Il complotto del MES “all’insaputa” della Lega e di Salvini

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-11-18

La Lega scopre (di nuovo) il complotto del MES e punta il dito contro il “tradimento” di Conte e Tria. Ma dov’era la Lega quando si consumava questo presunto tradimento? Al governo con Conte (dopo aver indicato Tria come ministro)

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«Pare che nei mesi passati Conte abbia firmato di nascosto, magari di notte, un accordo in Europa per cambiare il MES, trasformando il Fondo Salva-Stati in Fondo Ammazza-Stati. Chi ha voglia vada fino in fondo per chiedere a Conte e Tria se, senza l’autorizzazione del Parlamento, hanno dato l’ok dell’Italia. La Lega non ha dato alcuna autorizzazione. Sarebbe alto tradimento e per i traditori, in pace e guerra, il posto giusto è la galera». Matteo Salvini in diretta su Facebook torna all’attacco di Conte e dell’ex ministro dell’Economia Giovanni Tria.

L’accordo che non c’è ancora ma che è già un “tradimento”

Uno è il Presidente del Consiglio del governo in cui c’era anche la Lega, l’altro è il ministro nominato su indicazione del Carroccio. E non sono due dettagli di poco conto visto che l’oggetto del contendere sarebbe una decisione presa da Conte e da Tria “all’insaputa” della Lega quando Salvini e i leghisti facevano parte della maggioranza che sosteneva il Conte One. «Se qualcuno ha firmato qualcosa all’oscuro del Popolo, si ponga rimedio adesso prima che sia tardi. Altrimenti è TRADIMENTO», rincara la dose Salvini su Twitter.

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Il primo punto è che il tutto sia avvenuto all’oscuro del Popolo o della Lega. Sembra davvero incredibile che oggi Salvini voglia far credere che il ministro scelto dal suo partito abbia potuto fare qualcosa ad insaputa della Lega. Ed infatti Claudio Borghi già a luglio aveva presentato un’interrogazione a Tria nella quale chiedeva se si fosse opposto ad una modifica al MES proposta ai vertici europei. Già allora il ministro rispose che «all’euro gruppo del 13 giugno era stato raggiunto un ampio consenso sulle modifiche al trattato» precisando che l’obiettivo era di arrivare ad un accordo entro la fine del 2019. Quindi quell’accordo non poteva esserci a luglio. Inoltre per ratificare l’accordo sarebbe stata in ogni caso necessaria l’autorizzazione del Parlamento, che non si è ancora espresso nel merito perché l’accordo non c’è. E il Parlamento ha il diritto di respingere l’accordo.

Quando Tria era il ministro voluto dalla Lega

Siccome non è la prima volta che la Lega racconta balle sul Fondo Salva Stati (che è attivo dal 2012) è bene precisare che al momento quindi non è ancora stato ultimato il processo di ratifica. Salvini e Borghi sostengono che fino ad ora il MES ci è costato oltre 50 miliardi di euro, ma non è così. Ed è vero che la Lega votò contro il MES ma al tempo stesso nel 2011 votò a favore del pareggio di bilancio in Costituzione. Salvini sostiene che “qualcuno” abbia firmato all’oscuro del Popolo, ma dimentica di ricordare che quel qualcuno era al governo con la Lega, come è possibile che la decisione sia stata presa senza che il Carroccio se ne potesse accorgere? Il governo Conte 1 del resto non è saltato immediatamente dopo l’interrogazione di Borghi né a causa della revisione del MES.

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Il Governo Conte è stato fatto cadere perché il M5S “diceva sempre di no”, questa è la spiegazione che ha dato Salvini ad agosto anche durante il suo intervento al Senato. Gli attriti con Tria ci sono sempre stati, almeno pubblicamente. Perché quando cadde il governo Tria fece sapere che «con Salvini ho faticato ma è passata la mia linea». Non proprio l’immagine del traditore che fa le cose senza che Salvini se ne accorga. Ma ora che la Lega è all’opposizione evidentemente preferisce raccontare di essere stata all’opposizione anche quando era al governo. E ci si guarda bene dal dire cosa significherebbe essere fuori dal MES e non poter accedere al fondo, che è una vera e propria scialuppa di salvataggio per i paesi in difficoltà economica (a patto però di rispettare i parametri di Maastricht, proprio quell’accordo che Borghi e la Lega vorrebbero cancellare per poter uscire dall’euro).

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