Perché M5S e PD votano scheda bianca oggi alla Camera e al Senato

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-03-23

Il rito della scheda bianca nella Terza Repubblica che sembra la Prima. La differenza tra M5S e centrodestra nella partita per i presidenti. La possibilità di colpi di scena con candidature alternative. E il rischio concreto che la maggioranza che eleggerà i presidenti farà da apripista a quella per il governo

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È cominciata la Terza Repubblica ma i metodi sembrano quelli della Prima. Il Partito Democratico e il MoVimento 5 Stelle hanno annunciato che voteranno scheda bianca negli scrutini per la presidenza della Camera e del Senato. Una decisione che riflette il mancato accordo tra centrodestra e M5S sulle presidenze che si è arenato sul nome di Paolo Romani e sull’incontro mancato tra Silvio Berlusconi e Luigi Di Maio. Ma l’astensione nel voto alla Camera e al Senato ha anche altri significati anche in funzione della possibile formazione di un nuovo governo.

Il rito della scheda bianca nella Terza Repubblica che sembra la Prima

La situazione infatti è attualmente questa: le norme per l’elezione della seconda e della terza carica dello Stato sono diverse. Per il Senato serve la maggioranza assoluta nei primi tre scrutini, per la Camera serve addirittura una maggioranza dei due terzi dei voti: si tratta di regole che possono portare all’elezione di figure soltanto molto condivise da parte di tutte le forze politiche e sono così stringenti proprio per certificare l’eventuale accordo tra i partiti. Le cose cambiano a partire dal quarto scrutinio: al Senato si va al ballottaggio tra i due più votati e serve la maggioranza relativa per eleggere il presidente a Palazzo Madama. Alla Camera invece serve la maggioranza assoluta comprese le schede bianche e quelle nulle.

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Le regole per l’elezione dei presidenti di Camera e Senato (Il Messaggero, 22 marzo 2018)

Sic stantibus rebus, il centrodestra ha la possibilità di eleggere al quarto scrutinio il suo candidato (che dovrebbero essere Paolo Romani o Anna Maria Bernini) soltanto con i suoi voti, mentre il MoVimento 5 Stelle, che ha scelto la Camera, non è autonomo da questo punto di vista: per far passare il suo candidato ha la necessità che un gruppo parlamentare abbastanza folto (quello del centrodestra o quello del centrosinistra) lo voti.

Bianca, bianca, bianca

Ma il M5S non ha intenzione di votare il candidato del centrodestra al Senato e quindi questo esclude che il centrodestra voti il candidato del MoVimento 5 Stelle alla Camera. Non solo. Viste le regole, è più probabile che venga eletto prima il presidente del Senato – così il centrodestra avrebbe il suo risultato in tasca – rispetto a quello della Camera. Dopo l’elezione di Palazzo Madama il MoVimento 5 Stelle potrebbe quindi registrare la sua prima impasse nel percorso che secondo i sogni di Di Maio e Casaleggio dovrebbe portare i grillini a Palazzo Chigi.

luigi di maio

È evidente che il modo in cui verrà sbloccato lo stallo ci fornirà indicazioni precise sul prossimo governo. Anche se tutti dicono che le cariche istituzionali sono una questione slegata da quelle politiche, le forze politiche potrebbero dare un segnale proprio attraverso l’elezione dei presidenti delle due camere. Un segnale che Mattarella potrebbe a quel punto cogliere.

Perché M5S e PD votano scheda bianca oggi alla Camera e al Senato

E quale potrebbe essere questo segnale? Se il Partito Democratico continuerà a votare scheda bianca al Senato, c’è poco da discutere: il candidato del centrodestra passerà e la patata bollente della Camera rimarrà in mano ai 5 Stelle. Il PD potrebbe fare altre due cose però. La prima è votare un proprio candidato. In quel caso il M5S e il PD insieme avrebbero i voti per farlo eleggere e questo si riverbererebbe sui possibili accordi tra centrodestra e grillini. La seconda cosa che il PD può fare è votare il candidato che i grillini potrebbero proporre a partire dalla seconda o dalla terza votazione. Anche in questo caso salterebbe l’accordo di spartizione delle cariche istituzionali tra centrodestra e grillini. Che a quel punto dovrebbero ricominciare da capo le trattative per la Camera allo scopo di far eleggere – con scelta palese – il candidato di Salvini, Meloni e Berlusconi. Oppure il M5S potrebbe votare un candidato del PD.

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Il sondaggio SWG per il Corriere della Sera (22 marzo 2018)

Questo però certificherebbe la nascita di una nuova maggioranza tra PD e M5S. Il primo a certificarla sarebbe Salvini, felicissimo di poter di nuovo vivere una nuova stagione di opposizione che gli permetterebbe di fare piazza pulita del centrodestra (l’operazione, dicono i sondaggi, è già iniziata) e puntare a vincere le prossime elezioni con una larga maggioranza. Dall’altra parte il PD si troverebbe ad aver fatto il contrario di quello che gli chiedeva il #senzadime. E a quel punto dovrebbe aprire all’ipotesi di un governo “del presidente” retto insieme ai grillini. Se invece il PD rimane sull’Aventino, l’alternativa a questo scenario è che il centrodestra e il M5S si pieghino e garantiscano l’uno all’altro con i propri voti l’elezione dei candidati. Anche in questo caso però tutto ciò rappresenterebbe un segnale per la maggioranza politica che dovrebbe arrivare al momento della scelta di Mattarella.

Leggi sull’argomento: Perché l’elezione dei presidenti delle Camere ci dirà molto sul possibile governo centrodestra-M5S

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