Sorpresa: Renzi e Toninelli sulla TAV la pensano allo stesso modo

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-07-24

Affinità e divergenze tra il premier non eletto dal popolo e il ministro del governo del cambiamento sul proseguimento dei lavori sulla Torino Lione. Ovvero quando Renzi (come Toninelli) diceva che lui la Tav non l’avrebbe mai fatta e che era colpa di chi veniva prima

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Ieri il concentratissimo ministro dei Trasporti e delle Infrastrutture Danilo Toninelli ha dichiato di voler “migliorare” la TAV. Secondo il titolare del MIT la Tav è «un’opera che abbiamo ereditato; quando è nata, se ci fosse stato il M5s al governo, non sarebbe mai stata concepita in questa maniera, così impattante, così costosa, non sarebbe nata». Niente di nuovo, si dirà. Se non che quelle pronunciate da Toninelli sono le stesse parole pronunciate da Matteo Renzi nel dicembre del 2014, all’inizio della sua esperienza di governo.

Quando Renzi diceva che la TAV era colpa di quelli che c’erano prima

A segnalare l’insolita comunanza di pensieri è stato su Twitter il fondatore di Possibile Giuseppe Civati. Durante una puntata di Bersaglio Mobile l’allora presidente del consiglio (“non eletto dal popolo”) disse testualmente «io ho sempre detto che ove ci fossero state delle alternative sarebbero state sicuramente più economiche. Se fossi stato al momento della decisione io non avrei scelto la Torino-Lione. Oggi ci siamo è una questione di serietà, è un problema di mantenimento delle risorse». Insomma anche per Renzi il Tav non era il migliore dei percorsi possibili. E anche per Renzi se lui fosse stato al governo “prima” non avrebbe dato il via libera alla Torino Lione. Proprio come Renzi il ministro Toninelli ieri ha detto che con il M5S al governo il Tav non ci sarebbe mai stato e che “il nostro obiettivo sarà quello di migliorare” la Tav rendendola più sostenibile.

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Si scopre così che il governo del cambiamento non cambia poi molto, almeno nel contenuto delle dichiarazioni, rispetto da quanto detto e promesso da chi l’ha preceduto. La colpa è sempre delle “precedenti amministrazioni”. E man mano che li lasciamo lavorare diventa sempre più difficile trovare differenze, segnali di discontinuità. Si vedano ad esempio i “nì” su Tap e sul CETA, due argomenti sui quali M5S e Lega avevano promesso una rivoluzione copernicana. Oppure la giravolta sugli F35, per i quali il governo Conte continuerà il programma di acquisto. Oggi su Facebook Toninelli è tornato alla carica per spiegare che «sulla Torino-Lione, come abbiamo sempre detto, saranno gli impatti ambientali, sociali ed economici a dirci se ha senso o meno portare avanti un’opera nata male». In realtà il MoVimento 5 Stelle ha sempre detto tutt’altro, ad esempio che il Tav era un’opera inutile che andava bloccata. Anche nel contratto di governo con la Lega si parla della Linea ad Alta Velocità Torino-Lione e si legge che il governo si impegna «a ridiscuterne integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia».

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E Toninelli cerca in modo funambolico di conciliare quanto scritto nel contratto con la sostanziale retromarcia sulla Tav. Lo fa quando scrive che «rifarsi al Contratto di governo significa voler ridiscutere integralmente l’infrastruttura in applicazione dell’accordo con la Francia. Senza preclusioni ideologiche, ma senza subire il ricatto che ci piove in testa e che scaturisce dalle scandalose scelte precedenti. È questo il principio in base al quale stiamo lavorando. Ecco perché adesso nessuno deve azzardarsi a firmare nulla ai fini dell’avanzamento dell’opera. Lo considereremmo come un atto ostile». Il problema è che qualora l’Italia si ritirasse unilateralmente dal progetto dovrebbe restituire i fondi stanziati fino ad ora dall’Unione Europea. Sulla testa di Toninelli non c’è in realtà alcun ricatto, e ogni governo opera in continuità con quanto fatto dai predecessori. Non si capisce poi cosa significa “atto ostile”, visto che l’opera di fatto è già partita. Chissà se finirà come con Renzi, che diceva di voler studiare le carte ma poi ha dato il via libera.

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