Il governo Conte cade? Arrivano i colonnelli? L’esecutivo rimane in piedi e tutto finisce a tarallucci e vino? Arriva l’accordo tra Partito Democratico e MoVimento 5 Stelle? Arrivati a questo punto è necessario fare un piccolo riassunto delle puntate deficienti e disegnare gli scenari prossimi della Crisi di Ferragosto aperta da Matteo Salvini e da lui quasi chiusa ieri con una proposta che ha sparigliato.
Si parte necessariamente da ieri pomeriggio in Senato, quando Matteo Salvini, su suggerimento di Calderoli, ha sparigliato proponendo al MoVimento 5 Stelle una via inedita alle urne: citando in modo sbagliato l’articolo 4 della legge sul taglio dei parlamentari ma azzeccando il senso della proposta, il Capitano ha detto ai grillini di votare il taglio dei parlamentari e andare subito dopo a votare, sfruttando i tempi tecnici della legge che prevede, prima della sua entrata in vigore, un referendum confermativo e altri due mesi di attesa.
Il capogruppo stellato Stefano Patuanelli dice che il taglio è possibile solo «se non viene votata la sfiducia, quindi ci aspettiamo che sia revocata». «Ma che le devo dire? Quel che ho già detto: non siamo al mercato del pesce. Forse che loro hanno cancellato tutti i no degli ultimi mesi? Comunque, io ho preso tali e quali le parole di Di Maio di cinque giorni fa: diceva testuale che dopo il taglio delle Camere si poteva andare a elezioni. Ma se è dopo, significa che prima voti quello, e poi si apre la crisi».
Gli scenari possibili a questo punto sono essenzialmente quattro, come li riassume Repubblica. Il primo prevede che la Lega ritiri la sfiducia a Giuseppe Conte che così se la caverebbe ancora. Si ricomincia a votare insieme, si ricomincia a governare insieme e poi l’appetito vien mangiando. Può altrimenti nascere un governo di scopo per le riforme: Conte cade, il Colle affida la gestione della riforma costituzionale a un nuovo esecutivo, magari di taglio più tecnico-istituzionale, che vari il taglio dei parlamentari, la legge di bilancio e accompagni il Paese al voto con una nuova legge elettorale. Problema enorme: su quale maggioranza può poggiare un esecutivo del genere? Realisticamente, solo su un nuovo improbabile asse M5S-Lega. Difficile coinvolgere altre forze per dare un taglio più “tecnico”.
Il terzo scenario è l’apertura a un governo PD-M5S: la sfiducia della Lega a Conte fa decadere la possibilità di votare alla Camera il taglio dei parlamentari. La parola passa al Colle, che dopo le consultazioni potrebbe provare a ripartire dalla maggioranza che ieri al Senato ha votato insieme sull’agenda dei lavori parlamentari: Pd, Leu, M5S. La trattativa non si è mai interrotta e punterebbe a un patto di legislatura. Ma i fatti di ieri certo non aiutano la già non facile chiusura di una intesa. Il quarto scenario: il Quirinale chiude le consultazioni senza trovare nessuna nuova possibile maggioranza, né per un governo di scopo a tempo né per un esecutivo politico che provi ad arrivare alla fine della legislatura. Diventa inevitabile il ritorno alle urne che, a meno di complicazioni nella fase delle consultazioni, dovrebbero cadere nella seconda metà di ottobre, appena in tempo per permettere al nuovo governo di affrontare la legge di bilancio.
Per la risoluzione della vicenda va tenuto conto il fatto che adesso l’ago della bilancia è il MoVimento 5 Stelle, che ha argomenti per dire sì e argomenti per dire no a Salvini. Può dire che il piano è ok, e gli conviene perché manterrebbero anche i grillini la possibilità di eleggere un migliaio (scarso) di parlamentari invece che seicento. Può dire che il piano non gli piace perché presuppone il rinvio di ciò che dovrebbe entrare in vigore subito e però così si lascerebbe aperta una sola strada: quella dell’alleanza con il Partito Democratico per un governo di scopo che porti alle elezioni.
Al M5S invece conviene in questo momento aprire una politica dei due forni: tenere in caldo l’accordo con il PD – che evidentemente Salvini, al di là delle sbruffonate, teme perché altrimenti ieri non avrebbe offerto la pace al M5S – e intanto costringere la Lega a rimangiarsi la sfiducia e a tenere in piedi Conte per altro tempo. Con questo scenario il M5S ha aperte due strade:
La partita è attualmente questa. Come finirà, lo scopriremo solo vivendo.
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