Come Salvini sta mettendo nel sacco Di Maio sulla TAV

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-03-08

La conferenza stampa convocata a Palazzo Chigi dal vicepremier che si spaccia per premier è il tentativo disperato di risolvere qualcosa prima di lunedì. Perché quel giorno partono i bandi. Ma questo Salvini lo sa benissimo. Per questo se la ride

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“Io penso che la giornata di oggi debba essere una giornata in cui continuiamo a lavorare per la ridiscussione dell’opera nel pieno rispetto della posizione francese e per evitare di vincolare i soldi degli italiani lunedì ad un’opera che va ridiscussa. Quindi non mi si può dire ci rivediamo lunedì. Questo è un weekend che deve essere di lavoro”. Luigi Di Maio convoca una conferenza stampa a Palazzo Chigi anche se non è lui il presidente del Consiglio per richiamare pubblicamente Matteo Salvini e cercare di scongiurare la crisi di governo che Salvini ha evocato ieri sera pubblicamente per la prima volta.

 

Desperate HouseTAV: Luigi Di Maio

Ma Di Maio è arrabbiato per la dichiarazione di Salvini in cui il leader della Lega ha annunciato il suo viaggio a Milano per il fine settimana e ha detto che della TAV si torna a parlare lunedì. Perché? Perché lunedì potrebbe essere troppo tardi per i bandi sulla TAV. Giuseppe Conte ieri prima della conferenza stampa ha parlato con il direttore generale di Telt, la società italo-francese che si occupa dell’Alta Velocità, per chiedergli di rinviare i bandi ma ha ricevuto in risposta un diniego. Per questo, ad oggi e sempre che non cambi tutto nel week end, il governo dovrà accettare il via libera ai bandi.

Una volta che i bandi saranno partiti sarà possibile revocarli, ma la procedura non mette di per sé al riparo da eventuali danni erariali chi prenderà la decisione. E in più  la Francia, “durante questa fase di discussione, è favorevole al lancio dei bandi necessari al proseguimento dei cantieri” della Tav, “in occasione del prossimo consiglio d’amministrazione di Telt” lunedì prossimo, ha detto la ministra dei Trasporti francese Elisabeth Borne, in un comunicato diffuso ieri a tarda sera, commentando la posizione espressa dal premier Giuseppe Conte e sottolineando come questo “permetterà i tempi di riflessione auspicati dall’Italia, preservando allo stesso tempo i finanziamenti europei”.

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Telt riunirà quindi il Consiglio d’amministrazione l’11 marzo e l’esito del giro di incontri del presidente del Consiglio avrebbe portato alla convinzione che servirebbe una norma ad hoc in pochi giorni. Al di là dei tempi stretti e delle difficoltà sul campo – un voto in Cdm è una prospettiva che per ora non viene presa in considerazione – non ci sarebbero i margini per una operazione di questo tipo. Quindi al momento si va verso l’ok ai bandi di gara inserendo una clausola con la possibilità di bloccare tutto.

 

Come Salvini sta mettendo nel sacco Di Maio

Ecco quindi che Salvini con la strategia dell’attesa sta mettendo nel sacco Luigi Di Maio. Perché se ci vuole un voto per fermare la TAV, quello del Parlamento il M5S non lo otterrà mai perché sono in minoranza, mentre quello del governo è impossibile da avere perché non ci saranno convocazioni fino a lunedì. Ovvero fino a quando non sarà troppo tardi per revocare qualcosa e i bandi di Telt saranno partiti.

A quel punto si potrà percorrere la via del ritiro successivo in caso di accordo tra Lega e M5S, sempre considerando il rischio di danno erariale. Ma soprattutto il MoVimento 5 Stelle si troverà nelle condizioni di esplodere a causa delle spinte centrifughe dei governisti e dei No Tav. Solo Salvini in teoria può chiudere la partita con l’ok al rinvio dei bandi. Che però dovrà trovare d’accordo anche l’altro azionista. E la Francia oggi ha detto no perché l’Italia è divisa. Domani?

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