Roberto Fico, le firme false e le sospensioni rimandate

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-04-18

Nuti e Di Vita lasciano volontariamente il gruppo dei 5 Stelle evitando al capogruppo l’imbarazzo di votare. Ma la Mannino è ancora dentro. E non è questo l’unico problema che affligge i grillini nella vicenda. C’è anche l’ufficio di comunicazione di mezzo. E l’assunzione di un ex addetto stampa dell’associazione di Forello

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In molti hanno pensato che dietro l’annuncio dell’autosospensione dal gruppo parlamentare di Riccardo Nuti e Giulia Di Vita ci fosse la volontà di Roberto Fico di non andare alla conta del voto. Lui però ha smentito ieri su Facebook queste interpretazioni prendendosela con la stampa e successivamente ha anche smentito che oggi ci sarebbe stato un voto per decidere sull’ultima onorevole rimasta dentro, ovvero Claudia Mannino.

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Lo status di Roberto Fico su Facebook (17 aprile 2017)

Roberto Fico, le firme false e le sospensioni rimandate

Di certo la sospensione evita un voto che avrebbe visto soccombente la linea “garantista” sulla storia delle firme false di Palermo 2012, visto che nessun parlamentare ha offerto una sponda pubblica ai tre accusati dalla procura e non a caso gli elogi per l’autosospensione sono arrivati da Fico, Chiara Di Benedetto e pochi altri nel MoVimento 5 Stelle. Nessuna condivisione di status con elogio da parte di Di Maio e Di Battista, nonostante Nuti e Di Vita si siano impegnati nel toccare tutte le corde sensibili nel M5S, annunciando che avrebbero continuato a dimezzarsi lo stipendio e a denunciare le eccedenze al fondo per il microcredito. Ed evitando di ricordare che la sanzione nei loro confronti è stata chiesta da Beppe Grillo in persona, ma prendendosela con “il giochino politico di partiti e avversari”.

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Lo status di Riccardo Nuti che annuncia l’autosospensione

Intanto la deriva complottistica della vicenda è ben enucleata dal retroscena firmato da Federico Capurso sulla Stampa:

Intanto, sempre nel 2014 ma a Palermo, la procura archivia un’indagine aperta l’anno prima sul caso firme-false. Poi, a distanza di due anni e nel pieno delle comunarie M5S, una nuova soffiata anonima arriva alla redazione delle Iene. Lo scandalo questa volta travolge i candidati nutiani, portando alla vittoria Ugo Forello, sponsorizzato da Cancelleri. È il colonnello fedele a Di Maio a essere visto «da molti come il regista dell’operazione», spiega un parlamentare siciliano, «perché solo un militante interno può essere in possesso di quelle informazioni. Poi deve esserci l’interesse a renderle note».
Una operazione che – sulla scia di questa caccia alle spie – sarebbe stata gestita con l’appoggio dell’ufficio della comunicazione M5S a Roma, sul quale cade l’accusa dei parlamentari coinvolti «di lavorare per conto delle Iene con i nostri soldi». Il sospetto – secondo quanto trapela – nascerebbe dalla presenza nell’ufficio comunicazione di Montecitorio di un ex addetto stampa dell’associazione palermitana Addiopizzo, di cui il candidato sindaco Forello è tra i soci fondatori.

Le accuse all’ufficio comunicazione a 5 Stelle

La ricostruzione che vede Cancelleri come il dominus dell’operazione firme false a 5 Stelle però non regge. Perché è vero, come confermò a neXt qualche tempo fa un attivista di zona, che la vicenda era conosciuta da tutti quelli che frequentavano il MoVimento 5 Stelle palermitano – e anche al di fuori, vista l’allusione di Davide Faraone nei confronti di Nuti su Twitter in tempi non sospetti. Ma è anche vero che senza la prova regina, ovvero il foglio con le firme vere che poteva essere messo a confronto con quello consegnato agli uffici del comune per rivelare la falsificazione e la copiatura, nessuno si era mai azzardato a muoversi o ad alludere (e la Digos qualche tempo prima archiviò un’indagine in tal senso nonostante la testimonianza di Vincenzo Pintagro).

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I tre deputati nazionali del M5S coinvolti nel caso delle firme false di Palermo

E siccome è evidente che quel foglio potesse essere custodito (invece che distrutto, forse addirittura per essere utilizzato successivamente…) soltanto da chi c’era a Palermo nel 2012, ecco che Cancelleri viene automaticamente escluso da ogni sospetto. Così come Ugo Forello, perché all’epoca non si era ancora avvicinato al M5S.

I probiviri in pole position

Certo, nulla vieta di pensare, in via ipotetica, che qualcuno presente nel 2012 possa aver agito successivamente in accordo con altri che all’epoca non c’erano, ma la teoria del complotto enunciata a più riprese davanti ai magistrati da Nuti, Di Vita e Mannino si è infranta contro le indagini della procura, che hanno archiviato la posizione di Forello e nemmeno sfiorato Cancelleri. D’altro canto, i tre sono oggi nei guai per aver continuato ad affermare davanti ai magistrati le presunte (e mai provate) responsabilità di Forello e Cancelleri e per aver promesso una conferenza stampa con rivelazione di retroscena che ha fatto infuriare i 5 Stelle siciliani impegnati oggi nella campagna elettorale per il Comune e domani in quella, molto più importante visti i sondaggi che li danno in trionfo, nella Regione.
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E da questo punto di vista l’autosospensione non cambia niente: Grillo ha chiesto ai probiviri altre sanzioni nei loro confronti. Forse il gesto distensivo di Nuti e Di Vita potrebbe servire a salvarli, ma è impossibile che questo accada finché la posizione di Claudia Mannino costringe i parlamentari ancora al voto. E i probiviri a intervenire. Magari evitando l’espulsione vista la “buona volontà” dimostrata dai parlamentari.

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