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Come Salvini rimuove foto da Facebook per non farsi condannare

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-03-24

Un fotografo aveva minacciato causa per violazione del diritto d’autore per lo scatto pubblicato sulla pagina FB di Salvini. Che a quel punto lo ha rimosso

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Matteo Salvini rimuove fotografie da Facebook quando rischia una causa, ma ovviamente “dimentica” di spiegarlo ai suoi followers. L’occasione è data dallo scatto che ritraeva Giulia Viola Pacilli, la ragazza che ha avuto la “fortuna” di essere messa alla gogna due volte dall’attuale ministro dell’Interno.

Come Salvini rimuove foto da Facebook per non farsi condannare

Pacilli nella foto mostrava un cartello con la scritta “Meglio buonista e puttana che fascista e salviniana”,mentre qualche tempo fa esibiva un cartello che recitava “Migranti, non lasciateci soli con i fascisti”  in occasione di una manifestazione dopo i fatti di Macerata. Per questo gli scatti sono stati pubblicati sulla pagina Facebook del ministro dove i suoi fans hanno passato la giornata insultandola.

Finché non è intervenuto Luca Cortese, autore della foto di Giulia Viola Pacilli, che ha chiesto al ministro di rimuovere la fotografia utilizzata ventilando, in caso contrario, la possibilità di adire le vie legali. Cortese su Facebook ha scritto a Salvini chiedendo formalmente la rimozione del post al gestore delle pagine social del ministro: «Sono l’autore della fotografia di Giulia, che vedete qui allegata. Ho condiviso l’immagine sulla pagina dell’evento People-Prima le persone dopo la bellissima manifestazione di sabato 2 marzo. Sono furioso per l’uso indegno della mia immagine fatto dallo staff di comunicazione del ministro Salvini e per la gogna mediatica a cui è sottoposta Giulia in queste ore. Tutta la mia solidarietà per lei».

Detto, fatto: il 21 marzo scorso, come ha fatto sapere lo stesso autore degli scatti, Salvini ha rimosso la foto. Cortese ha commentato così:

La procedura per violazione del diritto d’autore e la minaccia di azioni legali ha dato i suoi frutti.
Non è una vittoria: l’effetto che volevano ottenere (la gogna per Giulia e l’attacco alla manifestazione) è stato ottenuto. Ma la cancellazione del post , seppur a distanza di quasi 20 giorni, ci insegna qualcosa: il ministro e il suo staff, che sui social media fanno becera propaganda a volte violando, come in questo caso, regole e leggi, non sono intoccabili. E usando correttamente gli strumenti disponibili li si può ostacolare efficacemente, costringendoli a tornare sui loro passi.
Sono consapevoli di agire fuori dalle regole (e per un rappresentante delle istituzioni è gravissimo), e messi all’angolo rinunciano e cancellano, forse sperando che la cosa non sia notata. Beh, per loro vergogna e fastidio è stata notata. E ne parlo per evitare che lo possano fare di nuovo, usando i contenuti di chiunque a danno di altri.
I social non sono un territorio senza regole. E non lo è il nostro Paese.

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