I dubbi sullo speronamento di Carola Rackete alla motovedetta della GDF

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-06-29

C’è chi fa notare che è stata piuttosto la motovedetta della Guardia di Finanza a rischiare troppo frapponendosi per impedire l’entrata della nave

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Dopo l’arresto di Carola Rackete lo speronamento alla motovedetta della Guardia di Finanza durante l’entrata della Sea Watch 3 nel porto di Lampedusa finisce per diventare una prova di colpevolezza della capitana. La dinamica dei fatti però continua a non essere chiara.

I dubbi sullo speronamento di Carola Rackete alla motovedetta della GDF

All’una di notte Carola Rackete ha acceso i motori della Sea Watch 3 ed ha fatto rotta verso l’isola: la motovedetta della Guardia di Finanza che in questi ultimi due giorni è sempre rimasta accanto alla nave della ong le ha intimato l’alt per tre volte senza risultato. Quando è ormai evidente che la Sea Watch è entrata in porto, la motovedetta ha tentato di porsi tra la banchina e la nave per impedire l’attracco. Ma Carola non si è fermata e l’incidente è stato evitato per un niente: la motovedetta e la nave si sono toccate per un’istante, l’imbarcazione della Gdf è finita contro la banchina ed è riuscita a sfilarsi senza conseguenze per l’equipaggio. L’ingresso della nave è stato accolto sul molo dagli applausi dei sostenitori della Ong e dalle grida di un gruppo di lampedusani, guidati dall’ex vicesindaco dell’isola Angela Maraventano, che urlano vergogna.

All’Adn Kronos i finanzieri hanno raccontato di aver avuto paura: “E stata un’azione criminale: la motovedetta è rimasta schiacciata sulla banchina. Se ci fosse stato maestrale come questa mattina sarebbe stata una tragedia. Non sappiamo come sarebbe finita. I ragazzi hanno rischiato di morire”. E ancora: “la motovedetta di appena dodici metri aveva addosso quel bestione di acciaio di oltre 600 tonnellate, poteva finire male per gli uomini della Guardia di Finanza”. Tanto spavento per i finanzieri a bordo. “Ma hanno mantenuto la calma e sono riusciti a salvarsi – dicono ancora fonti Gdf – la Sea Watch è entrata in porto fregandosene della motovedetta della Guardia di Finanza che ha tentato di impedire l’attracco“. Momenti di paura che sono durati “più di cinque minuti, cinque minuti di puro terrore”.

Speronamento o sfioramento?

Il procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio sembra avere un’idea abbastanza chiara dell’accaduto: Le ragioni umanitarie non possono giustificare atti di inammissibile violenza nei confronti di chi in divisa lavora in mare per la sicurezza di tutti”. Ma c’è chi fa notare che è stata piuttosto la motovedetta della Guardia di Finanza a rischiare troppo frapponendosi per impedire l’entrata della nave.

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Secondo quanto si apprende, Carola Rackete non verrà processata per direttissima, ma il caso seguirà le vie ordinarie. Le accuse che i pm le rivolgono sono la violazione degli articoli 1100 del codice della navigazione, che sanziona con la pena massima di 10 anni chi fa violenza o resistenza a una nave da guerra, e il tentato naufragio, previsto dagli articoli 110 e 428 del codice penale, e sanzionato con la pena massima di 12 anni. La Procura, nelle prossime ore, valuterà anche se ci sono profili di reato nella condotta dell’equipaggio della nave. Nessuna responsabilità è invece configurabile per i parlamentari che sono a bordo della Sea Watch.

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