Il complotto della raccolta fondi del PD per gli sfollati di Genova

di Giovanni Drogo

Pubblicato il 2018-08-22

Il segretario Martina annuncia l’apertura di una raccolta fonda per Genova e gli indignados della Rete subito accusano i Dem di volersi intascare i soldi “come hanno fatto con Amatrice e Unicef”. Peccato che non sia andata così

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Il popolo dell’Internet ha decretato che del Partito Democratico non ci si può fidare. Il PD paga il fatto di essere stato al governo fino a qualche mese prima crollo del ponte Morandi, e quindi l’accusa di non aver vigilato sul viadotto Morandi e su Autostrade per l’Italia. Ora i Dem non sono al governo, né del Paese né di Genova né della regione Liguria e hanno poche armi per essere incisivi – sia dal punto di vista politico che di immagine – nel dopo tragedia.

Maurizio Martina e la raccolta fondi per l’emergenza abitativa a Genova

Il segretario del PD Maurizio Martina nei giorni scorsi ha scritto su Facebook che in tutte le Feste dell’Unità è stata aperta una raccolta fondi per gli sfollati. Martina ha anche pubblicato gli estremi dei conti correnti del Comune di Genova sui quali è possibile effettuare una donazione per l’emergenza abitativa dei residenti delle abitazioni sul Polcevera che sono stati fatti sgomberare in seguito al crollo del viadotto.

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In molti però hanno commentato per dubitare della buona fede del partito, ricordando le donazioni raccolte per i terremotati di Amatrice e la storia secondo la quale quei fondi non sarebbero mai arrivati a destinazione. In realtà è vero il contrario, perché i soldi raccolti tramite gli SMS solidali (non c’entrano quindi quelli donati ad esempio sul conto aperto da La 7 e Corriere della Sera) sono finiti su un conto infruttifero aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato in favore della Protezione Civile. Successivamente un Comitato dei Garanti è stato incaricato di decidere quali progetti di ricostruzione – nell’intera area del “cratere” – potessero essere finanziati con i 33 milioni di euro raccolti con gli sms di solidarietà per i terremotati del 24 agosto 2016.

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Se è vero che solo una piccola parte del denaro raccolto è stata utilizzata sul territorio del Comune di Amatrice è anche vero che la cittadina simbolo del sisma aveva già ricevuto dallo Stato e dall’Unione Europea tutti i fondi necessari per ricostruire le scuole. Amatrice e Accumoli, pur essendo i paesi più colpiti dal terremoto però non sono stati gli unici e su tutto il territorio compreso tra Lazio e Marche c’era necessità di molti interventi.

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Di fatto però quei soldi non sono spariti, tant’è che se ne è sempre potuto tenere conto sul sito della Protezione Civile. Ciononostante alcuni esponenti politici hanno in passato accusato il governo (e il PD) di aver fatto sparire quei soldi. Qualcuno a quanto pare ci crede ancora. Chissà se sono gli stessi che dopo i risultati delle amministrative del giugno 2017 insultavano i terremotati “colpevoli” di aver votato per il partito sbagliato, ovvero il Partito Democratico.

È tutta colpa di Renzi!1

C’è addirittura chi teme che il denaro raccolto finisca nelle tasche di Renzi e della sua famiglia. Inutile far notare che i conti correnti bancari pubblicati da Martina sono quelli della tesoreria del Comune di Genova. Conti che non hanno nulla a che fare con il Partito Democratico, anche perché la Superba è amministrata da un sindaco di centrodestra. Se volete davvero essere sicuri oltre ogni legittimo dubbio che il vostro denaro non finisca nelle casse del PD o di Matteo Renzi allora potete fare una buona azione donando direttamente al Comune.

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Altri temono che i soldi raccolti (non si sa a questo punto se alle Feste dell’Unità o dal Comune) facciano la fine di quelli raccolti da Unicef. Nella vicenda – rivelata dal Fatto Quotidiano nel 2016 – l’ex premier non risulta essere coinvolto direttamente.

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Tra gli indagati figurano invece il cognato del senatore di Scandicci, ovvero il marito della sorella di Renzi, e il fratello del cognato. La vicenda giudiziaria si deve ancora concludere e secondo l’accusa il cognato di Renzi si sarebbe appropriato in maniera indebita circa 6 milioni di euro che gli erano stati donati per progetti da realizzare in Africa da parte di Unicef e altre associazioni benefiche.

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La psicopolizia dell’Internet però ha già scoperto che il PD sta commettendo un altro reato, quello di accattonaggio (e distrazione dei fondi raccolti). Non è chiaro se questa sia una scusa per non donare i soldi agli sfollati di Genova (in fondo non c’è nessun obbligo) o se sia l’ennesimo tentativo di screditare un partito politico su basi inesistenti.

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Se il Partito Democratico quando era al governo abbia commesso degli errori, anche nella gestione del rapporto con la società concessionaria della A10, starà alla magistratura e ad un’eventuale commissione d’inchiesta parlamentare appurarlo. Che abbia rubato fondi destinati a terremotati o ai bambini poveri invece è falso. Del resto vale la pena ricordare come proprio il tribunale di Genova abbia riconosciuto il fondatore della Lega Nord Umberto Bossi e l’ex tesoriere Francesco Belsito colpevoli in primo grado per il reato di “truffa aggravata per il conseguimento di erogazioni pubbliche”. Evidentemente per i benefattori dell’Internet alcuni partiti sono ladri, ma altri partiti sono meno ladri degli altri.

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