Il PD e il caso Smeriglio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-09

Il vicepresidente della Regione Lazio torna a prospettare alleanze con il M5S, Zingaretti lo smentisce mentre i renziani romani vanno all’attacco. E il tutto, visto da fuori, somiglia all’ennesimo litigio tra comari mentre la casa brucia

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«Io sono stato, anche qui nel mio piccolo, un avversario e un critico feroce del M5S. Ma nella condizione attuale penso che a quella forza, dove sono confluiti anche voti della sinistra – quella dei beni comuni, dell’acqua pubblica – bisogna proporre un disgelo. Verificare se ci sono, qua e là nei comuni e poi a livello nazionale, le condizioni per fare pezzi di strada assieme»: con la dovuta prudenza dovuta alla delicatezza dell’argomento, Massimiliano Smeriglio, vicepresidente della Regione Lazio e coordinatore di Piazza Grande di Zingaretti, in un’intervista al Manifesto ha riproposto il tema M5S alla vigilia del congresso del Partito Democratico che ha perso il candidato “renziano” Marco Minniti e si avvia a una celebrazione balcanizzata.

Il caso Smeriglio nel PD

Non appena l’intervista a Smeriglio è cominciata a circolare, sui social network è partito il tiro al piccione nei confronti di Zingaretti, accusato da renziani di voler prospettare un’alleanza con il MoVimento 5 Stelle in chiave anti-Lega, tanto che il presidente della Regione Lazio si è sentito in dovere di smentire l’ipotesi picchiando il più duro possibile sui renziani: «Ho detto fino alla noia che non ho alcuna intenzione di allearmi con il Movimento 5 Stelle. Ritornare in maniera isterica e ossessiva ogni volta su questo tema è segno della debolezza di chi non sa dire nulla di positivo su se stesso e ha come unica arma parlare male degli altri. La cosa divertente è che di solito i protagonisti di questa gazzarra sono tra i principali responsabili della disfatta elettorale che ha portato i 5 Stelle al Governo e pretendono di dare lezioni a me che li ho sconfitti».

smeriglio intervista manifesto

Ora, dovrebbe essere chiaro ed evidente a un politico di lungo corso come Zingaretti che se il tuo vice parla di convergenze con il M5S a livello nazionale si sta parlando, sottotraccia o meno, di una proposta di alleanza: il gioco di aprire il dizionario dei sinonimi per poi dire che non si è detto nulla a proposito di alleanze è stucchevole e non dovrebbe appartenere a un partito che ha la responsabilità (elettorale) di guidare l’opposizione. Le cose sono quindi due: o tutti i proponenti della mozione Zingaretti dicono la stessa cosa, o se ne dicono di diverse rischiano di far rimanere il partito nell’abisso in cui è piombato dopo il 4 marzo.

Renziani contro zingarettiani

Invece continuando a lanciare messaggi ambigui come quello di Smeriglio il dibattito continua ad essere inquinato e per niente chiaro: questo non può che mettere in difficoltà chi andrà a votare alle primarie. E così accade che l’onorevole Luciano Nobili, renzianissimo ras della corrente renziana romana già reduce dai clamorosi successi del PD in città (soprattutto nei municipi, dove il PD è riuscito nel miracolo di perdere le sue primarie contro due candidati vicini o affini a Zingaretti che poi hanno vinto anche le elezioni) litighi su Twitter e su Facebook con l’ex deputato Marco Miccoli, sostenitore di Zingaretti, il quale gli ricorda che attualmente i renziani sono senza candidati da appoggiare alle primarie.

smeriglio zingaretti

Lo spettacolo che attualmente il Partito Democratico è attualmente in grado di dare di sé sta tutto nel successivo botta e risposta su Facebook, che vede Nobili fare la vittima sostenendo che Miccoli vuole epurarlo (“Ammazza, siamo all’annuncio delle epurazioni? Ma davvero è questo il vostro stile di confronto politico se uno vi contesta l’aberrazione dell’alleanza con Cinque Stelle. La risposta è: sbrigatevi prima che arriviamo a cacciarvi? Che tristezza Marco. Ti auguro che non finisca come le altre volte, mi spiacerebbe vederti ancora abbacchiato”) e l’altro a rispondergli che non è il caso di parlare di epurazione in casa degli epurati (il riferimento è alla sua mancata ricandidatura alle elezioni). E il tutto, visto da fuori, somiglia all’ennesimo litigio tra comari mentre la casa brucia.

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