6 miliardi in due anni: il costo dello spread delle parole

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-09-14

I calcoli di Cottarelli e dell’agenzia Dbrs. Ma il primo a pagare sarà il governo nella nota di aggiornamento del Def

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Ieri Mario Draghi ha battuto un colpo contro il governo Lega-M5S in conferenza stampa dopo l’annuncio sui tassi della BCE che rimarranno ancora invariati. Il governatore ha puntato il dito contro le parole dei governanti, distinguendole dai fatti: «Purtroppo le voci che abbiamo ascoltato hanno già fatto danni. I tassi di interesse sono saliti per le imprese e le famiglie». E ancora: «Stiamo aspettando i fatti. E i fatti principali sono la bozza di legge Finanziaria e la discussione parlamentare. A quel punto i mercati, i risparmiatori e gli investitori daranno i loro giudizi». Il riferimento, chiarissimo, è alla prima bozza del contratto Lega-M5S che prevedeva curiosi tentativi mascherati di uscita dall’euro, e alla successiva crisi istituzionale scatenata dalla vicenda di Paolo Savona al ministero dell’Economia. Ma quanto ci è costato lo spread delle parole? La Stampa dice che le parole di Draghi sembrano ispirate a quelle di un report di DBRS:

L’agenzia di rating, il cui giudizio sul debito italiano è uno dei quattro considerati dalla Bce per accettare i titoli in deposito a fronte delle linee di finanziamento alle banche, ha spiegato martedì, con i numeri, come «il rischio politico influenza i costi di finanziamento sovrano dell’Italia», i cui effetti saranno che «l’impatto dei maggiori costi di finanziamento sarà maggiore di quanto il governo aveva inizialmente previsto. I numeri dicono questo: il costo del debito pubblico all’emissione (il rendimento dei titoli) nel periodo tra gennaio e agosto è stato dello 0,16% per i titoli a due anni e del 2,37% per i titoli a dieci anni.

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Andamento del rendimento del BTP (La Stampa, 14 settembre 2019)

Tra gennaio e aprile, l’ultima asta di titoli pubblici prima del caos di metà maggio sulla formazione del governo Conte, lo stesso costo era negativo (-0,24%) per i titoli a due anni e dell’1,97% per i titoli a dieci anni. Se i rendimenti fossero rimasti stabili, avremmo risparmiato circa 180 milioni all’anno di interessi sui 27,8 miliardi di euro di Btp decennali emessi nel corso del 2018 e circa 80 milioni sui titoli a due anni.

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L’effetto sullo spread Btp-Bund (Il Sole 24 Ore, 14 settembre 2018)

Altri 180 milioni è il maggior costo di interessi sui 52,2 miliardi di Bot a un anno emessi da gennaio a oggi. E così via per tutte le scadenze. Il totale, secondo uno studio Teh Ambrosetti con l’Osservatorio sui conti pubblici guidato da Carlo Cottarelli, per il 2018 è di 898 milioni di euro, più altri 5,1 miliardi per il 2019.

Un totale di sei miliardi a cui si devono aggiungere i costi per l’aumento dei tassi bancari per i prestiti.

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