Come il M5S vuole vincere il voto su Rousseau per il governo Conte Bis

«Metti che ogni eletto alla Camera e al Senato, coi rispettivi collaboratori, sia in grado di mobilitare 15 voti su Rousseau — ragiona un portavoce del Movimento — Sono quasi 5 mila per il sì. Se si pensa che all’ultima votazione parteciparono solo 25 mila persone...».

Nel MoVimento 5 Stelle si trema per il voto su Rousseau che dovrebbe dare l’ok al governo Conte Bis. Finora è successo soltanto una volta che gli attivisti si siano “ribellati” alle “gentili” indicazioni della classe dirigente grillina su come votare (il caso Cassimatis, concluso a colpi di atti in tribunale). Ma la partita è complicata perché il sentiment della rete, a leggere i commenti da Di Maio & Co., sembra piuttosto negativo. E allora ecco pronte le contromisure, spiega oggi Matteo Pucciarelli su Repubblica:



Va detto intanto che nei giorni scorsi l’arma della votazione degli iscritti era stata utilizzata da chi non voleva andare al governo con il Pd, nella convinzione — enunciata nei vari incontri anche da Davide Casaleggio — che il corpaccione del M5S fosse contrario. Ma nelle ultime ore l’aria è cambiata. Anche i meno convinti si giocheranno la possibilità di un ruolo nel nuovo esecutivo, mentre i parlamentari di tornare a casa proprio non ne hanno voglia.

«Metti che ogni eletto alla Camera e al Senato, coi rispettivi collaboratori, sia in grado di mobilitare 15 voti su Rousseau — ragiona un portavoce del Movimento — Sono quasi 5 mila per il sì. Se si pensa che all’ultima votazione parteciparono solo 25 mila persone…».



Le partecipazioni al voto su Rousseau (La Repubblica, 27 luglio 2019)

E poi c’è il capo politico, che si gioca molto: anche se sta andando al governo coi dem controvoglia, un “no” sarebbe una bocciatura palese delle sue mosse dall’inizio della crisi. Per questo il vicepremier uscente inviterà gli attivisti a votare a favore. Così anche Beppe Grillo, data la delicatezza della situazione, potrebbe far sentire la propria voce. In pochissimi invece faranno campagna per il no.

Forse l’ex direttore della Padania e oggi senatore Gianluigi Paragone, con un piede fuori dal partito; singoli eletti sui territori, vedi ad esempio il consigliere del Lazio Davide Barillari. Schegge impazzite perché, proprio come avvenne quando c’era da votare sull’alleanza con la Lega o sul no all’autorizzazione a procedere contro Matteo Salvini sul caso Diciotti, alla fine nei 5 Stelle buona parte dei malpancisti si allineano.



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