Giuseppe Conte: il premier scelto da Salvini e Di Maio

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-05-20

È in pole position per andare a Palazzo Chigi come presidente del Consiglio del governo Lega-M5S. Per Di Maio un superministero, Salvini all’Interno

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Giuseppe Conte, professore di diritto privato all’università di Firenze, avrebbe vinto il ballottaggio con Andrea Roventini e sarebbe in pole position per andare a Palazzo Chigi come presidente del Consiglio del governo Lega-M5S. Dovrebbe essere il suo quindi il nome che Matteo Salvini e Luigi Di Maio porteranno domani pomeriggio al Quirinale per ricevere l’incarico “con riserva”.

Giuseppe Conte: il premier scelto da Salvini e Di Maio

Giuseppe Conte, 54 anni, viene indicato come la scelta di Salvini e Di Maio da una serie di fonti giornalistiche, anche se sul suo nome non c’è ancora l’ufficialità: Salvini, parlando oggi pomeriggio a Fiumicino, aveva detto che l’incarico sarebbe andato a «una persona di valore, di spessore e riconosciuta che finora potrebbe non aver mai votato né il M5S né la Lega». Il nome di Conte era tra i prescelti per il ministero della Funzione Pubblica nel governo presentato dai grillini prima del voto. Sul membro del Consiglio di presidenza della Giustizia amministrativa, a dispetto di Roventini, ci sarebbe anche il placet della Lega. L’accordo, a cascata, è molto avanzato anche sulla squadra dei ministri.

giuseppe conte ministro m5s
Giuseppe Conte

Il premier del governo Lega-5 Stelle sarà “un amico del popolo, del movimento 5s, questo è il nostro obiettivo ed è questo che volevamo raggiungere”, ha ribadito Di Maio a Teramo poco fa: va segnalato che a differenza di quanto i due avevano sostenuto nei giorni scorsi, Conte non è stato eletto in Parlamento e quindi è un premier “terzo” rispetto alle scelte popolari di cui i due si erano vantati. Conte è nato a Volturara Appula in provincia di Foggia. Si è laureato in Giurisprudenza alla Sapienza di Roma prima di specializzarsi in altre grandi università: da Yale alla Sorbonne, Dalla Duquesne a Cambridge, dall’International Kulture Institute di Vienna alla New York University.

I ministeri di Di Maio e Salvini

Nel 1988 (l’anno della laurea) Conte era già stato inserito nella commissione istituita a Palazzo Chigi per la riforma del codice civile. È stato anche componente del Consiglio di presidenza della giustizia amministrativa, carica dalla quale si è dimesso quando Di Maio lo ha voluto tra i suoi ministri. Una delle sue dichiarazioni durante la campagna elettorale: “Primo: bisogna drasticamente abolire le leggi inutili, che sono molte più delle 400 indicate da Luigi Di Maio. Secondo: bisogna rafforzare la normativa anti-corruzione prevedendo quelle iniziative che si muovono nello spazio oscuro che precede la corruzione. Terzo: bisogna rivedere, pressoché integralmente, la riforma della cattiva scuola”. Prima del colpo di fulmine per i cinque stelle, Conte è stato un elettore della sinistra: “In passato ho votato a sinistra. Oggi penso che gli schemi ideologici del ‘900 non siano più adeguati. Credo sia più importante valutare l’operato di una forza politica in base a come si posiziona sul rispetto dei diritti e delle libertà fondamentali. E sulla sua capacita’ di elaborare programmi utili ai cittadini”.

giampiero massolo
Giampiero Massolo

La squadra dei ministri dovrebbe essere a buon punto. Favoritissimo Giampaolo Massolo agli Esteri mentre Di Maio e Salvini sarebbero diretti il primo al ministero dello Sviluppo Economico-Lavoro (il M5S ha proposto l’unione dei due dicasteri) e il secondo all’Interno. Ancora aperti i nodi relativi all’Economia – a cui punta il M5S – e alla Difesa, alla quale invece punta la Lega. In particolare, secondo i piani del MoVimento 5 Stelle il ministero del Lavoro e quello dello Sviluppo Economico dovrebbero essere riuniti in un solo ministero che dovrà gestire proprio Di Maio: “Al Movimento 5 Stelle andrà il Ministero per lo Sviluppo economico con dentro il Ministero del Lavoro”, ha detto l’ormai ex candidato premier M5S a Teramo.

Nessuna decisione su via XX Settembre?

Il ministero dell’Economia rimane ancora oggetto di trattativa tra M5S e Lega. Il candidato naturale per quella poltrona sembrava essere Giancarlo Giorgetti, fedelissimo di Matteo Salvini e in prima linea in tutte le trattative di questi mesi, per un certo periodo sembrava si potesse addirittura accomodare a Palazzo Chigi.

C’è da segnalare che invece Dagospia ritiene che l’uomo del compromesso tra Di Maio e Salvini sia invece Paolo Savona, già ministro dell’Industria nel governo Ciampi e critico dell’Europa e dell’euro, critico dei parametri di Maastricht. È davvero convinto che ci convenga abbandonare l’ euro? «Sì, se non cambiamo Maastricht, se non cambiamo l’ Unione, se Bruxelles non fa le correzioni richieste, ci conviene uscire», diceva qualche tempo fa in un’intervista a Libero.

L’Italia e la fine della democrazia liberale

Wolfgang Munchau in un editoriale sul Financial Times scrive oggi che “L’Italia indica la strada verso la la fine della democrazia liberale”. Secondo l’editorialista “non ha senso paragonare l’ascesa dei movimenti e partiti ‘populisti’ e nazionalisti di oggi ai nazisti e fascisti di 80 o 90 anni fa”. Tuttavia, scrive, “vedo parallelismi molto più chiari tra la caduta della Repubblica di Weimar in Germania e la vulnerabilità delle élite liberali europee”. Munchau punta in particolare il dito verso “gli errori” commessi dalle forze centriste, citando PD e Forza Italia. “5 Stelle e Lega – sostiene – genereranno una ripresa attraverso un grande stimolo fiscale e ne guadagneranno il merito. Sono al potere proprio perché i centristi non sono riusciti a dare risultati sull’economia. Qui sta la lezione principale di Weimar: se la democrazia liberale non riesce a garantire prosperità economica a una porzione sufficientemente ampia della popolazione per lunghi periodi, essa finisce. Insieme alle istituzioni finanziarie ed economiche che essa ha creato”.

presidente del consiglio governo lega-m5s

Tra queste istituzioni Munchau indica in particolare l’Eurozona, dando per possibile una uscita dell’Italia, che a suo parere sia la Lega sia porzioni del M5s continuano a voler perseguire. “Tutto ciò che un governo dovrebbe fare – scrive – è creare una crisi finanziaria, dichiarare lo stato di forza maggiore e introdurre una valuta parallela nel corso di un lungo weekend festivo in banca. Non c’è nulla nella Costituzione italiana che prevenga una crisi finanziaria o impedisca a un governo di dare alle persone i mezzi per comprare cibo”.

Leggi sull’argomento: «Il governo Lega-M5S serve solo ad andare alle elezioni»

 

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