Fact checking
Il senso di Di Maio per i sondaggi “clandestini”
Alessandro D'Amato 01/03/2018
Ieri per tre volte il candidato premier del M5S ha citato fantomatiche “rilevazioni” che danno il MoVimento 5 Stelle “al 40%” o addirittura “vicino alla maggioranza assoluta”. Ma non era vietato parlare di sondaggi durante gli ultimi giorni della campagna elettorale?
“Dalle rilevazioni che abbiamo commissionato, abbiamo un potenziale di voti del 40%. Significa che abbiamo un potenziale per raggiungere la maggioranza assoluta. Ora dipende da voi”. Dimostrando una gran voglia di parlare di sondaggi con una correttezza che lo contraddistingue, ieri Luigi Di Maio per appena tre volte ha fatto riferimento a fantomatici dati, rilevazioni e sondaggi che danno il MoVimento 5 Stelle in grande vantaggio, con un grande potenziale o addirittura vicino alla maggioranza assoluta.
Il senso di Di Maio per i sondaggi “clandestini”
Il vicepresidente della Camera qualche giorno fa ha saputo che l’Autorità Garante delle Comunicazioni «ha dato mandato agli uffici di avviare le contestazioni relative alla violazione del divieto nei confronti delle emittenti televisive RAI e Mediaset, per episodi relativi, rispettivamente, alla trasmissione Mezz’Ora in Più (RaiTre) di domenica 25 febbraio, in occasione dell’intervento di Luigi Di Maio, e alla trasmissione, nella stessa data, Domenica Live in occasione dell’intervento di Silvio Berlusconi».
Ma a quanto pare non sembra granché preoccupato della possibilità di essere sanzionato, visto che ieri per tre volte ha continuato a citare sondaggi – senza far sapere nulla di chi li abbia commissionati, di quale sia il campione, di cosa dicano di preciso i risultati – con la chiarissima intenzione di spingere gli elettori a votare M5S in nome di un fantomatico “voto utile” perché gli altri partiti sarebbero lontani dal M5S e quindi il voto dato a loro si disperderebbe nell’inutilità.
La tattica dietro la citazione dei sondaggi e il silenzio dell’AGCOM
Ai microfoni di Radio Radio Di Maio ha detto: “Vedo tanto nervosismo ma va bene così perché significa che loro hanno i dati che abbiamo anche noi e che vedono il Movimento 5 Stelle vicino alla maggioranza assoluta”. Ovvero, se le parole hanno ancora un significato nel 2018 in Italia, secondo Di Maio il M5S è vicino al 50% più uno delle preferenze. Un dato che non era nemmeno ipotizzato nelle ultime rilevazioni fornite dagli istituti di sondaggi prima del black out elettorale. Ma si vede che Di Maio ha informazioni sue. Che però andrebbero un attimino a collidere con il divieto di diffondere sondaggi che l’Autorità Garante delle Comunicazioni sta facendo rispettare con attenzione quest’anno.
Non bastando, al forum live Facebook-ANSA Di Maio è tornato a utilizzare i sondaggi per fare campagna elettorale nel pomeriggio del 28 febbraio: “E’ normale, ci attaccano tutti perché siamo la prima forza del Paese e dopo che presenteremo la squadra di governo saremo vicini a raggiungere la maggioranza assoluta”. Tre volte in un giorno e, finora, nessun intervento dell’AGCOM per stigmatizzare il comportamento del candidato premier M5S. Eppure sei testate giornalistiche, per aver pubblicato sondaggi “clandestini”, il 27 febbraio sono state sanzionate dall’autorità garante delle telecomunicazioni. E in questo caso, come in quello di Berlusconi, siamo di fronte a comportamenti reiterati rispetto ai precedenti richiami.
Perché si citano i sondaggi durante il black out
In un intervento a Un Giorno da Pecora Fabrizio Masia di EMG ha spiegato che è giusto che ci sia il black out sui sondaggi perché questi potrebbero influenzare gli indecisi, che “potrebbero vedere le tendenze di voto e scegliere in funzione di quelli additati come probabili vincitori”. È esattamente questa l’intenzione di chi cita “sondaggi”, “dati nostri” e “rilevazioni”: nei giorni scorsi a farlo è stato anche Matteo Renzi con l’evidente intenzione di invogliare i suoi a serrare le fila in vista del rush finale.
Nessuno però se ne è uscito con numeri e dati certi come ha fatto ieri Luigi Di Maio. Il quale ha evidentemente collegato le “rilevazioni” di cui è in possesso alla necessità di “voto utile” in un video che finora è stato visto da 255mila persone: un perfetto caso di studio di quanto spiegato da Masia. Ma evidentemente nella campagna elettorale 2018 sono leciti anche i metodi contro la legge.
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