Il profetico Andrea Scanzi che ci invitava a fregarcene dell’epidemia di coronavirus

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2020-03-26

Andrea Scanzi che il 25 febbraio durante una diretta si sfogava contro quella che a suo dire «non è una malattia mortale porca puttana di una troia ladra» prendendosela con il «delirio collettivo» su Covid-19. Capita a tutti di sbagliare, ma quando succede a lui le scuse successive diventano un modo per ribadire che lui aveva ragione, anche quando aveva torto

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Il Fatto Quotidiano di oggi pubblica a pagina 14 un gustoso articolo di Alessandro Ferrucci dal titolo “Da Sala a Trump a Ramazzotti: quando prima è meglio pensare” ovvero tutti quei politici e vip che in questi ultimi due mesi le hanno sparate grosse sul coronavirus e sull’epidemia di Covid-19. L’elenco, che promette di essere la prima parte, cita i vari Fontana, Trump, Salvini e Sala politici che hanno minimizzato il pericolo dovuto alla diffusione di SARS-CoV-2 con appelli a riaprire tutto, non fermarsi o spiegando che si trattava di una semplice influenza.

Quando Andrea Scanzi voleva fermare il delirio collettivo su Covid-19 (a mani nude, con un video su Facebook)

Non mancano nemmeno i vip come appunto Eros Ramazzotti o Michelle Hunziker (“colpevole” di aver fatto un post con scritto “relax” mentre era alle Maldive). Manca invece un giornalista del Fatto Quotidiano: Andrea Scanzi che il 25 febbraio durante una diretta si sfogava contro quella che a suo dire «non è una malattia mortale porca puttana di una troia ladra» prendendosela con il «delirio collettivo» su Covid-19. A quella data la situazione appariva già in tutta la sua gravità, secondo il bollettino del Ministero della Salute le persone contagiate in Italia erano 322, con già 10 decessi. Era l’inizio dell’isolamento di Codogno e di altri 11 comuni lombardi.

scanzi coronavirus video diretta 25 febbraio - 1
Fonte: Il Fatto Quotidiano del 26/03/2020

Era l’inizio dell’epidemia italiana di Covid-19 con 240 casi in Lombardia e 40 in Veneto. Dopo un mese il numero totale dei contagiati è 74.386, i decessi sono stati 7.503, in Lombardia le persone positive sono oltre trentamila. Ma tutto questo era assolutamente prevedibile, avevamo davanti a noi l’esempio di quello che stava succedendo in Cina. Eppure Scanzi diceva che «non è possibile che io veda la gente che non esce più di casa» spiegando che «l‘influenza qualsiasi ce l’ha dello 0,1-0,3%, il coronavirus ha un’incidenza mortale, se va male, ad oggi dello 0,4-0,5%». E ancora «vi viene un piccolo cazzo di raffreddore» e che «non succede una sega nel 99,7%» lamentandosi che la gente non andava più a teatro per quella che era una “para-influenza”. Eppure già all’epoca medici e scienziati avevano spiegato che non era “una cazzo di influenza”, esattamente il 25 febbraio Attilio Fontana diceva per l’ultima volta che era poco più di un’influenza qualche giorno prima c’era stata la polemica che aveva visto coinvolta la dottoressa Gismondo del Sacco.

Il senso di Scanzi per l’epidemia di coronavirus

Tutti spiegavano che Covid-19 non era una semplice influenza perché contro questo coronavirus non ci sono vaccini, terapie specifiche, medicine e nemmeno un’immunità acquisita (essendo nuovo). E soprattutto perché la “semplice influenza” non è affatto banale o semplice. Ma Scanzi la pensava diversamente «sono incazzato nero con la deficienza di certi giornalisti, non è che stiamo vedendo una cazzo di pandemia». L’11 marzo l’OMS – che già a fine gennaio aveva dichiarato lo stato di emergenza sanitaria globale, segno che la situazione era seria – avrebbe dichiarato lo stato di pandemia.

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«È incredibile che mi stanno annullando le date teatrali», sbottava Scanzi prima di prendersela ancora con «questo delirio collettivo». Per il giornalista del Fatto (non citato dal Fatto tra quelli che potevano stare zitti, ma chissà, domani sì) stava «succedendo una cosa completamente gestibile che 99,7 volte su 100 guarisce da sé». Si è visto infatti come il SSN sia al collasso, ma già all’epoca del video erano emersi primi dubbi sulla tenuta degli ospedali del lodigiano. Come certi complottisti che si sono visti chiudere il profilo Facebook Scanzi invitava a continuare ad uscire, a divertirvi, ad andare al cinema e a fare le cose normali (per sua fortuna lo faceva prima dei DPCM) e chiedeva all’Ordine dei Giornalisti di «fare fuori» dall’OdG quei giornalisti che raccontavano dell’epidemia.

