministro dell’Interno: «vogliono impedire la nostra vittoria con ogni mezzo!». Un lettore distratto potrebbe pensare che da qualche ora la Lega non è più al governo e non è nemmeno il primo partito nei sondaggi. Ma non è così, è solo una delle brillanti strategie per coinvolgere alle elezioni europee un elettorato che europeista (e quindi interessato a quello che succede in Europa) non è mai stato. Come del resto il suo leader, che a Bruxelles non è che lo si vedesse spesso.
Perché Salvini ricicla sé stesso
È l’annoso dilemma dei sovranisti si/no/boh-euro. Come convincere quelli del “prima gli italiani” a mandare in Europa i leghisti ben sapendo che saranno la minoranza visto che l’Italia è solo uno dei 27 (o 28 se calcoliamo il Regno Unito) paesi membri della UE? Da un lato Salvini si affida alla protezione della mistica Beata Vergine Maria del Soccorso di San Severo (che è nera) dall’altro ricicla un vecchio cavallo di battaglia quello del “lei non ci sarà”.
Si tratta di un’idea non proprio originalissima visto che era stata già usata per la manifestazione del dicembre scorso a Piazza del Popolo dove Salvini aveva confezionato una serie di card su tutti i vari buonisti, sinistrati e boldriniani che non sarebbero andati a Roma. Tra questi la Lega aveva inserito anche Pamela Anderson, la ex bagnina di Bay Watch era infatti “colpevole” di aver pubblicato una serie di tweet in cui criticava le politiche del governo e del ministro dell’Interno.
Se il PD è il passato, Salvini che è in politica da 26 anni cosa rappresenta?
La prima “vittima” di questa nuova campagna contro i pericolosissimi nemici è naturalmente Laura Boldrini, ma ci sono anche Emma Bonino, Nicola Zingaretti e l’eterno spauracchio leghista: l’ex ministro Elsa Fornero. La creazione di un nemico è fondamentale per la propaganda leghista, molto più che per gli altri partiti. Il problema è che nel caso della Boldrini la situazione è leggermente cambiata e l’ex presidente della Camera ha smesso da un bel po’ di fare il punching ball per le sassate leghiste.
Ma Salvini (e Morisi) forse non se ne sono accorti. Oppure sperano che il loro elettorato conservi l’immagine che hanno ritagliato addosso alla deputata di LeU. Le cose però potrebbero mettersi male. Soprattutto quando Salvini scrive che con il voto al PD annunciato dalla Boldrini alle europee del 26 maggio è chiaro che “da una parte il passato, dall’altra il FUTURO”. E francamente si fa fatica a vedere in Salvini – candidato capolista in tutte e cinque le circoscrizioni – il futuro. Non solo perché la prima volta il Capitano è stato eletto all’Europarlamento nel 2004 (quindici anni fa, quando il PD non c’era ancora). Ma anche perché come tutti sanno Salvini è in politica dal 1993, quando una discreta percentuale del suo elettorato giovane magari non era ancora nata. Qualcuno potrebbe chiedersi in base a quale logica Salvini dovrebbe riuscire a fare da giugno quello che non gli è riuscito di fare per quasi due mandati europei e un anno di governo. Chissà, magari uno giorno ce lo spiegherà anche lui, cosa lo mandiamo a fare a Bruxelles.
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