Salvini e la crisi di governo entro una settimana

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2019-04-20

La tentazione di far saltare il tavolo. La necessità di sacrificare Siri. Il rischio delle elezioni anticipate con Berlusconi. E l’opportunità di portarsi a casa i grillini ribelli e rimanere al potere

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Matteo Salvini ufficialmente è partito per le vacanze di Pasqua e non vuole essere disturbato. Ufficiosamente, si è dato una settimana di tempo per decidere se far cadere il governo e puntare a elezioni politiche anticipate.

Salvini e la crisi di governo entro una settimana

All’inchiesta per corruzione che coinvolge Armando Siri si è aggiunta la storia di Federico Arata, figlio dell’indagato Paolo, assunto a Palazzo Chigi da Giancarlo Giorgetti, braccio destro di Salvini. E, racconta un retroscena di Tommaso Ciriaco su Repubblica, ieri Luca Zaia ha mandato un messaggio al suo segretario: «Ma che stiamo aspettando? Molliamoli». E lui? Sta vacillando:

«Devo riflettere – confida a sera ai big del Carroccio – non sono più sicuro di andare avanti. Datemi una settimana per decidere. Ma sappiate che se rompiamo noi, rischiamo di restare col cerino in mano. Meglio se si assumono loro questa responsabilità». Sette giorni, dunque. I conti tornano, perché martedì prossimo il consiglio dei ministri deve approvare il decreto crescita che contiene il “salva Roma”.

Se il Carroccio dovesse negare il consenso alla norma, si rischierebbe la crisi dell’esecutivo. La prima scintilla resta sempre l’inchiesta sul viceministro Armando Siri. La Lega continua a difenderlo, il Movimento ne pretende lo scalpo. «Gli chiederò di farsi da parte per ragioni di opportunità», fa trapelare Giuseppe Conte. Intende convocarlo dopo Pasqua per chiedergli un passo indietro, in nome della «ragion di governo». Quello che Salvini nega.

La notizia dell’incarico al figlio di Arata che chiama in causa Giorgetti, ad esempio, è evidentemente un successo del MoVimento 5 Stelle nella battaglia contro l’alleato. E le pressioni di Conte su Siri dimostrano che la Lega è accerchiata.

Far saltare il tavolo

Per questo Salvini comincia a pensare di far saltare il tavolo. Ben sapendo che così mette a serio rischio la sua corsa elettorale. Intanto il premier in un’intervista al Corriere dice che non ha ancora deciso il destino di Siri:

Presidente, Armando Siri lascerà il governo?
«Completerò presto la valutazione e la decisione verrà adottata nei prossimi giorni».

Ma il M5S continua a chiederne le dimissioni, la Lega a difenderlo. E a lei toccherà decidere.
«Questo è un governo del cambiamento. E ho sempre cercato di rimarcare che non si tratta di una formula vuota, ma di una manifestazione programmatica per ridurre la sfiducia e il distacco dei cittadini dalle istituzioni. Dare importanza all’etica pubblica significa vincolare tutti i componenti del governo a agire con “disciplina e onore”, come pretendono la Costituzione e i cittadini. Siamo di fronte a un semplice avviso di garanzia, per accuse delle quali, allo stato, so quanto sanno tutti».

Significa che il giudizio è sospeso?
«Significa che una decisione sarà presa dopo avergli parlato nei prossimi giorni, per avere altri elementi di valutazione nel rispetto dei diritti dell’interessato, che come prima cosa ha il diritto ma anche il dovere di conferire con il suo Presidente».

Salvini ha tempo una settimana. Poi probabilmente ci ripenserà e caccerà Siri per non perdere il governo. Perché l’alternativa prevede un accordo con Berlusconi e un voto pieno di incognite. A meno che non riesca un colpaccio.

I grillini pronti ad andare con Salvini

Ovvero che il Carroccio trovi da sé i voti per il suo governo, inglobando i grillini reduci e Fratelli d’Italia. Un’ipotesi, a sentire il retroscena di Repubblica, a cui sta già lavorando proprio Di Maio:

Da qualche giorno, “sentinelle” cinquestelle di Montecitorio sono state allertate. «Controllate i movimenti di alcuni parlamentari – è stato l’input informale dei vertici 5S – perché stanno ragionando di come far proseguire con Salvini e Berlusconi la legislatura». Spettri, paranoie o guerriglia preventiva? A mezza bocca, i falchi più vicini a Di Maio tirano in mezzo anche qualche nome di chi starebbe sondando gli umori dei colleghi per traghettarli nel centrodestra in caso di necessità.

Uno sarebbe il lucano Gianluca Rospi, un ingegnere edile di Potenza. Lo descrivono come un profilo moderato, ma non forniscono “prove” delle sue trattative. In realtà, se si guarda a Potenza si incontra soprattutto Salvatore Caiata, che fu espulso dal M5S perché indagato. Già sulla manovra aveva assicurato ai berlusconiani di disporre di una pattuglia di nuovi responsabili. Ed è pronto a riprovarci.

Leggi anche: Federico Arata: la storia del figlio dell’indagato alla corte di Giorgetti

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