La carica dei patridioti contro Carola Rackete

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-07-01

La nave è entrata nel porto “chiuso”, i migranti sono sbarcati, la comandante è stata arrestata. Ma questo non è sufficiente per i sovranisti italici. C’è ancora da augurare la morte alla Rackete, accusare il PD di ogni nefandezza e visto che avanza tempo interrogarsi sulla sorte dei due marò. I patridioti italiani non reggono bene il caldo eccessivo?

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La Sea Watch 3 ha attraccato a Lampedusa, i migranti sono sbarcati in Italia e decine ne erano arrivati mentre la nave della comandante Carola Rackete aspettava al largo di poter entrare in porto. Salvini ha perso su tutta la linea della fermezza perché se c’è una cosa che è evidente agli occhi di tutti è che i porti non sono chiusi. Il fatto che la capitana sia stata arrestata non è certo sufficiente per placare la sete di vendetta di coloro che hanno visto nell’arrivo di 43 migranti un chiaro attentato alla sicurezza nazionale e nello “speronamento” con la motovedetta della Guardia di Finanza un deliberato atto di guerra.

I patridioti contro la “mignotta dei mari”

La magistratura valuterà se procedere nei confronti della Rackete ma i patridioti hanno già emesso la loro sentenza. La pena che va per la maggiore manco a dirlo è lo stupro. Ed è davvero curioso che coloro che hanno scoperto il valore del rispetto delle leggi e delle regole si augurino che qualcuno infranga la legge (al posto loro) per poter in qualche modo riequilibrare la situazione e in nome di un malinteso e perverso senso di giustizia.

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C’è chi scrive che la Rackete è la “mignotta dei mari”, chi invece la descrive come una “mercenaria che guadagna su viaggi clandestini di persone che pagano gli scafisti”. Altri ritengono che siccome ha i rasta non sia nemmeno una donna.

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Oppure ci sono quelli come Ghisberto che con una vignetta riescono a riassumere tutto il sessismo e l’odio dei patridioti nei confronti di  una donna e delle zecche rosse (che lanciano estintori contro le forze dell’ordine).

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I coglioni stanno insomma dalla parte della capitana della Sea Watch e non del Capitano dell’Italia, quello bravissimo a far credere agli italiani di essere impegnato a difendere i confini e che monta un caso sull’arrivo di 42 persone quando a giugno ne sono sbarcate altre mille senza che Salvini abbia fatto nulla per fermarle.

La storia dei parlamentari PD che non pagano il conto al ristorante

Ma non c’è solo questo, c’è quello che ha scoperto che “dietro tutta questa vicenda secondo me c’è lo zampino del Pse”. Non c’è solo Soros con i suoi capitali, ci sono il Partito Socialista Europeo e già che ci siamo anche il Partito Democratico. Salvini ha scritto che i parlamentari che sono saliti a bordo della Sea Watch andavano arrestati. Dal momento che non hanno commesso reati c’è chi racconta di altri crimini commessi dal PD a Lampedusa. Ad esempio quello che scrive di aver visto i deputati “vermi” del PD «chiedere il conto e andare via senza pagare».

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Un’accusa grave e infamante. E senza senso, a che pro chiedere il conto e poi andarsene senza pagare? Che il nostro eroe spiega con dovizia di particolari su come “i porci” sono andati via uno per uno per non pagare diciotto euro. Che sia una fake news come quella del fotomontaggio del pranzo di pesce dei parlamentari PD a bordo del gommone che li avrebbe portati sulla Sea Watch?

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Chi sono questi deputati, non sono quelli “famosi” e il proprietario del ristorante ha pure rinunciato a rincorrerli o a chiamare la polizia. La storia sembra poco credibile, visto che non vengono fatti nomi né viene specificato dove e quando sarebbe avvenuto il presunto misfatto.

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Non a caso due deputati del PD – Massimo Ungaro e Luca Rizzo Nervo – sono intervenuti nei commenti per chiedere spiegazioni e dettagli. In particolare l’onorevole Rizzo Nervo spiega che lui era proprio a Lampedusa e definisce il racconto “una gran balla” annunciando di avere intenzione di sporgere querela. L’eroe che ha rivelato l’ennesimo crimine del PD però non fornisce ulteriori spiegazioni.

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C’è chi come Marione usa il caso della Sea Watch per attaccare il PD sulla vicenda dell’inchiesta di Bibbiano sugli affidamenti ai servizi sociali. Insomma il PD avrebbe cavalcato la situazione per nascondere le sue responsabilità in Emilia-Romagna. I cattivi non sono mica quelli che impediscono lo sbarco di 42 migranti, i cattivi sono genericamente “quelli del PD”. Inutile dire che le due vicende non sono correlate tra loro.

E allora i marò???

Ma nemmeno questo è l’apice del sovranismo. Con una semplice analogia marittima c’è chi paragona il caso della Sea Watch a quello dei due Marò. È il grande ritorno del “E allora i marò?” che per anni ha risuonato sui social come esempio classico di come la sinistra non avesse a cuore le sorti dei nostri due militari. C’è chi sta con Carola? E allora Elena Donazzan, assessora della giunta Zaia in Regione Veneto, sta con i marò. I quali sono rientrati in Italia grazie al lavoro della nostra diplomazia proprio quando al governo c’erano quelli del PD.

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Inutile qui ricordare che mentre Carola Rackete è detenuta con l’accusa di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina sul capo di Girone e Latorre pesa (ancora) l’accusa di omicidio. La vicenda dei due marò è tutt’altro che conclusa e proprio a a luglio 2019 è atteso il verdetto del Tribunale Arbitrale dell’Aja che deve esprimersi sulla richiesta dell’India di poter processare i due militari italiani.

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È vero, nessuno all’epoca andò in India per salire a bordo dell’Enrica Lexie, per il semplice motivo che i marò erano stati già arrestati e fatti scendere. Non è vero che il PD non ha “fatto nulla” per tutelare i due fanti di marina perché in questi anni i vari ministri degli Esteri e ambasciatori che si sono succeduti hanno tutti lavorato per un solo scopo: la “liberazione” dei marò e l’arbitrato internazionale per evitare che venissero processati in India.

Leggi sull’argomento: La foto segnaletica di Carola Rackete

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