Fact checking
Il Fatto e Renzi ultimo nei sondaggi
di Mario Neri
Pubblicato il 2018-01-21
Il quotidiano riprende una rilevazione di IPSOS: l’indice di gradimento del segretario del PD è a picco alla vigilia del voto. Ma c’è anche altro
Nelle more della polemica sui vaccini non tanto improvvisamente fatta scoppiare ieri da Matteo Renzi, Il Fatto Quotidiano va oggi all’attacco del segretario del Partito Democratico riprendendo i risultati di un sondaggio di IPSOS illustrato ieri da Nando Pagnoncelli sul Corriere della Sera, dal quale si evince che tra i grandi leader l’ex premier è il meno gradito.
Il Fatto e Renzi ultimo nei sondaggi
Il sondaggio di Pagnoncelli spiegava ieri che tra i leader più popolari al primo posto c’è il presidente del Consiglio Paolo Gentiloni, il cui operato risulta gradito dal 40% degli italiani. L’indice di gradimento, calcolato escludendo gli intervistati che non esprimono un parere, è paria 44 e risulta significativamente più elevato ra le persone meno giovani, tra laureati, ceti medi, dirigenti e pensionati, studenti e cattolici. Viceversa è meno popolare tra operai, disoccupati, casalinghe e lavoratori autonomi. Il premier oggi può contare sul consenso di quattro elettori su cinque delPd, di oltrela metà degli elettori di Liberi e uguali e di circa un quarto degli elettori pentastellati e del centrodestra. In pratica, Gentiloni ha ereditato dal primo Renzi la capacità di attrarre consensi sia dentro che fuori il suo partito: ai bei tempi in cui correva per la prima volta alle primarie del Partito Democratico era l’attuale segretario a riuscire a “spaccare”, attraendo consensi anche tra chi era culturalmente lontano dal PD.
Con gli anni passati al governo evidentemente Renzi ha perso il suo appeal, che l’aveva portato a raggiungere il risultato lusinghiero alle elezioni europee non appena arrivato a Palazzo Chigi, in qualche modo confermato anche dal risultato negativo conseguito al referendum perso sulle riforme, dove era comunque riuscito a raggranellare intorno a sé un buon 40% dei votanti, finendo comunque amaramente sconfitto. Nell’ultimo anno e più questo consenso si è ulteriormente sgretolato tanto che negli ultimi sei mesi, sempre secondo Pagnoncelli, è crollato mediamente di un punto al mese.
La popolarità di Renzi in calo
Pagnoncelli spiega che dopo Gentiloni in graduatoria arriva Emma Bonino, che parteciperà alle elezioni con la lista +Europa, apprezzata dal 38% degli italiani, stimata dagli elettori di sinistra e centrosinistra ma anche da elettori di Forza Italia e del MoVimento 5 Stelle. Al terzo posto si colloca Luigi Di Maio, gradito dal 29% degli elettori, con un indice pari a 33, quindi Salvini con il 27% (indice 29), Berlusconi con il25% (indice 28), Grasso con il 24% (indice 29), Meloni con il 23% (indice 28) e Renzi con il 20% (indice 23). In sintesi, escludendo le novità Bonino e Grasso, rispetto a sei mesi fa la graduatoria di gradimento dei leader fa registrare una sostanziale stabilità per Gentiloni (+1), l’aumento di due punti per Berlusconi e DiMaio, il calo di Meloni (-3) e, soprattutto, di Salvini (-5) e Renzi (-6).
In definitiva la percentuale di “sgradimento”, che Renzi condivide con Salvini compattando contro di sé i due terzi degli elettori, mette il segretario del Partito Democratico di fronte a un enigma non tanto oggi, ma dopo il 4 marzo, ovvero quando si prospetterà una legislatura che potrebbe durare fino a cinque anni e che potrebbe finire per vedere il PD all’opposizione oppure a rimorchio, ma come gregario, di un governo che nella migliore delle ipotesi avrebbe Forza Italia come maggior azionista anche se il partito di Berlusconi, come sembra probabile, dovesse prendere meno voti di quello di Renzi.
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