El Dibba desaparecido (jamás será vencido)

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-09-18

Oh Dibba, dove sei? Il pasionario del MoVimento 5 Stelle non dà segni di vita da quasi una settimana. Il Popolo lo reclama: cosa dobbiamo pensare dell’alleanza del M5S con il “partito di Renzi”? E degli accordi sui migranti con la Francia, quella che ci riempie di immigrati grazie al franco CFA?

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È successo di nuovo. L’ex deputato del MoVimento 5 Stelle, giramondo, giornalista, scrittore e falegname Alessandro Di Battista è tornato ad immergersi. Il sommergibile Dibba ha smesso di dare segni di vita sui social da ormai una settimana. L’ultimo post risale al 12 settembre scorso, quando l’ex deputato rilasciò un’intervista esclusiva a Dititto e rovescio. In quel breve colloquio “rubato” sotto casa il nostro rivelava che il Partito Democratico aveva posto dei veti sulla sua presenza all’interno della compagine di governo.

Alessandro Di Battista: professione sommergibile

Ci teniamo innanzitutto a rassicurare i fan: Dibba sta bene. Quattro giorni fa ha pubblicato una foto dal MAXXI di Roma su Instagram. Il messaggio, come da tradizione del Di Battista sommerso, è assolutamente non politico: una serie di tre emoji che certo non sintetizzano le posizioni del pentastellato rispetto alle nomine dei sottosegretari. Eh già, perché Di Battista è rimasto fuori anche da quella partita di nomine. Mannaggia ai veti del PD.

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A poco vale, per un rapido aggiornamento sulle posizioni politiche di Di Battista, consultare l’ultimo post pubblicato in data 12 settembre dove ribadiva che «gli inceneritori si chiamano inceneritori, non termovalorizzatori. Le guerre di invasione si chiamano guerre di invasione, non missioni di pace. Le misure di macelleria sociale si chiamano misure di macelleria sociale, non aggiustamenti strutturali. E la revoca delle concessioni autostradali ai Benetton si chiama revoca. Revoca e basta». E soprattutto garantiva che le sue idee sono sempre le stesse.

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Forse bisognerebbe partire proprio da lì. Perché non solo la revoca delle concessioni autostradali si chiama ora “revisione” ma anche perché il governo ha trovato un accordo – si vedrà quanto poi funzionerà – per la ripartizione dei migranti con la Francia di Macron. E Di Battista non solo era uno che come Di Maio andava a salutare i Gilet Gialli ma ci spiegava che era proprio la Francia, con il Franco CFA a riempirci di immigrati. Nelle ultime ore poi è successo l’irreparabile. Dopo la nascita de l’Italia Viva il MoVimento 5 Stelle è a tutti gli effetti alleato con il temutissimo partito di RenziChe non è più il PD, è proprio un partito a sé stante. Possiamo solo immaginare come l’abbia presa Dibba. Speriamo che non abbia commesso l’insano gesto, che non si sia ricordato che le sue idee sono sempre le stesse e che quindi abbia definitivamente, irrevocabilmente e irrimediabilmente lasciato il M5S come aveva promesso due anni fa. Ma sappiamo che non è così, è che quando le cose vanno male Di Battista ha capito che è molto più conveniente eclissarsi. Del resto lui ora è solo un semplice cittadino (che va alle riunioni dei vertici del M5S e dei gruppi parlamentari). Che male c’è?

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