Perché Salvini vuole cancellare l’abuso d’ufficio

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2019-05-24

Dietro la richiesta di Salvini ci sono i guai dei suoi amministratori locali. E il suo consigliere…

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Ieri l’ennesima polemica interna alla maggioranza, che così riesce a farsi opposizione da sé al suo interno occupando tutto lo spazio politico possibile, ha riguardato il reato di abuso d’ufficio. Secondo Matteo Salvini il reato blocca l’Italia, secondo Luigi Di Maio queste sono stronzate e il ministro dell’Interno dovrebbe lavorare. Ma perché Salvini vuole cancellare l’abuso d’ufficio? La risposta è contenuta nell’articolo del Corriere a firma di Dino Martirano:

Nei registri degli indagati delle Procure con riferimento all’articolo 323 del codice penale —l ’abuso d’ufficio, appunto, uno dei reati più lievi contro la Pubblica amministrazione —sono entrati e usciti negli anni tantissimi sindaci di grandi città e di piccoli centri: Virginia Raggi, Luigi de Magistris, Filippo Nogarin e Giuseppe Sala, soltanto per citare i più famosi.

Da ultimo si sono aggiunti anche il governatore lombardo Attilio Fontana e il collega calabrese Mario Oliverio: «Abbiamo stimato—spiega Enzo Bianco, che oggi è il presidente del Consiglio nazionale dell’associazione Comuni italiani (Anci) —che le indagini aperte dalle Procure per abuso d’ufficio siano state fin qui più di 100mila».

Per incappare nel reato tipico degli amministratori, recita l’articolo 323, «il pubblico ufficiale, in violazione di norme di legge o di regolamento…», agisce, omette di astenersi in caso di conflitto di interesse, si procura intenzionalmente un vantaggio patrimoniale.

Ecco quindi che le continue inchieste per abuso d’ufficio nei confronti degli amministratori locali, anche per una firma messa per una ragione magari politica, rischiano di “inquinare”, secondo Salvini, la vita politica. E c’è di più: l’articolo racconta che nella scorsa legislatura fu affidato all’ex magistrato Carlo Nordio di mettere in piedi una commissione sull’abuso d’ufficio, che poi arrivò a una conclusione: ovvero che l’articolo non doveva essere riformato, ma cancellato. Nordio, scrissero i giornali all’epoca, è uno dei consiglieri giuridici più ascoltati da Salvini, e lo ha consigliato (di non farsi processare) anche sul caso Diciotti.

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