Economia
Perché la plastic tax è una tassa europea
di neXtQuotidiano
Pubblicato il 2019-11-04
Perché la plastic tax è una tassa europea
Ieri il ministro per il Sud Giuseppe Provenzano ha difeso la plastic tax: “In concreto con la tassazione una bottiglietta d’acqua usa e getta costerà 4 centesimi in più”. Ovvero proprio il conto fatto da neXt all’epoca in cui a uscirsene con il raddoppio del costo dell’acqua minerale era stato Salvini. Il prezzo di una bottiglia d’acqua con la tassa sulla plastica, se le aziende dovessero decidere di far ricadere tutto sulle spalle dei consumatori, non cambierà in ogni caso di molto.
Ma soprattutto, spiega oggi Il Fatto in un articolo di Patrizia De Rubertis, la plastic tax è una tassa europea, nel senso che molti paesi del Vecchio Continente già ce l’hanno:
Ne è un esempio la Finlandia che ha varato una tassazione già dal 1997. L’imposta si applica sugli imballaggi di bevande non alcoliche (esclusi i cartoni): produttori e importatori devono pagare 0,51 euro al litro; escluso il vuoto a rendere. Questo modello è stato preso a esempio dalla Norvegia, dove il 96% delle bottiglie di plastica viene riconsegnato ai negozi e riciclato. L’imposta si paga sugli imballaggi “a perdere”. E per disincentivare l’uso di plastica e coprire i costi del riciclo, produttori e importatori pagano una tassa ambientale sui contenitori di tutti i tipi di bevande, escluso il latte.
In Germania , che investirà nella sostenibilità ambientale e industriale la bellezza di 100 miliardi, la limitazione all’uso di plastica è disciplinata dalla nuova legge sugli imballaggi VerpackG, che obbliga il produttore a maggiore trasparenza, controllo e responsabilità, con requisiti severi per il riciclo e il riutilizzo. Non c’è una tassazione, ma un sistema di deposito cauzionale: se riporti una bottiglietta di plastica vuota al negozio ti restituiscono dagli 8 ai 25 centesimi. In Danimarca è stata studiata una tassa su tutti gli imballaggi il cui importo aumenta o diminuisce a seconda dell’impatto ambientale che hanno i materiali. Qui i rifiuti vengono bruciati per produrre energia.
Una tassa simile alla plastic tax italiana verrà adottata dal 2022 in Gran Bretagna su tutti gli imballaggi in plastica monouso che non contengono almeno il 30% di componente riciclata. È in base a questa proporzione che varierà la tassazione. I costi stimati per rivenditori e produttori dovrebbero oscillare tra i 500 milioni e il miliardo e mezzo di sterline l’anno, con costi in previsione più elevati per le aziende alimentari e delle bevande. In Francia vogliono tassare del 10% bottiglie e contenitori non fatti con plastica riciclata. Tutti matti?
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