Le strane “scuse” di Andrea Scanzi

Scanzi aveva all’epoca tutti gli elementi per non dire quelle cose. Non solo perché è un giornalista ma perché già all’epoca si sapeva qual’era la letalità del virus (in Cina) che non era una “para-influenza” e qual era il tasso di contagio (stimato) di SARS-CoV-2. Ma allora perché Scanzi non è finito nel pastone di quelli che hanno perso una bella occasione per stare zitto? Va detto che Scanzi nei giorni successivi ha corretto il tiro, se l’è presa con i titoloni ad effetto di Libero (facile!) e poi ha addirittura chiesto scusa. Non che abbia fatto un post specifico dove è scritto “ho sbagliato”, ha fatto delle dirette e delle dichiarazioni in televisione delle quali resteranno poche tracce.

Ma anche il sindaco di Milano (per dirne uno) ha ammesso di aver sbagliato con quell’hashtag #milanononsiferma, con il senno di poi sarebbe stato bene che Milano si fosse fermata davvero. Eppure Sala, come Zingaretti, è tra quelli che potevano pensarci bene prima di aprire bocca mentre Scanzi no. Anzi: Scanzi si permette di continuare a dare lezioni di giornalismo agli altri. Ad esempio alla giornalista de La 7 Gaia Tortora rinfaccia di averlo «insultato a freddo senza sapere nulla, commentando un video vecchio di un mese (quando pressoché tutti dicevano quello che dicevo io)». Abbiamo dimostrato qui sopra che “pressoché tutti” quelli che parlavano con cognizione di causa (i vari Burioni, LoPalco ed epidemiologi) già prima del 25 febbraio dicevano come stavano le cose. E gli stessi giornalisti che Scanzi chiedeva di radiare dall’OdG dicevano l’esatto contrario di quello che diceva lui. Delle scuse di Scanzi resta questo articolo pubblicato da Arezzo Notizie (che il 25 febbraio aveva rilanciato acriticamente il video delirante del nostro). Nella lettera inviata al giornale della sua città Scanzi spiega – non prima di aver sottolineato che quel video fece 7 milioni di visualizzazioni (bravo!) – che

In quel video ho detto quello che in quel momento dicevano quasi tutti, compreso la dottoressa Maria Rita Gismondo primaria del Sacco: una donna che vive a contatto con il coronavirus e lo studia, e che che quindi ne sa molto più di me e di tutti noi. E che ancora oggi dice la stessa cosa sulla letalità di quella che era e resta una “similinfluenza” (cit la virologa llaria Capua)

In realtà la virologa Ilaria Capua disse che si tratta di una “sindrome simil-influenzale da coronavirus” ma non ha detto che era come un’influenza bensì che i sintomi erano simili a quelli causati dall’influenza ma non ha mai detto che è la stessa cosa. Ma non finisce qui: il 25 febbraio (il giorno del famoso video) Walter Ricciardi dell’OMS disse che Covid-19 «non è come una normale influenza, ha un tasso di letalità più alto. E soprattutto, se non la fermiamo rapidamente, rischia di richiedere un numero di posti di terapia intensiva superiore a quelli che ci sono nei nostri ospedali». Qualche giorno prima l’epidemiologo dell’Università di Pisa Pier Luigi Lopalco aveva scritto che anche ai tempi dell’influenza H1N1 ci fu chi disse che era una “normale influenza” spiegsando che il coronavirus è «un virus con tutte le carte in regola per diventare pandemico [ed infatti lo è diventato NdR] ed è bene capire che tutti gli sforzi possibili a che non lo diventi sono assolutamente giustificati». Uno che invece diceva che il coronavirus «è simile all’influenza ma con una mortalità più bassa» era il Presidente dell’Ordine dei Biologi Vincenzo D’Anna (veda Scanzi chi preferisce). Ma le “scuse” di Scanzi continuavano in modo ancora più divertente:

Qualcuno, col senno di poi, mi critica ora per quel video: mi viene da ridere, ma fa parte del gioco. L’invidia è una brutta bestia, ma è anche un sentimento umanissimo. Chi non ha capito il senso e il contenuto di quel video o mi odia a prescindere, e pazienza; o è in malafede; o è deficiente.

Insomma era colpa degli invidiosi, anche perché lui quel video non l’ha fatto per informare ma per un altro motivo:

E chi si lamenta del mio tono ironicamente colorito, che uso volutamente nelle mie dirette Facebook, si è dimenticato del mio essere etrusco. Io lo sono, e ne vado fiero parecchio. In quel video volevo aiutare chi si trovava in difficoltà (il mondo dello spettacolo, per esempio, o quello della ristorazione). Più ancora, volevo tirare su la mia città che vedevo sofferente. E ci stavo male. Come ci sto adesso.

Capita a tutti di sbagliare, a quanto pare a Scanzi quando succede capita anche di trovare a posteriori tutte le giustificazioni del caso.

Fonte video

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