Marco Travaglio e gli sciacalli che hanno diffuso la bozza del decreto Coronavirus

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2020-03-09

Il direttore del Fatto Quotidiano oggi parla della bozza del DPCM sull’emergenza Coronavirus e sulle zone chiuse e su chi l’ha fatta circolare, indicando tra i responsabili “ministri e funzionari” che vogliono danneggiare Giuseppe Conte e “uffici di qualche Regione”

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Marco Travaglio sul Fatto Quotidiano oggi parla della bozza del DPCM sull’emergenza Coronavirus e sulle zone chiuse e su chi l’ha fatta circolare, indicando tra i responsabili “ministri e funzionari” che vogliono danneggiare Giuseppe Conte e “uffici di qualche Regione”, evidentemente puntando il dito sulla Lombardia dopo la storia della CNN:

Purtroppo non sapremo mai chi sia stato il primo demente che ha passato ai giornalisti le prime bozze del decreto ancora in discussione, ma sappiamo che le soffiate sono state plurime per tutta la serata, a partire dalle 20. Esappiamo anche chi può averle diffuse, fra le poche istituzioni che ne erano in possesso. Non Palazzo Chigi, che ne è stato la prima vittima. Ma qualche ministro o funzionario che mal tollera la popolarità e credibilità del premier e vuole sfregiarlo per preparare inciuci, ribaltoni o elezioni anticipate. E gli uffici di qualche Regione, magari per far dimenticare le boiate di qualche governatore, o soltanto per la cialtroneria d i chi non riesce a tenersi neppure un cecio in bocca: figurarsi un provvedimento di quella drammatica portata.

Le possibili “manine” sono tante, e i moventi pure. Prendersela con l’ultimo anello della catena, cioè con i giornalisti che pubblicano bozze ufficiali, per quanto provvisorie, è ridicolo: fanno il loro, anzi il nostro mestiere (diversamente da quelli che sfruttano l’occasione per riprendere il tiro al bersaglio sul premier). Certo, è avvilente scoprire che neppure in un momento come questo il capo del governo può fidarsi delle altre istituzioni, e forse nemmeno di tutti i suoi ministri. Tantopiù che questa gente rappresenta lo Stato e dovrebbe essere di esempio ai cittadini comuni, chiamati a sacrifici mai visti dai tempi della guerra. Se un ministro, un funzionario, un governatore o un assessore dà queste prove di irresponsabilità (e taciamo, per carità di patria, sui cosiddetti “presidenti” di serie A, o sui soliti radicali che, a furia di invocare amnistie e indulti, soffiano sul fuoco delle rivolte nelle carceri), come potrà convincere il quidam de populo a non sfruttare la situazione per fregare il prossimo? O invitare all'”auto-responsabilità” chi forza blocchi, viola divieti o nasconde l’infezione diffondendola in giro per l’Italia?

matteo renzi marco travaglio

Il decreto dell’altra notte non estende la zona rossa alle province interessate, troppo estese perché se ne possano sigillare i confini a mano armata tutto è affidato al senso civico dei singoli (l'”autoresponsabilità”, appunto), nella speranza che tutti rispettino spontaneamente le prescrizioni pur sapendo che sarà impossibile costringerli a farlo manu militari e perseguirli penalmente se non lo fanno. Si spera che questo decreto ottenga i risultati sperati. Che sono almeno due: contenere un contagio che è impossibile fermare per legge; ma anche dimostrare che in Italia le persone serie sono qualcuna in più dei cialtroni.

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