Fact checking

Cosa sta succedendo alla comunicazione del PD?

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2017-07-07

Nel PD è esploso il caso “Donnarumma card” dopo un post su FB dove si invitava il portiere dell’Under 21 a diplomarsi. Nelle intenzioni doveva essere un post contro la dispersione scolastica, nella pratica è diventato un boomerang che mette in luce gli aspetti più deteriori della comunicazione del PD. Che ormai insegue i 5 Stelle senza soluzione di continuità. Lasciando molti esterrefatti

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Nulla dà la misura di quanto il Partito Democratico sia sull’orlo del baratro quanto la ridicola discussione su Gigio Donnarumma. Ieri sulla pagina Facebook del PD si è scatenata la bagarre a causa di un post nel quale veniva rilanciato l’invito fatto a Donnarumma dalla ministra Valeria Fedeli. La ministra dell’Istruzione ha sostanzialmente chiesto al portiere dell’Under 21 e del Milan di non mollare ad un passo dal traguardo e di diplomarsi. Qualche tempo fa Donnarumma aveva annunciato di aver rinunciato a sostenere gli esami di maturità dopo l’europeo Under 21.

Se il PD copia lo stile di Matteo Renzi News

Improvvisamente molti elettori, simpatizzanti e iscritti del PD si sono accorti che qualcosa non va nel nuovo stile di comunicazione del Partito. Cosa? In buona sostanza il nuovo PD di Renzi ha adottato uno stile di comunicazione troppo simile a quello del MoVimento 5 Stelle. Un approccio urlato, fatto di contenuti che spesso non hanno nulla a che fare con la politica che già sta dando buoni frutti (e grandi soddisfazioni) sulla pagina degli ultrà renziani Matteo Renzi News. Una pagina che fino a poco tempo fa era descritta “indipendente” e gestita da appassionati di Renzi. Una cosa già difficile da credere di per sé visto la quantità di post e l’impaginazione troppo professionale degli stessi. Ma dopo la gaffe di Alessio De Giorgi è apparso evidente che le cose non erano affidate a semplici “fan” del Segretario.
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Per chi non conoscesse Alessio De Giorgi si tratta di una persona che faceva parte dello staff di Palazzo Chigi nei tempi in cui Renzi era presidente del Consiglio. Lì De Giorgi si occupava  di comunicazione digitale, Internet e social network. Oggi sul suo profilo Facebook dice di lavorare come social media strategist presso Matteo Renzi. È De Giorgi l’uomo che secondo alcuni si occupa della strategia su Facebook di Renzi e che ha deciso che bisognava prendere l’Internet ai pentastellati, con le loro stesse armi.
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Alcuni senatori del PD hanno addirittura presentato un’interrogazione al Presidente del Consiglio (all’epoca era ancora Renzi) per chiedere se fosse vero che De Giorgi rivestiva il ruolo di consulente per la comunicazione digitale del Presidente del Consiglio. Il motivo? In un post pubblicato su Facebook il 5 dicembre De Giorgi scrisse – riferendosi a Pierluigi Bersani – “che ne dite di dire a sto signore che si permette di pontificare, cosa ne pensiamo di lui? Fai un salto sul suo post e via con la tastiera … Dai, che col pop corn siamo solo all’inizio…“. Grillismo allo stato puro. Ed è da diverso tempo che il Partito Democratico ha iniziato a inseguire i pentastellati. L’app “Bob” vuole essere la risposta dei Dem a Rousseau; e c’è pure una classifica di chi spamma di più i contenuti della propaganda renziana.

Il dramma del partito che non sa più cosa vuole dire

Ma cosa c’entra De Giorgi – che lavora “presso Matteo Renzi”- con il PD? Apparentemente nulla. A curare la comunicazione del Partito infatti Renzi in occasione delle Primarie ha voluto mettere un suo fedelissimo: Michele Anzaldi. Anzaldi, già membro della commissione di Vigilanza Rai molto attento ai minutaggi concessi al PD, è subentrato a Filippo Sensi (@Nomfup su Twitter). Non si può però certo pretendere che sia Anzaldi a postare su Facebook. È lo stile che è lo stesso, non chi gestisce i social. E succede spesso che il PD e Matteo Renzi News utilizzino lo sttesso stile, ad esempio in occasione dell’addio di Totti alla Roma. Di nuovo il calcio. E così torniamo a Donnarumma: nei commenti spiccano quelli di Davide Montanaro – Segretario metropolitano dei GD Terra di Bari – che chiede alla ministra di occuparsi meno di un calciatore milionario e più della scuola italiana.

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Montanaro è Segretario metropolitano dei GD Terra di Bari


La risposta del PD è spettacolare: la ministra fa bene a intervenire per convincere Donnarumma perché “è un punto di riferimento per i giovani”. Gigio deve vincere la sfida della maturità non solo per lui “ma per i tanti giovani che ti guardano e che si aspettano tanto da te”.
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Anche l’europarlamentare Brando Benifei è piuttosto sconcertato e si chiede come nessuno abbia capito che per molti “appare una comunicazione offensiva, ad esempio per chi si fa il c**o magari in condizioni di difficoltà familiare per raggiungere il diploma”. Ed in effetti la questione è proprio questa: il PD si è connesso su Internete ma si è disconnesso dalla realtà. Esci da questo Internet! direbbe un giovane Presidente del Consiglio a questo PD.
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Non tutti criticano la scelta del PD di chiamare in causa Donnarumma.
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Anzi, c’è chi vede le critiche come un attacco a Renzi e al PD. Ogni scusa è buona per attaccare il Segretario.

Contano più lo stile o i contenuti?

Altrove si discute dello psicodramma PD e c’è chi spiega che con questi contenuti non si può fare che questo genere di comunicazione. Insomma non guardate Donnarumma, guardate il messaggio contro la dispersione scolastica. Il che nel partito dove un ministro una volta disse che per costruirsi una carriera era meglio giocare a calcetto che avere un bel CV dà parecchio da pensare. C’è da dire che l’accorato appello al portiere dell’Under 21 difficilmente verrà recepito come un messaggio contro l’abbandono scolastico. E se più di qualcuno ha recepito un messaggio sbagliato la colpa è di chi (o dell’agenzia) che cura la comunicazione, che avrebbe dovuto accorgersene.
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C’è chi coraggiosamente esce allo scoperto e prende di petto la questione del “grillismo” del PD e chiede di poter ritornare ad uno stile di comunicazione meno à la 5 Stelle. Ma ad onor del vero è da molto tempo che il PD rincorre il M5S. Vi ricordate di quando Francesco Nicodemo (ex consulente per la comunicazione di Palazzo Chigi e ora nell’ufficio di Gentiloni) celebrò il compleanno di Totti twittando un invito a votare sì al referendum costituzionale? Forse è solo una coincidenza che il Sì prese poco più del 40%? Chissà.
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Non c’è poi così tanta differenza con lo stile attuale. L’unica differenza è che Nicodemo è stato silurato e dopo le primarie si è trovato fuori dall’assemblea nazionale del PD. Lui ha reagito con la solita pacatezza e compostezza “non grillina” invitando a “radere al suolo” il PD partenopeo.
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Ma forse la chiave di lettura ce la dà proprio Nicodemo. All’indomani dell’approvazione del DDL di riforma costituzionale al Senato Nicodemo twittò: “I nostri più grandi successi non possono essere dietro di noi, perché il nostro destino è sopra di noi”. Lui pensava ad Interstellar, ma a guardare il PD oggi viene in mente il Rat-Man del fletto i muscoli e sono nel vuoto. Oplà.
 

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