Il pasticcio di Vito Crimi che ha concesso il patrocinio agli “sfigati” del Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-03-22

Colpo di scena: a concedere il patrocinio al WCF XIII di Verona è stato il Sottosegretario a capo del Dipartimento per l’informazione e l’editoria. Che però su Facebook nega tutto e dà la colpa a Fontana. E alla fine il patrocinio della Presidenza del Consiglio rimane

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Dopo il post su Facebook del Presidente del Consiglio Giuseppe Conte questione del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei Ministri al Congresso Mondiale delle Famiglie di Verona dovesse considerarsi chiusa. Anche perché nel frattempo era arrivata l’imbarazzante presa di distanza da parte di Luigi Di Maio che si era scagliato contro la “destra sfigata”, precisamente quella con cui ha firmato un accordo di governo.

La telenovela del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri

Il premier ha spiegato che «non è mai giunta alcuna richiesta di patrocinio da parte degli organizzatori dell’evento e che il patrocinio è stato concesso dal Ministro per la famiglia e la disabilità, Lorenzo Fontana, di sua iniziativa, nell’ambito delle sue proprie prerogative, senza il mio personale coinvolgimento né quello collegiale del Governo». Un’iniziativa personale di Fontana ma contrariamente a quanto dichiarato il sottosegretario Spadafora Conte ha detto che il patrocinio del Ministero della Famiglia sarebbe rimasto.

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L’esatto il contrario da quanto annunciato dal sottosegretario alle Pari Opportunità che aveva detto che «il segretario generale di Palazzo Chigi ha chiuso un’istruttoria importante e ha chiesto al dipartimento dell’Editoria e a quello della Famiglia di ritirare il patrocinio» e che i patrocini sarebbero stati quindi ritirati.

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Il sito del WCF di Verona alle ore 13:00 del 22/03/2019

La faccenda invece si complica perché non solo al momento il logo della Presidenza del Consiglio dei Ministri campeggia ancora tra gli sponsor istituzionali dell’evento ma anche perché nel frattempo è intervenuto il sottosegretario all’Editoria Vito Crimi.

Vito Crimi all’attacco del ministro Fontana

In un post su Facebook il sottosegretario ha deciso pertanto di fare “un po’ di chiarezza” facendo sapere che il 15 marzo il suo Dipartimento «comunicava al Dipartimento per la Famiglia l’assenza di presupposti per l’utilizzo del logo della Presidenza del Consiglio dei Ministri nell’ambito della manifestazione». Questo è esattamente la versione data da Spadafora e parzialmente confermata da Conte quando scrive che «all’esito di un’approfondita istruttoria e dopo un’attenta valutazione dei molteplici profili coinvolti» ha comunicato al ministro Fontana l’opportunità di eliminare il riferimento alla Presidenza del Consiglio.

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Evidentemente però Fontana non ha “tratto le dovute conclusioni” pertanto Crimi risulta che «gli organizzatori dell’evento continuino ad utilizzare il logo della Presidenza del Consiglio» e pertanto ha dato disposizioni per invitarli a rimuovere il logo istituzionale «da tutto il materiale informativo prodotto, sia in formato cartaceo che per la diffusione via web». È bene ricordare che il Dipartimento per le politiche della famiglia è un ministero senza portafoglio e dipende dalla Presidenza del Consiglio dei ministri così come il dipartimento di cui è a capo Crimi.

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Eppure il 20 marzo, rispondendo in Aula alla Camera ad una richiesta di chiarimenti in merito ai criteri seguiti per la concessione del patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri al XIII Congresso mondiale delle famiglie, il ministro Fontana ha ricordato che «la concessione del logo è materia che riguarda il Dipartimento per l’informazione e l’editoria». Ovvero al dipartimento che fa capo a Vito Crimi. Inoltre il ministro ha ribadito che «non è stata formalizzata alcuna richiesta di revoca del patrocinio, ma è stato soltanto richiesto l’approfondimento di alcuni aspetti tecnici connessi per l’appunto alla concessione del patrocinio, in particolare, relativi al pagamento di un d’ingresso». Smentendo così sia Conte che Crimi. Anche Jacopo Coghe, uno degli organizzatori dell’evento, sostiene che «ad oggi, non è arrivata alcuna richiesta dal dipartimento dell’Editoria di rimuovere il logo della presidenza del Consiglio dal sito e dai documenti che abbiamo preparato per il congresso delle famiglie a Verona» spiegando di aver «chiesto al dipartimento per l’editoria il materiale relativo al patrocinio del ministero per la Famiglia e loro ci hanno mandato quello che abbiamo pubblicato». Insomma la colpa sembrerebbe essere proprio di Crimi, che oggi però accusa Fontana. E Coghe gira il coltello nella piaga ricordando che «Io stesso ho chiesto se era il logo giusto e mi hanno risposto di sì».

EDIT DELLE 14:58 DELL 22/03/2019: Alla fine il marchio di Palazzo Chigi sarà tolto. Antonio Brandi e Jacopo Coghe, presidente e vicepresidente del XIII Congresso Mondiale delle Famiglie, hanno dichiarato alle agenzie che «Abbiamo ricevuto la diffida ad utilizzare il marchio di Palazzo Chigi proprio ora. Il cambio del logo è in corso e in più siamo orgogliosi di annunciare il Patrocinio della Regione Friuli Venezia Giulia».

Leggi sull’argomento: La promozione di Laura Castelli

 

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