Le fantastiche teorie di Antonio Maria Rinaldi sull’andamento dello spread Btp/Bund

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2019-06-19

Cartabianca ha perso Mauro Corona, ma potrebbe aver trovato un degno sostituto nel no-europarlamentare leghista che ieri ha tenuto una deliziosa lezione di economia in romanesco mentre era in collegamento da Bruxelles “spiegando” il complotto tedesco (e di chi sennò) dietro la crisi del 2011. Peccato che le cose non stiano come le racconta Rinaldi

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Il no-europarlamentare leghista Antonio Maria Rinaldi ieri era in collegamento con Cartabianca. Potrebbe diventare una rubrica fissa quella del no euro che ci spiega i problemi della moneta unica e della UE comodamente seduto a Bruxelles. Il programma condotto da Bianca Berlinguer ha appena perso un contributor di spessore come Mauro Corona e chissà che Rinaldi nel tempo libero non possa trovare modo di collaborare con il programma di Rai 3.

Rinaldi, il sovranista della manina tedesca

Rinaldi parte subito col botto e ci spiega che non dobbiamo assolutamente preoccuparci che si possa ripetere una situazione come quella del 2011 con lo spread alle stelle. «Dopo qualche anno abbiamo saputo che quell’impennata dello spread nei confronti dei bund tedeschi fu innescata da delle vendite quanto mai sospette da parte della Deutsche Bank. Quindi questi sono agli atti, purtroppo si è saputo qualche anno dopo». Avete già sentito questa storia? Sì, è quella del “complotto” per far cadere il governo Berlusconi. Rinaldi dice che tutto questo ormai è noto, ma i fatti di cui parla sono ben lungi dall’essere accertati.

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La storia è quella dell’indagine della mitica procura di Trani (quella che indagò anche sulle agenzie di rating) poi spostata a Milano. In realtà è davvero difficile parlare di complotto, manine teutoniche e vendite “sospette”. Con lo spread a 576 punti base (picco raggiunto a novembre 2011) e una crisi finanziaria in atto non solo Deutsche Bank ma la stragrande maggioranza degli investitori fecero a gara per sbarazzarsi dei titoli di Stato italiani. Cionondimeno si accusa Deutsche Bank di aver “speculato” sui nostri titoli perché nel periodo tra gennaio e giugno 2011 ha venduto (si è sbarazzata, vedetela voi) 8 miliardi di euro di Btp Italia.

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Come spiega Mario Seminerio però non solo quella cifra non è poi così astronomica. Il debito pubblico era a 1.900 miliardi di euro e il portafoglio DB ammontava a meno dello 0,3%. In quel frangente (o meglio successivamente) a vendere erano sostanzialmente tutti, mica solo i cattivi tedeschi. Ciliegina sulla torta: dopo aver azzerato il portafoglio titoli italiani DB decide di comprare circa tre miliardi di euro di titoli di Stato. Una classica operazione speculativa? Si potrebbe pensare dì sì. Se non fosse che Deutsche Bank ha annunciato di aver venduto i titoli DOPO averne comprati. Quindi non ha potuto nemmeno approfittare del picco dei rendimenti (successivo a luglio) che sarebbe seguito all’annuncio dell’azzeramento.

I fantastici dati di Rinaldi per smentire Forchielli

«Il pericolo – commenta Rinaldi – è parlare a sproposito di pericolo». Oppure parlare a sproposito degli eventi del 2011 dimenticando di ricordare che Berlusconi dovette andarsene dal governo perché non aveva più una maggioranza parlamentare. E che quando arrivò il suo successore, Mario Monti, il partito di Berlusconi ne sostenne il governo. Ma torniamo al presente, Rinaldi sostiene che lo spread in questi giorni si è abbassato grazie al grande lavoro di Salvini e Di Maio. Ora sarebbe interessante sapere cosa hanno fatto Salvini e Di Maio per farlo abbassare, anche in considerazione che sono state le dichiarazioni bellicose del leader della Lega (e dei vari sostenitori dei minibot) in seguito alle europee a farlo alzare nuovamente.

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L’andamento dello spread in questi giorni

Prova a farglielo notare anche Andrea Scanzi, mentre l’eurodeputato commenta poi je risponno. Rinaldi nella sua fantasiosa ricostruzione dimentica di ricordare quello che è successo ieri. Ovvero delle dichiarazioni del Presidente della BCE Mario Draghi che ha annunciato un nuovo stimolo all’economia europea: “nelle prossime settimane il Consiglio direttivo delibererà in che modo i nostri strumenti possono essere adattati alla severità del rischio alla stabilità dei prezzi. Manteniamo la capacità di rafforzare la nostra forward guidance modificando il suo bias e la sua condizionalità per tener conto delle variazioni negli aggiustamenti del percorso di inflazione”. Questo annuncio ha avuto due effetti: la ripresa delle borse e il calo dello spread Btp/Bund.

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In realtà si chiama Alberto Forchielli

La cosa davvero divertente è quando Alberto Forchielli chiede a Rinaldi di provare con dati e documenti che la crisi del 2011 è stata innescata da Deutsche Bank. Di nuovo mentre l’interlocutore sta ancora parlando il nostro commenta facendo il classico accento svedese di chi ormai è a suo agio all’Europarlamento «mo j’o trovo, nun se preoccupe, tanto ce stamo artri dieci minuti». Rinaldi chiede “due minuti” per mandare tutti i documenti perché «le trovo tutti i riferimenti, in genere quando parlo le so, le dico precisamente ogni cosa, le sanno pure i sassi, gli addetti ai lavori lo sanno». Forchielli invita a mandarglieli via mail al che Rinaldi risponde «Forchié, senta c’ho gli occhiali, c’ho il telefonino, Google adesso glieli trovo e glieli do nun se preoccupi». Su Twitter finalmente Rinaldi riesce a trovare “i documenti”: un articolo del Fatto (del 2016) che annuncia l’avvio delle indagini della procura di Trani nei confronti dei vertici di Deutsche Bank. Ma appunto si tratta di un’indagine (chiusa nel 2017 e trasferita a Milano) e non certo una prova o un documento econometrico che dimostri la scientificità delle dichiarazioni di Rinaldi. Strano vero?

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