«Sei o sette euro a testa»: i sindaci della Lega all’attacco dei buoni spesa del governo Conte

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2020-03-29

In un’azione evidentemente coordinata i sindaci della Lega vanno all’attacco del DPCM soccorso alimentare e dei 400 milioni che il governo ha stanziato per i buoni pasto dei cittadini in difficoltà. E protestano con argomenti curiosamente identici a quelli di Matteo Salvini

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Troppo poco e troppo tardi. In un’azione evidentemente coordinata i sindaci della Lega vanno all’attacco del DPCM soccorso alimentare e dei 400 milioni che il governo ha stanziato per i buoni spesa dei cittadini in difficoltà. E protestano con argomenti curiosamente identici a quelli di Matteo Salvini.

I sindaci della Lega all’attacco dei buoni spesa del governo Conte

Uno di questi è Alberto Stefani, sindaco di Borgoricco ma anche deputato del Carroccio, che su facebook scrive: “Non hanno girato un euro in più se non 6 euro a cittadino, da usare da qui a chissà quando. Questo significa che toccherà a noi Sindaci, amministratori locali, Uffici Sociali, decidere chi riceverà la spesa e chi no. Dire sì a qualcuno e no a qualcun altro”. Anche Stefani non ha evidentemente capito, come Salvini ieri sera, che la somma non è destinata a tutti indistintamente, ma soltanto alle persone in difficoltà che verranno individuate dai comuni, ai quali spetta il compito di ripartire le risorse in base agli indici di povertà e alla densità della popolazione residente nel suo territorio. E quindi non si tratta di 6 o 7 euro a testa.

alberto stefani sindaco

Anche i sindaci umbri della Lega Leonardo Latini (Terni), Stefano Zuccarini (Foligno), Francesca Mele (Marsciano), Manuel Petruccioli (Giano dell’Umbria), Fabrizio Gareggia (Cannara), Luca Carizia (Umbertide), rilasciano una nota congiunta sostenendo che “Il Governo Conte scarica i problemi e le responsabilità sui sindaci dopo aver fatto la stessa cosa prima con gli ospedali, poi con i governatori di Regione”. I primi cittadini evidentemente non sanno che la sanità è di competenza regionale. “Ancora una volta – aggiungono – abbiamo assistito ad una conferenza stampa che ha creato delle false aspettative: il premier Conte ha annunciato di aver sbloccato 4,3 miliardi di euro del fondo di solidarietà per i Comuni, ma non ha specificato che tali risorse erano già state messe a bilancio e quindi non rappresentano alcun aiuto ulteriore per gli enti locali”. “Inoltre – sostengono i sindaci in una nota – annuncia di aver aggiunto 400 milioni di euro per erogare buoni spesa e generi alimentari per fronteggiare l’emergenza economica che sta attanagliando il paese, ma ancora una volta anticipa l’uscita del Dpcm creando solo problemi e confusione. Quali sono i criteri di ripartizione ai comuni? Quali sono i criteri di accesso al contributo da parte dei cittadini?“. “Qual è – si chiedono ancora i sindaci – il meccanismo di erogazione del materiale? Chi dovrà occuparsene e in che modo per evitare assembramenti? Molte persone già ci stanno scrivendo per capire cosa devono fare per accedere a questi aiuti, ma non ci hanno messi nella condizione di dare risposte minime. Lunedì mattina rischiamo di trovare alla porta dei comuni tanti cittadini ai quali non potremo dare risposte. Ancora una volta la questione è stata gestita con mancanza di metodo e senza il coinvolgimento degli enti locali. In questa fase così delicata invitiamo i cittadini ad attendere ulteriori indicazioni sulle metodologie che verranno adottate per la richiesta e la distribuzione dei generi alimentari. Da parte nostra non rimarremo inermi ad attendere che ci vengano fornite pseudosoluzioni dall’alto inefficaci ed inadeguate. I nostri cittadini e i nostri territori meritano molto di più”.

I criteri di ripartizione dei fondi del DPCM soccorso alimentare

Del DPCM soccorso alimentare sappiamo che i criteri di ripartizione sono nuovi, calibrati per l’esigenza eccezionale, quali i principi del minor reddito pro capite (50-66%) e del numero di abitanti (33-50%) – criteri concordati con l’ANCI (da valutare l’introduzione tra i criteri di riparto dell’indice di vulnerabilità sociale e materiale (IVSM) calcolato dall’ISTAT – ultimo dato disponibile aggiornato pero’ al censimento del 2011). Inoltre viene stabilito che “le risorse ricevute da ciascun comune per la solidarietà alimentare saranno destinate, con un vaglio preventivo molto semplificato e flessibile (evitando requisiti rigidi) da parte dei servizi sociali comunali, a tutti coloro che versano in situazione di necessità alimentare”.

matteo salvini 7 euro italiano

Anche Francesco Passerini, sindaco di Codogno, va all’attacco: “Dopo un annuncio fatto a reti unificate ancora non si sa nulla, non c’è nemmeno una lettera, una circolare, un pizzino che ci dia risposte. Restiamo ancora una volta esterrefatti e basiti, qui c’è gente che da diverse settimane sta aspettando un sostegno, tra criticità e nuove situazioni di povertà”. E anche lui ha capito che deve distribuirli a tutti: “Parliamo di persone che vivono del proprio lavoro – spiega – con le attività chiuse ormai da trentasei giorni e con inevitabili, grossi problemi di liquidità. E’ un trend che aumenta perché più questo periodo dura meno riserve di liquidità ci sono. Vogliamo capire come questi soldi possono essere erogati, se arrivano direttamente al cittadino, se attraverso una rete di servizi sociali coinvolta, se vengono dati direttamente i criteri di suddivisione su ottomila comuni, visto che se metti a disposizione 400 milioni di euro sono 6,70 a testa, spalmati equamente sugli ottomila comuni d’Italia. Ad oggi c’è un punto di domanda grosso come una casa”. Per le risposte magari basterebbe leggere un giornale o ascoltare con attenzione la conferenza stampa di Conte. Oppure non dare sempre retta a Salvini.

Leggi anche: DPCM soccorso alimentare: i buoni spesa del governo

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