Lo scambio tra pace fiscale e decreto sicurezza

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-10-21

Sul tavolo anche il condono edilizio per Ischia – sul quale domani la Lega presenterà un emendamento per bloccarlo – e la legittima difesa che fa storcere il naso alla pattuglia “pacifista“ grillina

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Il Messaggero scrive oggi che il MoVimento 5 Stelle, per ottenere la capitolazione di Salvini sulla pace fiscale, ha promesso in cambio il ritiro degli emendamenti dal decreto sicurezza e dalla legittima difesa:

La trattativa sul decreto fiscale dura poco. A Salvini non interessa passare per colui che difende glievasori totali o, peggio, coloro che hanno capitali da riciclare. «Sono sempre molto pragmatico, facciamo ciò che si può e che è scritto nel programma, ma facciamolo», sostiene Salvini.

Sul tavolo arrivano rapidamente il “decreto sicurezza” prossimo alla conversione in Parlamento e sul quale il M5S ha presentato 81 emendamenti «peggio dell’opposizione», ebbe a dire ieri l’altro lo stesso Salvini. E ancora il condono edilizio per Ischia – sul quale domani la Lega presenterà un emendamento per bloccarlo – e la legittima difesa che fa storcere il naso alla pattuglia “pacifista“ grillina che lo ritiene un favore all’industria delle armi.

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Il pericolo paventato da molti all’interno della maggioranza è che i parlamentari M5S più vicini a Fico facciano saltare l’accordo:

Di Maio ascolta, promette di «ridurre e concordare ogni emendamento» insieme all’alleato, come promesso già dal ministro Fraccaro, ma la sensazione è che il vicepremier grillino non disponga dei suoi parlamentari come il leader della Lega e che si muova ogni volta appesantito dal possibile giudizio della rete e di quel “Rousseau” che apre e chiude dirette e “mipiace”.

Non basta la preoccupazione per l’appuntamento con la kermesse M5S del Circo Massimo per giustificare una tensione salita alle stelle nei giorni scorsi e che ha rischiato di far saltare il governo. Il rischio di una crisi nel mezzo di una manovra di bilancio non possono permettersela né Di Maio né Salvini, ma l’alleanza – malgrado i sorrisi a fine consiglio dei ministri – vacilla proprio a ridosso della trattativa con Bruxelles e del giudizio che i mercati daranno domani sulla manovra e il downgrading di Moody’s.

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