Fact checking
Come i grillini hanno scoperto il "nuovo" M5S nato all'insaputa degli attivisti
di Alessandro D'Amato
Pubblicato il 2017-12-31
Senza noiosi voti, discussioni o pallosissime delibere analizzate e decise in assemblee in cui bisogna ascoltare quei barbosissimi discorsi, Luigi Di Maio ha deciso insieme a Grillo e Casaleggio che nel M5S potrà candidarsi chiunque e che una nuova associazione è proprietaria del simbolo. Cosa può andare storto?
Gli attivisti del MoVimento 5 Stelle si sono improvvisamente accorti che comanda qualcun altro. Le nuove regole per le parlamentarie aprono alle alleanze, permettono di candidare gli indagati, non pretendono più che chi si candida non abbia avuto esperienze in altri partiti, permetteranno le candidature anche a chi non era iscritto fino a ieri. Ma soprattutto: forniscono una grande discrezionalità al candidato premier sull’ok alle candidature e sulla loro posizione e fanno nascere una nuova associazione senza alcun tipo di discussione assembleare e mandando in soffitta le vecchie dopo i tanti schiaffi presi in tribunale.
Come il M5S ha preso il cambio delle regole per le parlamentarie
Una serie di regole che non sono state in alcun modo decise o votate dall’assemblea del MoVimento 5 Stelle, né tantomeno discusse come da tradizione dell’Associazione MoVimento 5 Stelle, che ha sempre fatto calare le decisioni dall’alto raccontando di voler favorire l’associazione dal basso e l’uno vale uno. Uno vale l’altro, invece. E soprattutto, alla fine varrà quello che dice il tribunale: parlando con l’Adnkronos, l’avvocato Lorenzo Borrè – che ha seguito molti dei ricorsi contro le regole del M5s – ha spiegato che con il nuovo statuto dell’Associazione Movimento 5 Stelle “hanno rottamato la prima associazione. O meglio, vorrebbero rottamarla. Ma il risultato ora è che ci sono 3 associazioni. Con possibili problemi per quanto riguarda l’uso del simbolo”.
“La costituzione della nuova associazione – spiega Borrè – non è stata deliberata dall’assemblea e questo crea alcuni problemi. In primo luogo ritengono che con la nuova associazione venga meno quella vecchia, ma non è così, ora abbiamo 3 associazioni. E poi c’è la questione legata al simbolo: nell’articolo 1 del nuovo statuto si fa riferimento all’uso di un simbolo che è lo stesso del 2009. Grillo attribuirà alla nuova associazione il diritto all’uso dello stesso simbolo, ma non potrebbe farlo perché il simbolo non è paragonabile a un marchio d’impresa: è come il nome e il cognome di una persona”. Questa situazione, secondo il legale, “crea un conflitto di interessi tra la prima associazione del 2009 e quella del 2017”: Grillo “intende togliere alla prima associazione il diritto all’uso del simbolo, concedendolo alla terza. Ma gli associati della prima associazione potrebbero ricorrere in tribunale contro la terza associazione per inibire l’uso del logo e del nome della prima”.
La sconfitta implicita della base
Per Borrè il varo del nuovo statuto rappresenta una “capitolazione” per i vertici M5S: “Riconoscono – osserva il legale – che a seguito dei ricorsi si era venuta a creare una situazione dalla quale non erano in grado di uscire. Per cui, hanno pensato come soluzione a una nuova associazione, nella quale non sono ammessi gli associati espulsi e poi reintegrati dai tribunali. E non solo loro, ma anche coloro a cui non stanno bene le nuove regole”. L’avvocato fa riferimento a una comunicazione inviata agli iscritti di Rousseau nella quale “si fa presente che chi non si iscrive alla nuova associazione verrà cancellato dalla piattaforma, su cui fino a oggi ‘agivano’ gli iscritti della prima ora. Ormai quello che faceva la vecchia associazione lo fa la nuova, siamo in un regime concorrenziale. E i candidati saranno quelli della nuova associazione”.
È significativo che, mentre sul web gli yes-men sono al lavoro per magnificare tutto quello che fino a ieri negavano sarebbe accaduto, ci sono meetup come quello di Napoli che protestano per quello che è accaduto. Roberto Fico è dipinto dai giornali come pronto a mollare e a non ricandidarsi, mentre il M5S in una nota sostiene che sia falso che adesso gli indagati possano ricandidarsi: «C’è scritto infatti nel codice etico che il portavoce dovrà ‘rinunciare alla propria candidatura nel caso in cui, avuta notizia dell`esistenza di un procedimento penale a proprio carico, emergano elementi idonei a far ritenere la condotta lesiva dei valori, dei principi o dell`immagine del MoVimento 5 Stelle, a prescindere dall`esito e dagli sviluppi del procedimento penale accettando, ora per allora, le determinazioni che sul punto gli Organi dell`Associazione a ciò deputati riterranno di esprimere». Peccato che sia la regola stessa a smentirli: mentre prima era automatico, il lodo-indagati ora è sottoposto a un giudizio di terzi: quindi non c’è più alcun automatismo sugli indagati.
Il nuovo M5S nato all’insaputa degli attivisti
Il 20 dicembre scorso nello studio dell’avvocato Andrea Ciannavei si è infatti costituito il nuovo partito M5S, a totale insaputa degli attivisti: la nuova associazione con sede legale a Roma in via Nomentana diventa il nuovo punto di riferimento del M5S: per potersi candidare o continuare a far parte del M5S da semplice attivista bisognerà obbligatoriamente iscriversi alla nuova associazione e accettare le regole ieri presentate sul blog di Beppe Grillo; chi non lo fa verrà cancellato; chi si iscrive dovrà accettare l’assenso al trattamento dei propri dati personali.
Il tutto, come da tradizione, è accaduto senza che gli iscritti sapessero nulla di ciò che si stava decidendo e potessero dire la propria. Ma quello che colpirà di più gli alfieri della retorica e dei banchetti è la decisione che da oggi ci si potrà iscrivere al M5S e candidare senza aver fatto un giorno di attivismo. Sarà la base a votare i nuovi entrati? Vero, ma sarà il candidato premier a deciderne successivamente la collocazione in lista. Scaldano i motori tutte quelle personalità che negli anni si sono avvicinati ai grillini e li hanno oggettivamente aiutati nell’attività parlamentare.
Magari saranno loro i volti conosciuti che sfideranno gli avversari nei collegi uninominali, magari per loro ci sarà un posto in lista che terrà fuori gli attivisti che per anni hanno tirato il carretto. Il M5S ha finalmente spiegato ai suoi attivisti che uno non vale uno, ma che uno vale l’altro.