La nazionalizzazione di Alitalia ai tempi del Coronavirus

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Oggi il Coronavirus arriva a togliere le castagne dal fuoco a chi, oggi in maggioranza, durante le elezioni aveva promesso un salvataggio senza ristrutturazione e senza licenziamenti ma non è riuscito a trovare nessun fesso pronto a effettuarlo (nemmeno prima della crisi). Non c'è nulla di strano: è solo l'Italia, non l'Alitalia

E alla fine, come annunciato nei giorni scorsi, il Decreto Cura Italia riporta anche Alitalia allo Stato: la nazionalizzazione arriva durante l’emergenza Coronavirus anche per l’impossibilità di trovare acquirenti mentre tutto il settore è sconvolto da COVID-19.



La nazionalizzazione di Alitalia ai tempi del Coronavirus

La Stampa spiega oggi che l’articolo del decreto che «vara» l’ennesimo salvataggio della compagnia aerea, questa volta con un tuffo nel passato: la nazionalizzazione, è stato oggetto di scontro interno alla maggioranza. Oltre a 600 milioni di euro che nel decreto sono destinati al comparto aereo nel suo complesso ma ieri più di un osservatore giurava che avessero un unico destinatario: Alitalia, appunto. Il riferimento al settore intero serve a far passare l’intervento al vaglio dell’Ue, con il ricorso alla clausola della «calamità naturale». Ma alla fine, malgrado i mal di pancia di una parte dell’esecutivo, passa la linea della nazionalizzazione. Il testo della bozza entrata in consiglio dei ministri prevede la costituzione di una newco, partecipata direttamente o indirettamente dal Tesoro, per farsi carico dell’ennesimo salvataggio di Alitalia.

«In considerazione della situazione determinata sulle attività di Alitalia – Società Aerea Italiana e di Alitalia Cityliner entrambe in amministrazione straordinaria dall’epidemia da Covid-19, – è scritto nella bozza – è autorizzata la costituzione di una nuova società interamente controllata dal Ministero dell’economia e delle Finanze ovvero controllata da una società a prevalente partecipazione pubblica anche indiretta».



Alitalia, quanto ci abbiamo perso (Il Messaggero, 26 novembre 2019)

La newco servirà quando il 18 marzo l’asta fissata andrà deserta. La norma – è scritto nella relazione illustrativa – prevede altresì che il Commissario Straordinario delle società di cui al comma 3 sia autorizzato a porre in essere ogni atto necessario o conseguente nelle more dell’espletamento o della procedura di cessione dei complessi aziendali delle due società in amministrazione straordinaria e fino all’effettivo trasferimento dei medesimi complessi aziendali all’aggiudicatario della procedura di cessione, in modo da assicurare in modo rapido ed efficiente l’adempimento dei compiti dell’amministrazione straordinaria e l’ordinato svolgimento delle attività dei complessi aziendali».  Questo perché la compagnia nel frattempo ha di nuovo finito i soldi. E non è ovviamente la prima volta:

Dal fallimento del 2008 fino all’ultima amministrazione straordinaria, passando per collasso della gestione Ethiad. Basti dire che dal momento sono aperte tre amministrazioni straordinarie: la vecchia Alitalia – Linee aeree italiane, l’Alitalia – Cai dei «capitani coraggiosi» berlusconiani e l’ultima versione, Alitalia – Società aerea italiana. Ma anche ragioni di opportunità, per non avere nel pacchetto da 25 miliardi di interventi per la crisi del coronavirus l’ennesimo capitolo della saga Alitalia, inserito approfittando dell’emergenza.



Oggi il Coronavirus arriva a togliere le castagne dal fuoco a chi, oggi in maggioranza, durante le elezioni aveva promesso un salvataggio senza ristrutturazione e senza licenziamenti ma non è riuscito a trovare nessun fesso pronto a effettuarlo (nemmeno prima della crisi). Non c’è nulla di strano: è solo l’Italia, non l’Alitalia

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