Ius soli, stai sereno!

di Alessandro D'Amato

Pubblicato il 2017-07-17

Gentiloni rinvia la legge all’autunno, quando non sarà più possibile approvarla. Renzi approva, rinunciando a una delle poche leggi autenticamente “di sinistra” per ragioni di opportunità. Vincono Lega e Forza Nuova. Vince il M5S. Trionfa, come al solito, il più furbo

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Si farà, certo, ma non oggi. Semmai in autunno, quando il clima politico sarà più tranquillo perché c’è la legge di bilancio da approvare (ah ah ah). Magari con qualche modifica, così poi dovrà essere di nuovo votato alla Camera. Anche se – ops! – poi sarà troppo tardi per calendarizzarlo visto che dopo ci sono le elezioni. Lo ius soli è talmente importante per il Partito Democratico, come hanno sostenuto in pubblico Renzi e Orini, che ieri il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni si è preso la responsabilità di annunciare il rinvio della legge.

L’ingloriosa retromarcia del governo sullo ius soli

Ciò nonostante, se il governo avesse messo la fiducia sullo ius soli sarebbe caduto, pronosticano oggi i retroscena attribuiti a Gentiloni. Con argomenti risibili: il ministro che aveva minacciato le dimissioni parlava di pericoli per il voto anche se già oggi la legge prevede la cittadinanza (e quindi il voto) dopo i 18 anni. Spiega oggi Massimo Giannini su Repubblica:

Il segretario del Pd, che aveva avuto il merito oggettivo di rilanciare lo “ius soli” dopo oltre un anno di stallo tra Montecitorio e Palazzo Madama, ha scaricato la responsabilità della scelta a Paolo Gentiloni. E il premier non se l’è sentita di mettere a rischio l’esistenza stessa del suo governo, ponendo sul testo una fiducia che al Senato non ha i numeri per passare. Ha dovuto cedere al dissenso di Alfano, sia pure chiarendo che il cedimento non è definitivo e che a settembre la legge riprenderà il suo iter ordinario.
Ma è un solo diversivo. Il governo spaccia una resa per un rinvio: è certo che la legge finirà sul binario morto delle tante “incompiute” di questa legislatura. Renzi è costretto a rinunciare a una delle poche leggi autenticamente “di sinistra” messe in campo dal Partito democratico per ragioni di opportunità.

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Ora Renzi avrebbe dovuto scegliere tra due ipotesi. La prima: fare un passo avanti, obbligando Gentiloni a chiedere il voto di fiducia. Ma se poi il governo fosse andato sotto al Senato, il segretario sarebbe stato accusato di aver costruito l’incidente parlamentare per andare a elezioni anticipate.
La seconda: fare un passo indietro, e dire lasciamo perdere lo “ius soli”, perché non ha il consenso della maggioranza, né quella degli italiani né quella dei parlamentari. Qualunque fosse stata la scelta, avrebbe pagato un prezzo politico molto alto. Così ha scelto la terza ipotesi: il passo di lato. La scelta non la fa il capo del Pd, ma la fa il capo del governo.

Gentiloni e Renzi: la faccia sullo ius soli

Secondo tutti i pronostici adesso la legge è virtualmente morta. In autunno le condizioni politiche saranno ancor più difficili. Specie al Senato, dove tutti i contrari alla legge sulla cittadinanza non avranno più remore a votare contro e a negare la fiducia se necessario, una volta chiusa l’ultima finestra utile per un voto anticipato. E così di una legge sullo ius soli si andrà a parlare nel 2018, con il nuovo parlamento. Solo parlare, ovviamente, visto che non ci sarà alcuna possibilità di approvazione con la nuova maggioranza.
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Hanno vinto le sceneggiate di Lega e Fratelli d’Italia. Hanno vinto Casapound e Forza Nuova. Ha vinto la proposta inventata dal M5S per dire di no allo ius soli. Ha vinto, come al solito, il più furbo.

Una legge timida, ma non è bastato

Anche perché questa era una legge che di ius soli aveva soltanto il nome. Attualmente chi nasce in Italia da genitori stranieri può diventare italiano al compimento del 18esimo anno di età. Nella legge si prevede che chi è nato in Italia possa diventarlo prima a talune condizioni, e quindi non si tratta dello Ius Soli americano o di altri paesi europei.

I figli di migranti nati in Italia potranno diventare cittadini della Repubblica in base ad alcuni criteri (ruolo particolare hanno gli anni di residenza dei genitori). Si introduce, accanto allo ius sanguinis (è italiano il figlio di un cittadino italiano) anche una via riconducibile allo ius culturae: le novità riguardano chi arriva nel nostro paese prima dei 12 anni di età e studia in scuole italiane.
[…] Un altro caso riguarda la concessione del diritto di cittadinanza, che avviene con decreto del presidente della Repubblica: può chiederla chi arriva in Italia prima dei 18 anni ed è residente in Italia da almeno sei anni, dopo aver frequentato regolarmente un ciclo scolastico e aver ottenuto il titolo finale. Si tratti di ius soli o di cittadinanza legata ai banchi di scuola, serve il nulla osta del ministero dell’Interno, che ha sei mesi per verificare che non esistano controindicazioni per motivi di sicurezza.

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Lo ius soli nei paesi europei (Corriere della Sera, 16 giugno 2017)

Per far diventare cittadino italiano un minore è necessario che il padre abbia il diritto di soggiorno permanente, se si tratta di cittadini UE, o quello di lungo periodo per gli extra-Ue. Il genitore deve aver soggiornato per almeno cinque anni in Italia se cittadino UE. Se extracomunitario, deve anche dimostrare di avere un reddito, un alloggio idoneo e di conoscere la lingua. Solo se vengono soddisfatte tutte queste condizioni è possibile chiedere la cittadinanza.

Leggi sull’argomento: Tutte le bufale sullo ius soli

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