Fact checking

Cosa ha capito Marco Travaglio della storia del curriculum di Conte

Giovanni Drogo 24/05/2018

Il direttore del Fatto Quotidiano si assume l’ingrato compito di fare il difensore d’ufficio. Con risultati non proprio eccelsi (ma si sa, a lui stanno meglio i panni del pubblico ministero)

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Marco Travaglio continua oggi sul Fatto la battaglia in difesa di Giuseppe Conte iniziata nei giorni scorsi dal MoVimento 5 Stelle. Se ieri Beppe Grillo se la prendeva con il «maligno gossip-check-up» oggi il direttore del Fatto carica a pallettoni il suo editoriale contro i giornaloni spiegando che tutto quello che è stato scritto su Conte è «un misto di falsità, suggestioni, allusioni, smentite ad affermazioni mai fatte, notizie neutre spacciate per negative e notizie dubbie potenzialmente negative». È la storia del curriculum del professor Conte, sul quale l’unico titolato a parlare fino ad ora non ha sentito la necessità di fare chiarezza.

Marco Travaglio prende per il curriculum i lettori

Poco male perché in ogni caso la vicenda del curriculum gonfiato non è un impedimento alla sua corsa verso Palazzo Chigi. Ma come Marco Travaglio ci ha insegnato in anni e anni di giornalismo manettaro non sempre è rilevante che ci sia un reato (e in questo caso non c’è) perché un politico deve avere una caratura morale superiore e un curriculum al di sopra di ogni sospetto. Il punto è quindi se Conte abbia mentito nel curriculum indicando alla voce “perfezionamento degli studi giuridici” cose che non lo sono. Travaglio ha deciso che «è tutto falso, tutto patacca, tutto menzogna, tutto ignoranza: gli unici tarocchi sul curriculum di Conte sono gli articoli sul curriculum di Conte». Eppure ad esempio l’Internationales Kulturinsitut di Vienna è una scuola di lingua che nemmeno organizza corsi di tedesco giuridico. Prima patacca.

curriculum giuseppe conte

I presunti “buchi” nel curriculum di Giuseppe Conte (La Repubblica, 23 maggio 2018)

A Cambridge invece ci sarebbe andato quando l’università era chiusa per le vacanze estive per andare a trovare la sua fidanzata. Altra informazione presente sul curriculum che non concorda con i fatti noti fino ad ora. Il caso principale è quello della New York University dove Conte – si è scoperto poi – andava per studiare in biblioteca e per incontrare alcuni colleghi. Sicuramente dimostra l’impegno del futuro premier, ma perché metterlo nel curriculum? Come minimo si può dire che la scelta di mettere nel curriculum (un curriculum di 28 pagine) esperienze così poco qualificanti desta qualche perplessità. Forse Marco Travaglio mette nel CV tutte le volte che è andato in gioventù a consultare un’emeroteca, si è recato in Procura per cercare materiale per libri e inchieste, oppure si è incontrato con colleghi giornalisti per discutere di collaborazioni e progetti editoriali? Probabilmente no. La notizia del curriculum di Conte è tutta qui. Ma secondo Travaglio è falsa perché Conte «non ha mai scritto nel curriculum di aver “studiato” in quelle università estere, per la semplice ragione che era già professore». Il che è curioso due motivi: la prima è che Conte ha ottenuto l’abilitazione all’insegnamento nel 2000 (quindi nel 1993 quando stava “perfezionando gli studi giuridici” a Vienna non era un docente). La seconda è che pare di capire che secondo Travaglio un professore non ha più bisogno di studiare perché è già studiato.

