Le dimissioni di Di Maio e il grande ritorno di Di Battista

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-05-28

La notte dei lunghi coltelli grillina è partita. In questo clima infame, come direbbe Greta Thunberg, Di Maio recita il ruolo del caprone espiatorio. E Dibba quello di Cincinnato

article-post

Nel MoVimento 5 Stelle è partita la ricerca del capro espiatorio per i sei milioni di voti persi in un colpo solo alle elezioni europee. E così c’è anche chi arriva a chiedere le dimissioni di Luigi Di Maio mentre si prepara un grande ritorno: quello di Alessandro Di Battista.

Le dimissioni di Di Maio e il grande ritorno di Di Battista

A mettere in discussione il ruolo del Capo Politico è l’intero M5S, a a esporsi con la propria faccia sono in pochi. Una è la deputata Carla Ruocco, che in un’intervista al Messaggero fa capire che le dimissioni sarebbero un buon modo per mettere un punto:

Carla Ruocco, presidente della commissione Finanze della Camera, Di Maio dovrebbe dimettersi da capo politico del M5S?
«Io ritengo che agli onori debbano seguire gli oneri; voglio bene a Luigi con cui per anni abbiamo fatto crescere il Movimento ma c’è una responsabilità politica di questo brutto risultato che non spunta dal nulla ma ha radici lontane: penso all’esperienza di Roma. Sarebbe giusta una riflessione e mi dispiace ma non ho ancora avuto segnali».

Ma esiste una leadership alternativa a quella di Di Maio?
«Il Movimento è nato sulla condivisione dei valori, dei temi e dell’azione politica, e non su catene di comando».

di maio di battista 1

Come al solito però sono le chat interne a fare la parte del leone nelle richieste di dimissioni nei confronti di Luigi Di Maio. Alessandro Trocino sul Corriere della Sera scrive che l’assemblea dei parlamentari è stata rimandata a oggi e che lì voleranno Uccelli Paduli:

Non è un segreto che diversi parlamentari abbiano chiesto e chiederanno un passo indietro del leader. Troppo bruciante la sconfitta, troppo netto il divario con l’alleato. È sotto accusa la leadership di Di Maio, ma anche il settore della Comunicazione, che è considerato inadeguato e parte del problema. Non ha funzionato la svolta combattiva, con un occhio a sinistra, impressa da Augusto Rubei. Ma insieme a lui sul banco degli imputati ci sono Rocco Casalino, Cristina Belotti e Pietro Dettori. Un pezzo di Comunicazione che, si dice, non ha saputo fronteggiare a dovere la forza della Lega (Elio Lannutti è tra i più critici).

C’è da segnalare che era stato proprio il Corriere della Sera nelle scorse settimane a magnificare la strategia di sinistra del M5S per vincere le elezioni, senza peraltro ricordare come era andata in altre occasioni (ad esempio con Roberta Lombardi in Regione Lazio). In ogni caso, riferisce il quotidiano, ora in ogni caso le battute nei suoi confronti si sprecano:  «Avrà pure parlato con tutte le anime — ironizza Paola Nugnes —ma non con lo spirito santo».

Il capolinea di Di Maio

D’altro canto il Capo Politico del MoVimento 5 Stelle sa che la sua situazione personale è particolarmente difficile. Annalisa Cuzzocrea e Tommaso Rodano su Repubblica ricordano che il leader non può ricandidarsi se cade il governo, per colpa del vincolo dei due mandati, che non ha più la forza di cambiare. E non solo:

Non può guidare un’altra campagna elettorale, dopo avere clamorosamente fallito. A essere prosciugata però non è solo la sua credibilità. A essersi svuotato è il Movimento, che ha perso la sua base, con sei milioni di voti andati in fumo. La prova più grande della debolezza del capo politico, è che dopo un vertice di tre ore con i dirigenti M5S è Di Battista a parlare.

di maio di battista

L’ex deputato, che lo ha lasciato solo in campagna elettorale rifiutando di candidarsi, di fare comizi, di dare una mano, dice ora che «si vince e si perde tutti insieme», che la leadership del capo politico «non si tocca», che non è il momento di spararsi addosso. «È la più forte scoppola della nostra storia – ammette – ma bisogna ripartire. Frenando la Lega quando fa qualcosa che non ci piace».

Anche Elena Fattori chiede apertamente le dimissioni:

Di Maio deve lasciare?
«Io in assemblea chiederò le sue dimissioni dai due ministeri. Non può fare tutto e male».

E da leader M5S?
«Se qualcuno lo chiedesse,dovrebbe rimettere il mandato in mano agli iscritti. Con una disfatta del genere non si può far finta di niente».

La ricomparsa di Di Battista

Il clima è talmente infame che è ricomparso Alessandro Di Battista. Emanuele Buzzi annuncia che ora la leadership sarà condivisa: Davide Casaleggio si è sentito con Beppe Grillo che poi ha contattato proprio Di Battista per mettere sul tavolo la collegialità delle decisioni.

Tra le ipotesi, oltre alla segreteria politica, spunta quello di un direttorio bis e c’è chi immagina anche una sorta di triumvirato con Di Maio primus inter pares. Sembra prevalere però l’idea di un fronte allargato a una dozzina di referenti, in modo da rappresentare ogni anima del Movimento. C’è chi ricorda la nascita del primo direttorio: l’idea prese forma proprio dopo la sconfitta alle Europee. Oggi come allora, la nuova struttura sarà ratificata da un voto online.

di maio di battista 2

In questo clima infame, come direbbe Greta Thunber, Di Maio recita il ruolo del caprone espiatorio di una classe dirigente che non si è mai formata e che oggi pensa che sia un problema di nomi e non di filosofia politica: quello che stentano a capire è che il fidanzato di Virginia Saba è il leader dei grillini perché è quello che meglio li rappresenta: perché è il migliore a dire “facciamo questo” e poi “facciamo quest’altro” senza sapere bene cosa stia succedendo. Il pesce puzza dalla testa. E la testa non è mai stata quella di Di Maio.

Leggi anche: Processo a Di Maio: come i grillini hanno preso la tranvata del M5S alle Europee

Potrebbe interessarti anche