Fact checking
Come Salvini usa i morti di Mirandola per fare campagna elettorale
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2019-05-21
Un ministro dell’Interno serio avrebbe annullato tutti gli impegni e sarebbe andato sul posto. Salvini prima va ad Uno Mattina e poi prosegue come se niente fosse il suo tour elettorale in Puglia
Un incendio di origine dolosa innescato questa notte nella sede della Polizia Locale di Mirandola (Modena) ha causato la morte di due persone, il ferimento di altri due ricoverati in gravi condizioni e 17 intossicati. La Polizia ha già fermato il presunto colpevole, si tratterebbe di un uomo di origine marocchina che per motivi ancora da chiarire avrebbe forzato l’ingresso della struttura e appiccato le fiamme all’interno del comando della Polizia Locale.
Perché Salvini non va a Mirandola?
Soddisfazione per l’arresto è stata espressa da parte del ministro dell’Interno Matteo Salvini che in una serie di dichiarazioni ha messo in collegamento il rogo di Mirandola con la politica dei porti chiusi. Il tutto senza sapere se il presunto colpevole sia entrato legalmente in Italia (e sia quindi in possesso di un regolare permesso di soggiorno) o meno. In un tweet Salvini scrive che la persona fermata sarebbe minorenne. Ma per la Lega poco importa perché da sempre promuove l’equivalenza tra “straniero” e “immigrato irregolare” e quindi “clandestino” e sicuramente pericoloso terrorista o potenziale criminale.
Oggi Salvini è a Lecce, in Puglia, per i suoi soliti comizi elettorali e quindi la tragedia di Mirandola torna utile per fare campagna elettorale. Su Twitter il ministro scrive: «una preghiera e un abbraccio alle famiglie delle vittime». Possiamo immaginare il conforto portato da questa dichiarazione visto che le preghiere Salvini le usa per prendere voti (come ha fatto a Milano) e che gli abbracci li manda ai suoi oppositori politici per sfotterli. Ma una volta passato lo sconcerto il ministro ritrova la voce grossa: «azzerare l’immigrazione clandestina, in Italia e in Europa, è un dovere morale: A CASA tutti».
Salvini va in televisione invece che andare a Mirandola
Però non fa l’unica cosa che un ministro dell’Interno avrebbe dovuto fare. Andare a Mirandola, sul posto, portare il conforto delle istituzioni che rappresenta alle famiglie delle vittime e dei feriti. Insomma fare il suo lavoro. Invece Salvini – prima di partire per la Puglia – è andato ad UnoMattina su Rai 1.
Sicuramente i cittadini pugliesi e gli autori di Uno Mattina avrebbero capito se Salvini avesse deciso di annullare tutti i suoi impegni. Ma la ragion di Stato non è riuscita ad avere la meglio sulla fitta agenda del titolare del Viminale, impegnatissimo a raccattare voti. Certo, ora il Capitano si difenderà dalle critiche dicendo che se fosse andato a Mirandola qualcuno lo avrebbe accusato di fare sciacallaggio. Ma la situazione qui è diversa, non è come quando durante gli attentati a Bruxelles Salvini si fece fotografare in giro per la città. Il leader della Lega ora è vicepremier e ministro, ha delle responsabilità di governo che all’epoca non aveva.
Alla fine il dubbio è che a Salvini dei due anziani morti a Mirandola importi poco. Quello che gli serve è un’altra tacca da mettere sulla lista della sua rubrica quotidiana: quella dei crimini commessi dagli immigrati. Il caso particolare è di poca importanza di fronte alla battaglia generale che le armate della propaganda leghista stanno combattendo. E qualcuno potrebbe anche chiedersi in che modo il Ministero retto da Salvini stia garantendo la sicurezza degli italiani. Perché se una cosa del genere fosse successa prima delle elezioni del 2018 Salvini avrebbe detto che era tutta colpa di quelli che stavano al governo. Ora però al governo c’è lui. Aveva promesso sicurezza agli italiani, si è ridotto a inventarsi il numero degli irregolari per far vedere di aver fatto qualcosa. Ma cosa?
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