I nomi degli eletti PD che hanno "dimenticato" i soldi al partito

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2017-08-03

Le cifre dovute sono di 18mila euro annui, 1500 mensili. Nei giorni scorsi il tesoriere del partito, aveva minacciato a mezzo stampa di cominciare a tirare fuori i nomi di chi non si era messo in regola

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Wanda Marra sul Fatto Quotidiano oggi fornisce un elenco di primi nomi del Partito Democratico che non hanno versato la quota promessa al tempo dell’elezione. Le cifre dovute sono di 18mila euro annui, 1500 mensili. Nei giorni scorsi Francesco Bonifazi, tesoriere del partito, aveva minacciato a mezzo stampa di cominciare a tirare fuori i nomi di chi non si era messo in regola. Ora, racconta Marra, si scopre che tra i morosi fino a qualche tempo fa c’era anche lui:

Eletto nel listino bloccato in Piemonte (e non in Toscana) inizialmente non diede nessun contributo alla Federazione, come poi altri “paracadutati” della Regione. Per la candidatura, il Pd chiedeva 30mila euro ai nuovi iscritti. C’era un segretissimo accordo tra Luca Lotti e Nico Stumpo che esonerava i candidati bloccati dal versarlo.
Un anno dopo, però, in occasione delle regionali, ilPd aveva bisogno di quei soldi. A quel punto Bonifazi (e non solo lui) si decisero a versare la parte dovuta. Non tutta però. Il Tesoriere ha dato in un primo momento 20mila euro, ne darà altre 10mila da qui a fine legislatura. Ma c’è chi oltre a quei soldi e ai versamenti al Pd nazionale, ne versa altri anche ai territori.

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Il bilancio del Partito Democratico (foto da: Huffington Post)

Per la restituzione la situazione è complessa, in primo luogo perché per le federazioni valgono regole diverse da regione a regione e secondariamente perché molti parlamentari hanno stretto accordi personali o si sono visti condonare una parte dei debiti non corrisposti. Per questo, le mosse del tesoriere del Pd fanno paura: la zona è più grigia di quello che potrebbe sembrare. Qualche nome però esce lo stesso (guarda caso molti nel frattempo sono passati a MDP):

Nel bilancio 2016, per esempio, la deputata Silvia Velo, vicinissima ad Andrea Orlando, risulta aver versato solo 12mila euro (invece dei 18mila). In base a un accordo con il Pd paga meno il nazionale perché dà molto alla Federazione locale. Tutti i mesi, 1000euro al Nazareno e 850 a Piombino. Poi, c’è Angelo Rughetti,membro del governo (Sottosegretario alla Pa): risultano nel 2016 solo 7500 euro. LUI SOSTIENE di aver versato tutto quel che doveva nei mesi successivi.
E Michela Campana, deputata Pd, solo 8500. “Sto recuperando le mensilità arretrate, ho avuto problemi di salute familiari molto gravi”. Poi c’è chi ha rivendicato di non aver pagato. Piero Martino, appena passato a Mdp, ha dichiarato all’Huffington post: “Ho sospeso il versamento al Pd quando fu scelto di lasciar morire Europa per salvare, mi dissero, l’Unità . Sapendo che
era un’operazione di facciata mi indignai per i lavoratori”.

Sempre secondo il Fatto 49mila euro li deve pure Elisa Simoni, anche lei deputata (e cugina di Renzi), che il Pd l’ha lasciato un paio di settimane fa. Nella black-list ci sarebbe anche Francesco La Forgia, ora capogruppo di Mdp alla Camera, che al Pd dovrebbe in tutto 21mila euro. “Ho pagato tutte le quote mensili fino al momento in cui sono andato via”, dice lui.

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