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Potere al popolo e il voto sullo statuto ritirato

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2018-10-06

All’apertura delle urne per la scelta tra le due proposte alternative, Rifondazione Comunista annuncia il ritiro del suo statuto e la votazione diventa monca

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Nei giorni scorsi abbiamo parlato del voto per lo Statuto di Potere al Popolo e del “pizzino” – secondo la definizione di Paolo Ferrero – che invitava a votare per quello proposto da Rifondazione Comunista, che aveva scatenato un’aspra polemica tra gli esponenti più in vista.

Potere al popolo e il voto sullo statuto ritirato

I due statuti (quello proposto da “Je’ So’ Pazzo” e quello di RC) si differenziano in particolare su un punto: nel primo è previsto che le decisioni si prendano con la maggioranza semplice dei votanti (il 50% + 1), mentre quello di Rifondazione prevede che “Le decisioni più rilevanti sul piano politico (relative alla linea politica generale e alle scelte elettorali), vengano prese con il principio del consenso con una maggioranza di 2/3 dei votanti”. Ieri sera, però, all’apertura del voto sulla piattaforma del partito, Rifondazione Comunista ha annunciato di voler ritirare lo statuto e di non voler partecipare al voto.

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Sul suo sito Rifondazione lamenta che sia stata rifiutata la pubblicazione sul sito del testo di presentazione del suo statuto e segnala che sia stata pubblicata una ricostruzione falsa della riunione del coordinamento che aveva sancito il voto: «Invitiamo le compagne e i compagni di quella che si è configurata come la “maggioranza” del coordinamento a rinviare la consultazione on line e a concordare una convocazione del coordinamento stesso per ristabilire un quadro di regole condivise. Invitiamo le compagne e i compagni che come noi si riconoscono nel Manifesto fondativo di Potere al popolo! a non partecipare alla votazione che inizia domani».

Rifondazione contro Je’ So’ Pazzo

Secondo la ricostruzione del partito di Maurizio Acerbo Rifondazione non ha accesso agli strumenti di comunicazione del partito (il sito e la pagina Facebook) e quindi non può in alcun modo far conoscere le proprie ragioni agli iscritti. Intanto sui social network continua la saga delle accuse contrapposte tra le due fazioni, con l’accusa di pensare a Rifondazione come a un ramo secco da una parte e quella di voler egemonizzare un movimento dal basso dall’altra parte.

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Tra chi protesta c’è anche l’europarlamentare Eleonora Forenza che non aveva sottoscritto nessuno dei due statuti: “La forzatura di oggi è figlia di una assurdità che più volte ho sottolineato: il rifiuto da parte di Ex opg di condividere e socializzare la proprietà (e gli accessi) dei mezzi di comunicazione (sito e social). Per cui nel pieno di un confronto che doveva essere democratico, qualcuno poteva pubblicare ciò che voleva, gli altri dovevano chiedere il permesso”. E lancia anche l’allarme per il rischio che l’esperienza di PaP si chiuda qui: “Le compagne e i compagni di Ex Opg e Eurostop hanno due possibilità: provare a ripartire tutte e tutti insieme, democraticamente alla pari; o fare finta di niente, andare avanti a tappe forzate, cantare vittoria, dire che senza la zavorra di rifo ora Pap vola, ecc.”.

Leggi sull’argomento: Il “pizzino” per barare al voto per lo Statuto di Potere al Popolo

 

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