Roma, l'emergenza monnezza più pazza del mondo

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-01-07

Il M5S decide di non inviare più i rifiuti in Emilia. Il presidente della Commissione Ambiente del Campidoglio sostiene che la situazione in città sia in netto miglioramento. E vuole usare gli impianti di Toscana e Abruzzo. Ma c’è chi dice che il problema sono il PD e Pizzarotti. E che è arrivato un ordine dall’alto per la campagna elettorale

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“Portare i rifiuti di Roma in Emilia Romagna costa molto di più: oltre 180 euro a tonnellata. Per questo, e non per ragioni politiche, ancora nessun camion è partito da Roma per gli impianti emiliano-romagnoli”: in una dichiarazione rilasciata ieri alle agenzie di stampa Daniele Diaco, presidente della Commissione Ambiente del Campidoglio, annuncia il dietrofront dell’amministrazione comunale sull’Emilia Romagna. Dopo le polemiche con Bonaccini e Pizzarotti, il MoVimento 5 Stelle cambia idea.

Roma e l’emergenza monnezza più pazza del mondo

Diaco spiega che “La polemica politica che, purtroppo, è partita dagli amministratori dell’Emilia Romagna non rientra tra i nostri criteri di scelta basati sempre su responsabilità e attenzione per l’interesse pubblico” e aggiunge che “Fino ad oggi non c’è un documento ufficiale che fa venire meno l’opzione della Toscana, più conveniente per la collettività dal punto di vista economico e geografico Toscana e Abruzzo sono le due destinazioni scelte fin dall’inizio in base ai principi di prossimità ed economicità che permetterebbero risparmi all’Ama, quindi, alla città di Roma. D’altra parte, in un recentissimo confronto istituzionale con la Regione Lazio, lo stesso assessore Buschini ha condiviso la nostra attenzione per i costi di trattamento e smaltimento. La temporanea attesa per una scelta definitiva è permessa anche da una situazione in netto miglioramento rispetto ai giorni delle festività natalizie, quando tradizionalmente aumentano i quantitativi di rifiuti”.
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La richiesta dell’Ama era stata veicolata dalla Regione Lazio, con Buschini che oggi tuona: “Il rispetto istituzionale esige chiarezza verso coloro che si sono esposti offrendo solidarietà”. Prima dell’Emilia, la Capitale – nell’elaborare il suo piano B (in caso di criticità o difficoltà con gli impianti già a disposizione) – aveva sondato le strade della Toscana e dell’Abruzzo, in cui il Movimento 5 Stelle continua a confidare.

La retromarcia sui rifiuti

Ma dietro il colpo di scena ci sarebbe anche altro. Lorenzo Bagnacani, presidente e amministratore delegato dell’azienda capitolina dei rifiuti (Ama), ha aperto alla possibilità di fermare tutto: «Nella capitale non esiste un’emergenza», afferma contro ogni evidenza il manager intervistato dalla Voce di Reggio Emilia, «ma solo una situazione transitoria frutto di scelte sbagliate del passato». E siccome «la nostra logica è preferire gli impianti più vicini, in modo da ridurre il più possibile i costi e il traffico dei camion», ecco che l’accordo con la Regione Emilia — sollecitato sopra e sottobanco dallo stesso Bagnacani e dall’assessora 5S all’Ambiente Pinuccia Montanari — finisce in un cassetto come carta di riserva. Perché, dice Repubblica, il problema è tutto politico:

Il 30 dicembre i due governatori, Zingaretti e Bonaccini, si accordano: 15mila tonnellate di scarti (al costo di oltre 200 euro a tonnellata, trasporto incluso) andranno a Granarolo, Parma e Modena. Nel M5S è il caos. I deputati del territorio alzano le barricate. Max Bugani, capogruppo del Movimento a Bologna e soprattutto socio di Casaleggio in Rousseau, avverte i vertici che la situazione è diventata esplosiva. Specie dopo che il “nemico” Pizzarotti ha rivendicato il salvataggio della “miracolata” Raggi.

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Dalle parti di Grillo e Casaleggio scatta l’allarme. Sul Campidoglio piomba il diktat: macchina indietro. Niente più rifiuti al Nord, troppo rischioso per il consenso. Che ci pensino i romani a trovare un’alternativa. Anche se gli impianti sono ormai saturi e ogni giorno un milione di chili di immondizia resta a marcire in strada: impossibile da raccogliere perché non si sa dove metterla. Ama ha deciso: non firmerà nessun contratto di conferimento con Iren (proprietaria dell’inceneritore di Parma) né con Hera (gestore deli impianti di Granarolo e Modena). I camion non partono più.

E c’è di più.

Lo smacco politico

Da giorni infatti i consiglieri M5S avevano ingaggiato una battaglia con Pizzarotti, che – specialmente dopo aver vinto le elezioni da solo a Parma contro PD e M5S, viene visto come un pericoloso nemico politico perché ha dimostrato che un M5S senza Grillo e Casaleggio non solo è possibile, ma è anche vincente. Stefano Bonaccini, presidente dell’Emilia Romagna, risponde così in un’intervista a Repubblica sulla possibilità che sia una regione rossa a risolvere un problema dei grillini durante la campagna elettorale: «Spero proprio che i grillini non temano questo scenario. Ma se fosse così commetterebbero un errore gravissimo. Le istituzioni non sono di proprietà di un partito o di un movimento, ma sono un bene prezioso che va messo al riparo dalla propaganda e dagli interessi di parte, anche nell’imminenza di un voto. Dopo di che si decidano, noi stiamo bene anche senza l’immondizia di Roma. Per altro, se è vero ciò che ho letto oggi, e non ho motivo di dubitarne, Ama ipotizza di di portare i rifiuti in Abruzzo. Ma così non è che cambiano i termini della questione: sempre ad altri si rivolgono perché non riescono a smaltire “in casa “ la loro spazzatura».
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“In tutto il periodo di festività l’azienda capitolina ha raccolto oltre 1.000 tonnellate di rifiuti in più rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso, e Roma sul fronte dei rifiuti ha retto bene, nonostante le note fragilità del sistema ereditate dal passato. L’attivazione degli accordi sui rifiuti fra Regioni, anche nel caso di quantitativi esigui, come nel caso dell’Emilia Romagna, servono a monte per legge ed era doveroso attivarli come ‘valvola’ di cautela”, dice oggi il M5S.
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Tanto vale allora ricordare cosa diceva Virginia Raggi nel 2014. Quando non si raccoglieva la plastica, all’epoca, era colpa di Marino. Adesso di chi?
Foto copertina da Riprendiamoci Roma su Facebook

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