Di Maio e il complotto dello scambio tra migranti e 80 euro

di neXtQuotidiano

Pubblicato il 2018-07-09

Il ministro su Radio 1 torna a dire che “Renzi aveva dato la disponibilità a portare i migranti nei nostri porti in cambio di qualche punto di flessibilità per dare i bonus elettorali”. Perché non è vero

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“Finché la missione Eunavformed rimane in piedi, i porti sono quelli italiani ma l’obiettivo è cambiare le regole di ingaggio”: il ministro del Lavoro e dello Sviluppo economico Luigi Di Maio a Radio1 è tornato a parlare del complotto dei migranti per gli 80 euro . Intervistato sulla polemica fra il ministro dell’Interno e quello della difesa sull’attracco delle navi straniere, Di Maio ha ricordato che la missione europea era stata progettata ai temi del governo Renzi e ci ha infilato dentro un interessante pippone complottistico. “Un anno fa – ha raccontato – andai parlare con Frontex e mi spiegarono che Renzi aveva dato la disponibilità a portare i migranti nei nostri porti in cambio di qualche punto di flessibilità per dare i bonus elettorali”. “La musica deve cambiare”, ha aggiunto Di Maio. “Se c’è bisogno di flessibilità, e c’è bisogno, non lo baratteremo ma lo chiederemo”. Ovviamente quella del complotto dello scambio tra migranti e 80 euro è una balla.

Di Maio e il complotto dello scambio tra migranti e 80 euro

In primo luogo perché la flessibilità, come ha ricordato lo stesso Renzi, faceva parte dell’accordo politico che ha eletto Jean Claude Juncker alla presidenza della Commissione Europea nel 2015. In secondo luogo perché stiamo parlando dell’accordo stabilito nell’allegato 3 del piano operativo della missione Triton di Frontex, quello secondo il quale i migranti salvati in mare da Frontex dovevano essere sbarcati in Italia. Attualmente la missione Triton è stata seguita dalla missione Sophia nota anche come “EUNAVFOR Med”. Inoltre come si evince dal rapporto annuale della Guardia Costiera il numero di migranti salvati dagli assetti navali che partecipano alle missioni di Frontex (ivi comprese quelli tratti in salvo dalle unità italiane che operano all’interno delle stesse) è decisamente inferiore rispetto a quelli salvati in altre missioni di salvataggio.

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Renzi, durante il semestre di presidenza europea, è riuscito a ottenere la partecipazione attiva di Frontex al largo delle coste meridionali del nostro Paese. Ma da subito è apparso evidente che l’impegno dei paesi europei non era proporzionato né allo sforzo economico sostenuto dall’Italia da sola durante Mare Nostrum (114 milioni di euro) né alle necessità operative (la regola dello sbarco vale per tutte le missioni di Frontex). Il flusso dei migranti era in crescita e si mette in campo una missione che costa un terzo di quella precedente? Qualcosa evidentemente non andava.

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Tanto più che nell’allegato 3 dell’Operational Plan di Triton è scritto nero su bianco che le unità navali di Frontex sono autorizzate dall’Italia a sbarcare sul suolo italiano tutte le persone “intercettate” sia nelle acque territoriali italiane sia in quelle di tutto il teatro di operazioni di Triton.

La decisione del piano Triton

Il coordinamento delle operazioni SAR all’epoca era posto sotto il controllo della Centro Operativo della Guardia Costiera che era responsabile sia per le aree SAR poste a sud delle coste siciliane sia per quella “aggiuntiva”  immediatamente a nord delle coste libiche ed egiziane. I due paesi nordafricani infatti non erano (e non sono tuttora) in grado di garantire lo svolgimento delle operazioni di ricerca e soccorso in mare. Questo è quello che ha detto anche Emma Bonino – che invece è una forte sostenitrice di Mare Nostrum – qualche tempo fa finendo poi strumentalizzata per lo stesso motivo.

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Da un lato, secondo quell’accordo, gli sbarchi dovevano avvenire in Italia perché i porti italiani sono i porti più vicini e sicuri (in ottemperanza con la Convenzione di Amburgo del 1979), dall’altro le cose vanno così perché durante la stesura del piano operativo di Triton è stato deciso così. Le cose avrebbero potuto andare diversamente: ad esempio si sarebbe potuto chiedere e ottenere il trasferimento immediato di una parte delle persone soccorse verso altri paesi europei. Così non è stato. Anche perché c’è qualcuno che non è d’accordo: il blocco di Visegrad. Sì, gli alleati di Salvini.

Leggi sull’argomento: Eunavfor Med: così la ministra della Difesa smaschera la propaganda di Salvini

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