Le minacce di sfratto della Lega a Conte (sono tutte una farsa)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-05-21

Si tratta di una sceneggiata per raccattare voti alle urne esattamente come quelle dei grillini, in cui Giorgetti fa la figura del pupazzo del ventriloquo Salvini. La pace scoppierà dopo il voto perché c’è gente che è troppo attaccata alle poltrone per far cadere il governo

article-post

Come nelle migliori tradizioni italiche, il Consiglio dei Ministri ieri ha deciso di non decidere alcunché, come i democristiani di Fortebraccio che avrebbero rinviato qualcosa anche nel giorno del Giudizio Universale. Il decreto sicurezza bis, con tutti i suoi problemi di costituzionalità, e quello sulla famiglia inventato al volo dal MoVimento 5 Stelle per regalare qualcosa in campagna elettorale e fare un dispetto a Salvini sono rimasti ai box.

L’avviso di sfratto della Lega a Conte (è tutta una farsa)

In questo clima non idilliaco si è deciso di spostare una nuova riunione alle prossime ore, mentre i tecnici dovranno sbrogliare la matassa dei rilievi del Colle alla norma voluta da Salvini ma ancora in una situazione di stallo per esempio sulle multe per chi aiuta i migranti e sulle interferenze del Viminale rispetto alle competenze degli altri ministeri, come da rilievi di incostituzionalità già segnalati ieri.

decreto sicurezza bis

Intanto a far discutere è il caso Giorgetti, ovvero l’intervista rilasciata ieri dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio alla Stampa in cui si parlava di governo paralizzato a causa della campagna elettorale puntando il dito contro il M5S. E indicando in Conte un presidente «non di garanzia ma espressione dei 5S» e la situazione non destinata a durare «in eterno».

Nell’intervento al Four Season di Milano davanti agli ambasciatori il sottosegretario leghista alla Presidenza ha confermato l’avviso di sfratto che in mattinata aveva terremotato Palazzo Chigi in vista del voto di domenica. «Mi chiedono cosa succederà a questo governo – dice al microfono davanti agli illustri commensali il numero due di Salvini – quando uno dice che il governo ha senso solo se produce le cose, dice una banalità che invece in queste ore ha fatto notizia. Ma è la realtà. a mio giudizio – continua – il governo ha senso nella misura in cui le cose che il Paese si aspetta e che si devono fare si possono fare. Se una serie di veti incrociati, interessi o altro non consentono di esprimersi, allora, con senso di responsabilità, bisogna trarre le conseguenze». Dunque, continua il potente sottosegretario, «io spero che il 26 maggio ci sia uno shock benefico per tutti. Ma lo deve dare il popolo col voto. A quel punto se ne prenderà atto».

La sfiducia a Conte è una boutade di Giorgetti

La Lega comincia a farsi sentire in maniera sempre più aggressiva nei confronti di Conte, accusandolo di partecipazione attiva alla campagna dei 5 Stelle. Il problema, anche se nessuno se ne accorge, è che l’atto stesso di Giorgetti è pura campagna elettorale: non ci si lamenta di un premier di cui non si ha fiducia in pubblico, semplicemente se non piace più lo si sfiducia. Non si danno penultimatum a un governo che dovrebbe tornare alla retta via, lo si fa cadere.

Giorgetti non fa nulla di tutto questo ma si limita a minacciare, e minaccia per dare una risposta alle tante realtà produttive che si sentivano rappresentate dalla Lega e oggi potrebbero voler dare un segnale alla elezioni europee votando qualcun altro visto che il Carroccio alla fine da questo governo non è riuscito ad ottenere nemmeno lo sblocco della TAV.

E allora Giorgetti fa la voce grossa a pochi giorni dal voto per ragioni di campagna elettorale, ovvero fa la stessa cosa di cui accusava l’alleato: promette, minaccia perché sa benissimo che non può fare niente. Si tratta di una sceneggiata per raccattare voti alle urne esattamente come quelle dei grillini, in cui Giorgetti fa la figura del pupazzo del ventriloquo Salvini, il quale a sua volta recita la parte del poliziotto buono: «Giorgetti è stato più volte attaccato, lo capisco umanamente e politicamente».

In tanti anni di alleanza tra la Lega e Berlusconi abbiamo visto scenette del genere, con i leghisti pronti a minacciare di buttarsi di sotto dal Colosseo un giorno sì e l’altro pure se non si approvava questo o quel provvedimento, salvo poi rimangiarsi tutto alla prima occasione utile. Adesso cambiano (parzialmente) gli interpreti ma alla fine si tratta della stessa farsa.

Leggi anche: Le cariche della polizia contro gli antifascisti a Bologna

Potrebbe interessarti anche