Anna Rita Biagini: come Salvini al citofono ha usato il dolore di una madre per fare propaganda

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-01-22

Ieri Salvini, dopo 14 mesi passati al Ministero dell’Interno, si è accorto che in Italia c’è chi spaccia droga. E lo fa anche oggi, dopo due Decreti Sicurezza. Ma per Salvini non è questo che importa: a lui basta usare il dolore di una donna cui è morto il figlio di overdose per andare a mettere alla gogna una famiglia di immigrati. E intanto la denuncia per diffamazione se la prende la signora Biagini

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Ieri sera Matteo Salvini ha fatto un blitz al quartiere Pilastro di Bologna. Lo ha fatto per “combattere” lo spaccio di droga andando a citofonare ad un presunto spacciatore, ovviamente tunisino, a chiedere «scusi ma lei spaccia?».  Il tutto senza uno straccio di prova, e soprattutto con un gran codazzo di giornalisti e telecamere a seguire le gesta epiche dell’ex ministro dell’Interno. Un’operazione di Polizia? No, solo propaganda.

Tutte le volte che la signora Biagini ha “chiesto” a Salvini di intervenire

Perché il leader della Lega ne ha approfittato per ricordare che la sinistra vuole abolire i decreti sicurezza ma che invece ci vogliono più controlli e più telecamere. Eppure i decreti sicurezza sono ancora in vigore e il presunto spacciatore è ancora lì. Non sarà mica che non funzionano? E perché Salvini non ha fatto queste passeggiate per la sicurezza quando era al Viminale? Ci è stato per quattordici mesi e non è riuscito a risolvere il problema, forse perché troppo impegnato a far chiudere i negozi di cannabis light o a ordinare retate nelle scuole superiori.

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Ad accompagnare Salvini e ad indicare il citofono del presunto spacciatore è stata , una signora 61enne residente in zona, che sostiene che in quell’appartamento viva una famiglia di spacciatori, tutti rigorosamente stranieri. Ed è a loro che Salvini chiede di farlo entrare per “riabilitare il nome della famiglia” e dare una controllatina per assicurarsi che in casa non ci sia droga. Durante la passeggiata – scrive il Corriere di Bologna – è la signora Biagini  raccontare al capo del Carroccio di aver perso il figlio all’età di 30 anni a causa di un’overdose.

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Oggi a Mattino Cinque Salvini fa sapere di «aver segnalato a chi di dovere che là c’è chi spaccia droga» lamentandosi che «in Italia c’è una normativa tollerante con gli spacciatori». Cosa questo c’entri con le elezioni in Emilia-Romagna, rimane un mistero, visto che le forze dell’ordine dipendono dal Viminale. Ma Salvini continua e racconta che «babbo e figlio spacciano droga» specificando che «spacciare droga alla luce del sole significa vendere morte». Meglio farlo di nascosto quindi? A cosa servono le indagini di Polizia, le sentenze o la riforma del processo penale quando Salvini decide che sei uno spacciatore e ti dà in pasto ai suoi quattro milioni di follower in diretta video?

Perché Salvini non si è fatto vedere prima al Pilastro?

Ed infatti a gennaio del 2019 la signora Biagini aveva “invitato” Salvini a venire al quartiere Pilastro. Lo aveva fatto scrivendo un messaggio in uno dei tanti gruppi non ufficiali dedicati al Capitano lamentandosi che Salvini al quartiere Pilastro di Bologna non ci andava. È passato un anno e in qualche modo l’ex ministro dell’Interno è riuscito ad accogliere l’appello della signora. Oggi a Canale 5 il senatore della Lega ha ribadito che «quando una mamma mi chiede aiuto, una mamma che ha perso un figlio per droga, faccio il possibile mettendomi in prima linea». Qualcuno potrebbe dire che in realtà Salvini si sta approfittando del dolore di una madre che ha perso il figlio a causa della droga e che comprensibilmente vorrebbe che lo Stato intervenisse. Ma Salvini non è “lo Stato” e il suo intervento è poco più di una camomilla data ad un malato grave.

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Eppure se si cerca bene è da parecchio tempo che la signora Biagini rivolge appelli a Salvini per chiedergli di intervenire nel quartiere. Ma quando lo faceva mentre Salvini era al Ministero dell’Interno, e poteva magari decidere di fare intervenire le forze dell’ordine, il nostro non andava a suonare citofoni e tanto meno si faceva vedere in zona.

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Da parte sua la signora si è organizzata a modo suo, quando esce di notte con il cane si porta anche una pistola ad aria compressa. Chissà, forse se Salvini si fosse occupato del Pilastro quando era ministro ora la signora sarebbe più tranquilla e si sentirebbe più sicura.

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E tra le molte condivisioni di post e articoli che segnalano i crimini degli immigrati spunta anche qualche condivisione di meme non proprio “pro Salvini”.

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Nel frattempo però mentre Salvini continua ad accusare dei privati cittadini senza prove, persone che al contrario di lui non possono sottrarsi ad un processo con un voto in Aula, il figlio del presunto spacciatore ha annunciato di voler denunciare il senatore della Lega e la signora Biagini. In un’intervista a FanPage il diciassettenne (già, perché è pure minorenne ma a Salvini poco importa) nega di essere uno spacciatore, ammette di aver precedenti di ogni tipo ma che ora va a scuola ed è un ragazzo normalissimo e soprattutto non spaccia.

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Quanto alla sua famiglia «mia madre ha 67 anni, mio padre si spacca il culo, se vai a casa trovi i vestiti di Bartolini – ha spiegato a Fanpage.it – Lui ci è rimasto molto male». Ha spiegato di conoscere la signora Biagini, quantomeno di vista: «io incontro questa signora qua dietro nel parcheggio. Lei ha il cane, io ho il cane, a volte ci incrociamo. Domani vado in procura e la denuncio per diffamazione». E a differenza di Salvini nessuno si interesserà di autorizzazioni a procedere. Questo è il dramma di farsi usare per la propaganda della Lega. Salvini incassa, i conti li pagano gli altri.

Leggi anche: Il video di Salvini che citofona al “tunisino”: «Scusi, lei spaccia?»

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