Vi ricordate? Venerdì scorso il noto fustigatore di costumi (altrui) Matteo Salvini su Facebook era stato severissimo nei confronti di quei buontemponi del governo Conte, che volevano dare la miseria di 7 euro a testa agli italiani con i buoni spesa costruiti con i 400 milioni stanziati attraverso la Protezione Civile.
Certo, un po’ tutti avevano spiegato al Capitano che dell’ordinanza aveva capito poco o nulla, visto che i soldi non erano destinati a tutti ma alle famiglie bisognose. Ma è bello che nell’occasione a confermare a Salvini che non capisce mai quello che gli succede intorno è un suo pupillo, ovvero il sindaco di Ferrara Alan Fabbri, il quale oggi sulla sua pagina facebook ha pubblicato un video – del quale riportiamo un breve estratto – in cui spiega che i buoni “saranno da 20 euro ciascuno, spendibili in tutti i negozi di prossimità e nei supermercati della città per acquisti alimentari o di altri generi di prima necessità, saranno nominali e verranno consegnati direttamente a casa a chi ne farà richiesta”, aggiunge il sindaco, e i beneficiari potranno riceverne “fino ad un massimo di 15 al mese per nucleo familiare, che dovranno essere spesi entro il 31 maggio”. In totale si tratta di “Fino a 300 euro di buoni spesa per chi si trova in difficoltà a causa dell’emergenza coronavirus: così sosteniamo, mettendo a disposizione di questo servizio sei diversi numeri di telefono, i ferraresi colpiti economicamente dal lockdown”. In una nota stampa il Comune di Ferrara ha ulteriormente spiegato il senso dell’iniziativa:
“Il senso di questo contributo- aggiunge l’assessore alle Politiche sociali, Cristina Coletti- è dare una mano a chi non usufruisce già di altri aiuti, come i lavoratori che hanno perso il lavoro senza godere di ammortizzatori sociali, i lavoratori precari o stagionali e quelli in cassa integrazione, o i professionisti a cui, improvvisamente, è venuta a mancare un’importante parte del reddito”. Senza dimenticare, aggiunge l’assessore, “i nuclei familiari monogenitoriali con figli a carico e quelli con componenti afflitti da gravi patologie o disabilità, o comunque tutti quelli che si trovano in particolari condizioni di disagio economico per sospensione dell’attività professionale o imprenditoriale per l’emergenza coronavirus”.
Per questi, conclude, “stileremo un elenco aperto di accesso al beneficio, dando priorità a chi non hanno mai ricevuto un sostegno pubblico, fino ad esaurimento delle risorse disponibili”. I buoni spesa, ricorda l’amministrazione, saranno utilizzabili “esclusivamente per l’acquisto di prodotti alimentari o di prima necessita’, con divieto di acquisto di alcolici e superalcolici, e saranno poi rimborsati con bonifico dal Comune agli esercizi commerciali convenzionati”. Esercizi che saranno individuati “sulla base delle semplici manifestazioni di interesse che giungeranno tramite mail o telefono, anche con il supporto delle associazioni di categoria”, e che “saranno tenuti a verificare l’identità di chi utilizza il buono, che dovrà quindi presentarsi munito di un documento d’identità”. Per la consegna dei buoni, infine, il Comune e l’Asp “si avvarranno di Enti del Terzo settore o della Protezione civile, autorizzati agli spostamenti”.
Insomma, mentre alcuni sindaci del Carroccio ripetevano a pappagallo le bufale sui sei o sette euro a testa, è bello che invece il sindaco di Ferrara abbia con grande responsabilità spiegato ai suoi cittadini (e a Salvini) che non c’era nessuna elemosina. E che bisognerebbe avere il senso delle istituzioni anche quando si è all’opposizione e si cerca di raccattare in ogni modo voti.