Politica

Il nuovo partito “liberale” di Renzi

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-12-01

Aumentano i dettagli sui progetti dell’ex premier. Ma tutto dipende dalle primarie del Partito Democratico

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Dopo l’articolo sul Corriere della Sera, il Fatto Quotidiano oggi torna sul presunto partito (o movimento) di Renzi, raccontando che l’ex premier si trova ancora nell’indecisione perché è impossibile per lui prevedere l’esito delle primarie del Partito Democratico, che potrebbe dare un’accelerata (in caso di vittoria di Zingaretti) o una frenata decisiva al progetto:

I piani si incrociano e si confondono, perché la strategia viene ritarata, un giorno dopo l’altro. Renzi, da una parte guarda al governo. Se dura, l’idea è quella di lanciare una lista già per le Europee. Se invece l’orizzonte sono le Politiche a breve, si può aspettare. Poi,c’è la questione congresso: se Marco Minniti si fa commissariare (e vince), allora diventa meno urgente uscire dal Pd.

Questi sono i ragionamenti. Ma come e cosa fare, l’ex premier non l’ha deciso ancora, ma ha invece chiaro che lo spazio da occupare è quello di un soggetto di centro, “liberale”. Si parte da Forza Italia. Renzi e i suoi parlano con tutti, a partire da Nic colò Ghedini e Paolo Romani. Gli interlocutori sono quelli di sempre: da Luca Lotti a Maria Elena Boschi, passando per gente come Lorenzo Guerini e Antonello Giacomelli.

tiziano renzi luca lotti coam

La squadra in campo lavora su più tavoli.Ivan Scalfarotto (ex sottosegretario della Boschi) gestisce i Comitati civici. Sono arrivati a circa 500: una riserva a cui attingere, per attirare elettori moderati. Comitati della nazione. Ad aiutare lui (e Roberto Cociancich, il tesoriere) è Mattia Peradotto, il giovane collaboratore di Francesco Bonifazi, da lui portato pure nella Fondazione Eyu.

La Boschi intrattiene relazioni trasversali, quelle strette negli anni di Palazzo Chigi, da Gianni Letta a Paolo Romani. Peraltro, mantiene qualche pedina in luoghi cruciali: come il suo ex capo di gabinetto, Cristiano Ceresani, ora con Lorenzo Fontana. Lotti ha il compito di marcare stretto Marco Minniti, per commissariarlo: vuol fare il coordinatore della mozione, l’altro resiste.

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