Travaglio e gli avvocati di Stamina

Un’affermazione che contraddice proprio l’intervista pubblicata dal Fatto all’avvocato Mora (segretario generale dell’Associazione civilisti italiani). Morra spiega che «lui andava a studiare sui testi della biblioteca dell’università come fa ogni professore universitario» aggiungendo che quindi mettere quell’esperienza estiva nel curriculum è corretto anche se forse Conte avrebbe dovuto precisarlo meglio, per evitare certe ambiguità. E sono proprio queste ambiguità e il fatto che generalmente nei curriculum non si trova questo genere di informazioni così minute che hanno fatto nascere il caso. Se non ci fossero stati i giornali non avremmo scoperto che il premier che “ha perfezionato” i propri studi a Yale, New York, Vienna, Cambridge e Parigi in realtà in quegli atenei è andato solo a leggere dei libri in biblioteca. Sarebbe interessante anche capire come mai nella versione inglese del curriculum l’esperienza alla New York University (per quattro anni dal 2008 al 2012) non è menzionata. Pudore oppure il Cv non è aggiornato? Chissà. Diciamolo chiaramente: tutto ciò è ostativo alla carica che oggi Conte assume? No, assolutamente. Anche perché i precedenti sono molto peggiori. Dopodiché, i fatti sono questi.

Altra dolente nota la storia del sostegno alla battaglia legale su Stamina. I fatti sono questi: Conte è stato avvocato pro bono per la famiglia di Sofia De Barros, la bambina simbolo della battaglia per Stamina, la pseudo-cura inventata da Davide Vannoni. Nel giugno del 2013 i genitori di Sofia hanno annunciato la nascita di una Fondazione dicendo che tra i membri del Comitato Promotore della Fondazione «Voa Voa» figurava anche l’avvocato Giuseppe Conte. Pochi mesi dopo, nel luglio 2013, l’associazione Voa Voa ha raccolto 21.500 euro dicendo che li avrebbe donati a Stamina Foundation di Vannoni. Per cinque anni nessuno ha mai smentito quelle notizie: né Conte, né Vannoni, né la famiglia di Sofia. In questi giorni la famiglia ha detto che è tutto falso e che la dimostrazione spiegando che nell’atto costitutivo dell’associazione non figura il nome del futuro premier. Atto che però è datato 24 ottobre 2013. La notizia della nascita dell’associazione è del 26 giugno 2013 con firma addirittura a Palazzo Vecchio e si scrive che la Presidente era l’attrice Gina Lollobrigida. C’è pure una foto della Lollo che firma un documento con a fianco i coniugi Barros. Curiosamente ad ottobre nemmeno l’attrice figura tra i costituenti dell’associazione.

I genitori di Sofia hanno dichiarato «Volevamo includere Conte fra i fondatori in qualità di legale (utile alla causa), annunciandolo nel comunicato stampa, ma successivamente è stato Conte stesso a voler limitare il suo sostegno esclusivamente al ricorso in tribunale». Eppure nel comunicato stampa pubblicato sul Sito del Comune di Firenze – e mai smentito fino ad oggi – si legge che tutti i firmatari dell’atto notarile erano presenti alla presentazione in Palazzo Vecchio.

https://youtu.be/RCzcjbU_dq8?t=27m50s

Ma il capolavoro di Travaglio, che curiosamente omette questi dettagli, è un altro. Scrive il direttore del Fatto che definire Conte supporter di Stamina «è come dire che gli avvocati degli imputati di corruzione tifano per le tangenti e i difensori degli imputati di stupro sono stupratori». Il che è senza dubbio vero, certo se un avvocato difende pro-bono una causa probabilmente è anche perché ci crede (e che i genitori di Sofia credessero all’epoca al metodo Stamina è dimostrato ad esempio da questa manifestazione da loro indetta). Ma non è questa la cosa interessante. Un paio di giorni fa lo stesso Travaglio ha commentato la possibilità che l’avvocato Giulia Bongiorno potesse diventare ministro della giustizia dicendo che la sua era la figura meno indicata perché «nell’immaginario collettivo è l’avvocato di Giulio Andreotti che quando Andreotti si salva per prescrizione dal reato di mafia si mette a strillare assolto-assolto» e che la Bongiorno è il «simbolo della prescrizione spacciata per assoluzione» mentre questo governo dovrebbe cambiare proprio la legge sulla corruzione.  Ma per la Bongiorno non vale il fatto che facesse il suo mestiere di avvocata (e, immaginiamo, non pro bono)? È questa la coerenza di Marco Travaglio?

Foto di copertina Vignetta di Sabbath481 su Twitter

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