Perché Salvini parla di lavori forzati per i detenuti (e perché l’idea piace)

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-07-27

Il ministro ha precisato a Unomattina che parla di lavoro obbligatorio per i detenuti come in Austria. Ma in Austria non funziona come crede il ministro

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“Stiamo mutuando da alcuni paesi europei anche la forma del lavoro obbligatorio in carcere perché è troppo comodo uccidere e poi starsene sdraiati sul lettino”: Matteo Salvini a Unomattina ha  precisato meglio rispetto a Twitter cosa intendeva quando parlava di lavori forzati per i detenuti. L’idea non è nuovissima e ovviamente non è esente da un alto grado di fanfaronate, visto che secondo il ministro dell’Interno si fanno talmente tanti soldi con il lavoro dei detenuti da aumentarci gli stipendi della polizia penitenziaria (si tratta di una sciocchezza, secondo il modello proposto dallo stesso ministro).

Perché Salvini parla di lavori forzati per i detenuti (e perché l’idea piace)

Salvini questa cosa l’aveva già proposta durante la campagna elettorale per le elezioni 2018. E ne aveva parlato nel luogo più serio che conosceva all’epoca, ovvero su Twitter. E sparandola evidentemente grossa:

Lavoro obbligatorio in carcere, per tutti i condannati con pena definitiva, come in Austria.
E con quei soldi, aumentare gli stipendi degli agenti di Polizia Penitenziaria.
Espulsione per tutti i delinquenti stranieri.
Lo proporrò per il programma comune di governo.

salvini lavori forzati austria

In realtà in Austria non funziona come crede il ministro. Funziona invece così:

Ogni detenuto ha l´obbligo, durante il periodo di permanenza in carcere, di contribuire alle spese derivanti dal proprio mantenimento. Il contributo è pari al 75% dell’indennità che il detenuto percepisce per l’attività lavorativa svolta e ne sono esenti i detenuti che per fatto a essi non imputabile, non sono in grado di lavorare. I Gefangenen sono obbligati a svolgere l’attività lavorativa a essi assegnata, ma non possono essere adibiti a lavori gravemente pregiudizievoli per la loro salute (§ 44, comma 2, StVG); devono in ogni caso esercitare attivita´ di lavoro che sia utile.

Come si vede il detenuto in Austria paga le spese del suo mantenimento con una trattenuta sullo stipendio che percepisce e che è pari a tre quarti dei soldi che guadagna lavorando. Non va a spaccare le pietre nel deserto come i Bassotti nelle avventure di Zio Paperone (ecco perché Salvini preferisce Topolino all’Espresso, anche se non è ricambiato) e viene pagato per il suo lavoro. Davvero il ministro vuole introdurre un principio del genere obbligatorio per tutti e pagarlo, come in Austria? E c’è anche altro:

Tutti i lavori necessari, all´interno delle JVA, devono essere eseguiti da detenuti; se i detenuti non possono essere impiegati in questi lavori, sono tenuti a prestare attivita´ lavorativa in favore di pubbliche amministrazioni o a svolgere lavori socialmente utili, a produrre oggetti destinati alla vendita; vendita, alla quale provvede la JVA. Se non vi è pericolo di fuga, i detenuti sono ammessi a lavorare all´esterno degli stabilimenti carcerari, prestando attivita´ lavorativa in favore d’imprese convenzionate con la JVA.

Cosa dice l’ordinamento giudiziario italiano

Davvero Salvini vuole impiegare i detenuti obbligatoriamente in lavori socialmente utili o nella pubblica amministrazione? Con tutti i potenziali effetti che questo potrebbe avere sul mercato del lavoro, ad esempio? Attendiamo che il ministro porti una proposta concreta, visto che ne parla dal gennaio 2018. Di certo c’è che ai suoi fans la proposta piace un sacco:

salvini lavori forzati 1

salvini lavori forzati 2

C’è però da dire che attualmente ciò che propone il ministro contrasta con l’ordinamento penitenziario, che dice che:

L’art. 20 sostituito dal d.lgs. 124/2018 che riforma l’ordinamento penitenziario, definisce le principali caratteristiche del lavoro negli istituti penitenziari.

1 – Il lavoro penitenziario non ha carattere afflittivo (Carattere che ricalca i contenuti dell’art. 71 delle regole minime Onu ed è confermato dell’articolo 26,1 delle regole penitenziarie europee – adottate con la raccomandazione R 2006 2 del Comitato dei ministri del Consiglio d’Europa, che considerano il lavoro elemento positivo del trattamento)
2 – ed è remunerato. L’art. 22 sostituito dal d.lgs. 124/2018 sulla determinazione della remunerazione, stabisce che la remunerazione per ciascuna categoria di detenuti e internati che lavorano alle dipendenze dell’amministrazione penitenziaria è stabilita, in relazione alla quantità e qualità del lavoro prestato, in misura pari ai due terzi del trattamento economico previsto dai contratti collettivi.

Si attende quindi la proposta sul lavoro obbligatorio in carcere, vedendo se sarà chiaramente rubricabile alla voce sciocchezza elettorale, come l’idea dei lavori forzati. Se mai arriverà.

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