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C’eravamo tanto amati: il divorzio al veleno di Rifondazione da Potere al Popolo
di Giovanni Drogo
Pubblicato il 2018-11-30
Dopo aver deciso di ritirare la propria proposta di statuto e aver abbandonato PaP un nuovo capitolo arricchisce il volume dei drammi della sinistra. Il Segretario di Rifondazione Maurizio Acerbo ha diffidato Viola Carofalo e PaP dall’utilizzo del nome e del simbolo del partito
Continua l’appassionante saga di Potere al Popolo!, il movimento che vuole farsi partito ma non ci riesce. Qualche tempo fa PaP ha avviato un percorso di trasformazione in partito politico in modo da portare a compimento un’armonizzazione tra le due anime che lo costituiscono: quella dei partiti politici come Rifondazione Comunista e quella dei movimenti. Tutto avrebbe dovuto trovare la tanto sospirata sintesi nel voto sullo statuto tra quello proposto da “Je’ So’ Pazzo” e quello di RC. Però, dopo uno scambio di accuse reciproche a proposito di alcuni “pizzini” per influenzare l’esito del voto, Rifondazione Comunista ha annunciato di voler ritirare lo statuto e di non voler partecipare al voto.
Rifondazione Comunista e l’addio a Potere al Popolo!
Ciononostante il coordinamento nazionale ha ratificato l’adozione dello Statuto 1 (quello di Je’ So’ Pazzo) che era stato votato sulla piattaforma online provocando ulteriori proteste da parte di Rifondazione che invece chiedeva di azzerare tutto e ricominciare dall’inizio la discussione sullo statuto del partito. La questione non si è chiusa lì e il rischio di una scissione, a pochi mesi dalle elezioni europee, rimane sullo sfondo. Nei giorni scorsi infatti il Segretario di Rifondazione Maurizio Acerbo ha inviato una lettera in cui diffida Viola Carofalo e Giorgio Cremaschi dall’utilizzo del nome e del simbolo di Potere al Popolo.
Acerbo, Carofalo e Cremasco sono i tre “soci” di Potere al Popolo! avendo firmato davanti ad un notaio l’accordo elettorale prima delle politiche di marzo. Allo stato attuale – dopo le dimissioni di le dimissioni di Mauro Alboresi a luglio – l’assemblea (la Presidenza, secondo lo statuto) è composta da:Viola Carofalo, Giorgio Cremaschi, Francesco Antonini, Maurizio Acerbo. Carofalo ha risposto su Facebook dicendo che la diffida è dovuta al fatto che Rifondazione «non riusciva a determinare la linea e portare verso il quarto polo Potere al Popolo!». Non essendoci riuscita – è la tesi di Carofalo – Rifondazione ora starebbe tentando di far scomparire PaP minacciando ritorsioni legali.
La scissione lenta di Potere al Popolo
Anche Potere al Popolo ha voluto socializzare con l’intera comunità la notizia della diffida e una nota – dal titolo Questo Potere al Popolo non s’ha da fare – con la quale Cremaschi e Carofalo ribattono al compagno Acerbo. Il segretario di Rifondazione Comunista sostiene che dal momento che non è stato nominato un nuovo (quinto) membro dell’Assemblea non sarebbe valida la modifica statutaria approvata a ottobre perché «l’approvazione delle modifiche statutarie, poi, doveva essere approvata tanto dall’assemblea che dalla presidenza» con la maggioranza qualificata dei 4/5. Cosa che dal momento che ora l’Assemblea è composta da quattro persone non è possibile.
Acerbo quindi ha deciso di procedere a convocare l’assemblea dell’associazione Potere al Popolo per il giorno lunedì 10 dicembre alle ore 15. All’ordine del giorno ci sarà il futuro associativo l’uso del nome e simbolo dell’Associazione per decidere se dichiarare conclusa l’esperienza di Potere al Popolo oppure se trovare un accordo sulle modifiche allo statuto (che però è già stato approvato online dagli attivisti). Secondo Carofalo e Cremaschi invece «Potere al Popolo va avanti e cresce e non saranno quattro persone e un tesoriere, seppure autorevoli, che potranno metterlo in discussione». I due soci ricordano che Rifondazione la decisione di abbandonare l’esperienza di PaP e di separarsene e che quindi è davvero singolare che chi ha deciso di separarsi da una forza politica «pretenda che quella forza da cui ci si separa non esista più».
Più duro invece è il sito Contropiano (legato alla parte di PaP che fa rifermento all’ex Opg Je’ So’ Pazzo) che scrive che dietro la decisione di Acerbo di voler chiudere in tribunale l’esperienza di PaP (dopo esserne uscito) ci sia il sogno di un nuovo listone elettorale per il quale Potere al Popolo rappresenterebbe un problema da eliminare visti consensi che i sondaggi accreditano a PaP. Al di là delle possibili interpretazione quello che attivisti e simpatizzanti non capiscono è come mai Potere al Popolo e Rifondazione Comunista non possano intraprendere strade separate. Ormai al miraggio dell’unità della sinistra non ci crede più nessuno.
Foto copertina via Facebook.com
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