Il piano B di Salvini: cambiare nome alla Lega

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-07-05

I giornali raccontano di un nuovo partito con nome diverso e di una possibile fusione con Fratelli d’Italia. Ma questo non cambierebbe niente per la magistratura

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Matteo Salvini ha un piano B per evitare i sequestri dei conti correnti della Lega ma non si capisce come possa funzionare. Il Messaggero e Libero raccontano oggi che il leader del Carroccio ha in mente di salutare la dicitura “Lega Nord per l’Indipendenza della Padania” per un più semplice “Lega – Salvini Premier”. Questo perché cambiare personalità giuridica permetterebbe di sfuggire alla magistratura.

Il piano B di Salvini: cambiare nome alla Lega

Scrive Libero che il ministro dell’Interno sta accelerando il processo di superamento dei suoi attuali confini politici. Il “capitano” ha portato la Lega oltre il suo perimetro naturale. Elettorale e geografico. Ma ora ci vuole qualcosa di nuovo. Un polo populista. Ci sarà un congresso fondativo. E forse nuovi compagni di viaggio. Salvini potrebbe coinvolgere nel progetto “Lega Italia” anche Giorgia Meloni. Per creare un partito unico da una fusione con Fratelli d’Italia che intanto esce da una frantumazione a Roma dove molti hanno lasciato, ironia della sorte, proprio per approdare nella Lega.

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I due leader vivono una relazione complicata. L’ingresso nell’area governativa degli ex An, voluta da Salvini, è stata stoppata da Di Maio. Ma restano margini per ricucire. L’altra necessità di Matteo è far sparire la Lega dal catalogo politico. Già il due per mille è stato versato su un altro codice. Ora il tema è preservare le quote volontarie versate dai parlamentari (3mila euro al mese) e i proventi del tesseramento dei militanti.

Il passaggio della Meloni con Salvini da una parte coronerebbe il sogno di tanti ex AN che avevano già fiutato gli enormi spazi che si aprivano dall’alleanza tra Lega e MoVimento 5 Stelle per il governo. E pazienza se questo costituirebbe una divertente contraddizione con la guerra senza quartiere che Fratelli d’Italia dall’opposizione ha fatto – con successo – alla Giunta Raggi e alle giunte grilline nei municipi. Dall’altra toglierebbe il partito dall’angolo in cui si è infilato attualmente con una linea politica difficile da mantenere tra elogi a Salvini per le ONG e critiche al M5S per il decreto “marxista” sul precariato.

Carroccio e Fratelli d’Italia domani sposi?

Dall’altra parte rimane che il percorso immaginato da Salvini – secondo i resoconti dei giornali – non fermerebbe in alcun modo l’azione della magistratura nei confronti del Carroccio. La procura di Genova finora ha messo le mani su poco meno di 2 milioni e ha chiesto di poter confiscare anche i soldi che arriveranno in futuro sui conti della Lega Nord. Ad aprile la Cassazione ha dato ragione ai pm e ieri ha pubblicato le motivazioni: “L’oggetto della misura cautelare – scrivono gli ermellini – è l’esistenza di disponibilità monetarie della percipiente Lega Nord che si sono accresciute del profitto del reato, legittimando così la confisca diretta del relativo importo, ovunque e presso chiunque custodito e quindi anche di quello pervenuto sui conti e/o depositi in data successiva all’esecuzione del provvedimento genetico”. Traduzione: qualsiasi somma che circoli sui conti della Lega Nord anche dopo il 4 settembre 2017 (data in cui fu stabilita la confisca) devono essere sequestrati. Soldi che vanno requisiti ovunque siano, fino a raggiungere la somma dovuta: 48 milioni e 969mila euro.

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I numeri della Lega (Il Messaggero, 5 luglio 2018)

Rimane quindi che non è comunque detto che costituendo un nuovo soggetto politico che non si chiami più Lega Nord gli attuali dirigenti scampino al sequestro qualora fosse confermato dal tribunale del Riesame, a cui spetta l’ultima parola dopo le parole molto chiare della Cassazione. Anzi. Eppure il Messaggero descrive un Carroccio pronto ad andare in guerra:

L’allarme è altissimo. Ogni tesserato ha versato 40 euro, i parlamentari come contributo volontario versano circa. 3mila euro nelle casse del partito. 112 per mille è già stato versato su un nuovo codice ma ora la mission è quella di togliere alla magistratura qualsiasi possibilità di bloccare i conti correnti della Lega. «La magistratura — riferisce un altro big — contesta irregolarità per 300mi1a euro ma nel frattempo alza sempre di più il tiro. E’ chiaro l’intento di eliminarci».

Il partito rischia la paralisi. In vista delle Europee e di altri appuntamenti importanti sul territorio. «Noi siamo abituati ad andare avanti con nulla ma così è assurdo», si lamenta anche Borghi. Il Carroccio è pronto ad adire a vie legali, civili e penali, ma al momento non è prevista alcuna mobilitazione. «Soltanto — avverte un ministro — che la magistratura deve stare attenta. Se i nostri scendono in piazza si rischia che la tensioni aumenti».

Ma di minacce come quella delle ultime righe è piena la storia della Lega: difficile dimenticare i fucili bergamaschi evocati dal Senatùr per far scattare una rivolta armata per andar “via da Roma” con la rivendicazione orgogliosa del ruolo della Lega nell’evitare una sanguinosa resa dei conti tra il Nord e il Sud del paese. O ancora le riflessioni sulle pallottole che costavano 1500 lire per i giudici che indagavano sulla Lega. Tutte chiacchiere che poi nessuno ha messo in atto. Perché tra il dire e il fare ci sono di mezzo 49 milioni di euro. Di soldi nostri.

Leggi sull’argomento: Perché la Cassazione mette Salvini sul lastrico

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